Ancora una volta è toccato alla magistratura aggredire il grumo di interessi famelici (soprattutto catanzaresi, ma con il supporto interessato di qualche manutengolo lametino) che da lungo tempo ha messo le mani sull’aeroporto di Lamezia Terme con lo scopo specifico di gestire i lucrosi appalti e le assunzioni clientelari. L’indagine è emersa in un momento delicatissimo per l’aeroporto lametino. L’attuale dirigenza, nominata dalla Giunta Scopelliti, è da un pezzo in regime di prorogatio. L’Enac ha imposto una ricapitalizzazione della Sacal, che però gli enti pubblici hanno per ora difficoltà a finanziare. E sia a destra che a sinistra c’è chi mira ad imporre la gestione unica di tutti gli aeroporti calabresi. Su ognuno di questi cruciali argomenti corriamo il rischio che l’indagine penale possa avere, suo malgrado, un effetto dirompente. E, allora, la politica batta un colpo. Anzi più di uno. E chieda a gran voce le immediate dimissioni del consiglio di amministrazione della Sacal. Si tratta non solo di un atto di dignità che, appena qualche settimana fa, è stato chiesto ed ottenuto dai politici regionali indagati per Rimborsopoli. Ma si tratta anche e soprattutto della difesa di un aeroporto che, ora possiamo dirlo, nonostante la sua dirigenza è in forte crescita per le insuperabili condizioni strategiche e di sicurezza in cui opera. Quello che la politica non può e non deve fare è, invece, immaginare di approfittare di questo delicato momento per scaricare sulla gestione dell’aeroporto lametino i problemi di inefficienza, di insicurezza e di deficit di bilancio degli altri due scali calabresi, ripescando l’improvvida idea scopellitiana della società unica per la gestione dei tre scali della Calabria. Lamezia in questo senso purtroppo ha già dato, quando si è assunta interamente la spesa del progetto regionale “Calabria in volo”, servito per promuovere anche gli scali di Crotone e Reggio e mai finanziato dalla Giunta Scopelliti. Né la politica può consentire di consegnare, con la scusa della ricapitalizzazione, l’aeroporto in mano ai privati. Se le ipotesi di reato contestate nell’indagine penale fossero confermate, si è visto quale siano gli interessi di qualche socio privato della Sacal. Va al contrario perseguita l’idea di un azionariato popolare sul modello di quello adottato per le squadre di calcio e che sembra sia stato proposto anche per altri aeroporti. Comunque non si può consentire di consegnare ad un privato il 40% delle azioni (che sommate a quello degli attuali soci privati porterebbe il totale delle azioni private ad oltre il 70% del capitale sociale), perché gli scali che nel mondo funzionano meglio sono (anche negli Usa) proprio quelli in mano pubblica (e non lo diciamo noi, ma il Presidente di Sea ed ex Direttore Generale di Intesa San Paolo e di Unicredit). Anzi. Visto che di recente il Comune di Vibo ha ceduto la sua quota a uno dei soliti noti privati, questa è l’occasione buona per chiedere che le quote sociali in mano alle Provincie di Catanzaro e Cosenza in via di dismissione e (perché no?) anche quelle della Regione che con la riforma del cosiddetto federalismo non deve più essere un ente di gestione, vengano assegnate al Comune di Lamezia che, sopportando il peso urbanistico e ambientale della presenza sul suo territorio dell’aeroporto, è giusto abbia una quota di controllo decisiva nel suo ente di gestione. E anche per chiedere che comunque, sin da subito, la Provincia di Catanzaro, che ancora non lo ha fatto, provveda a nominare nel cda di Sacal un valido esponente lametino.
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