ROSSANO «Quelle case non dovrebbero stare lì». Le parole del ministro Gian Luca Galletti si posizionano a metà tra gli esiti del suo sopralluogo di giovedì a Rossano e l’inchiesta sul disastro aperta dalla Procura di Castrovillari. Perché “quelle case” sono sorte proprio dove il torrente Citrea devia improvvisamente dal suo corso naturale, scarta a sinistra e si lancia nel mar Jonio. Non per scelta sua, ma per volere dell’uomo. Che ha cementificato il letto del corso d’acqua (rendendo così impossibile l’assorbimento di almeno una parte del flusso), lo ha sopraelevato e vi ha costruito, almeno un metro più in basso, un intero quartiere. Tutto classificato sotto la sigla che rappresenta il massimo rischio: R4, la possibile perdita di vite umane. E’ in quel punto che l’argine avrebbe ceduto. Troppo facile dirlo adesso: era una bomba a orologeria che nessuno, per decenni, ha pensato a disinnescare. Sono le stesse valutazioni che il geologo Aurelio Valentini regala ai microfoni del giornale radio del Tgr Calabria. Con un auspicio: «Che il fiume sia riportato quanto più possibile alle sue condizioni originali». Seguirne il corso con Google Earth (l’applicazione che “fotografa” la Terra dall’alto) è come fare una gita virtuale negli scempi dell’edilizia selvaggia. Una gita che improvvisamente svolta a sinistra e prende una piega pericolosa. È solo il letto di un fiume, ma poteva essere una tragedia.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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