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ROMANZO CRIMINALE | «A Cosenza stavamo con Paolini. L'altro clan votava Occhiuto»

COSENZA Le elezioni comunali di Cosenza del 2011 segnano una svolta storica sul piano politico: per la prima volta si afferma il centrodestra. Mario Occhiuto batte Enzo Paolini al ballottaggio, gra…

Pubblicato il: 16/08/2015 – 7:22
ROMANZO CRIMINALE | «A Cosenza stavamo con Paolini. L'altro clan votava Occhiuto»

COSENZA Le elezioni comunali di Cosenza del 2011 segnano una svolta storica sul piano politico: per la prima volta si afferma il centrodestra. Mario Occhiuto batte Enzo Paolini al ballottaggio, grazie anche alla spaccatura verticale nel Pd. Adolfo Foggetti forse non è molto a suo agio con le alchimie del laboratorio politico bruzio, ma ai pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro racconta il dietro le quinte criminale di quei mesi convulsi. Alcune sono storie “di prima mano”, altre no. Tutte dipendono dai riscontri e dagli approfondimenti della magistratura.

Foggetti risponde alle domande dei pm e va subito al cuore della questione: «Posso riferire che sia io che Maurizio Rango e la nostra organizzazione criminale di riferimento, facente capo agli zingari, si è impegnata nelle ultime elezioni comunali di Cosenza a favore del candidato Paolini. Ricordo che ci incontrammo sotto casa di Maurizio Rango con Paolini e quest’ultimo a bordo della sua macchina Lancia Thema, di colore grigio, il cui autista era il figlio di Ennio Stancati, ci siamo recati al villaggio degli zingari allo stadio, per presentare il candidato Paolini e per richiedere appunto agli zingari un impegno elettorale a suo favore». A questo punto il pentito racconta, dal suo punto di vista, le fasi di quella visita: l’invito per i cittadini del “villaggio rom” di Cosenza è quello di votare «senza fare troppe domande. Nel contempo – prosegue Foggetti – il candidato Paolini elargiva agli zingari medesimi somme di denaro oscillanti tra i cinquanta e i centocinquanta euro a seconda della consistenza del nucleo familiare». Ai suoi accompagnatori, invece, Paolini avrebbe «promesso, in cambio dell’impegno elettorale in suo favore, l’assunzione di tre nostri congiunti presso un centro benessere o una clinica che di lì a poco avrebbe aperto». Foggetti segnala anche i nomi dei futuri potenziali assunti: un posto sarebbe stato per lui.
Maurizio Rango, il nuovo “capo” della cosca, non è convinto che l’operazione “politica” possa andare a buon fine: c’è «poco tempo». E, in effetti, l’impegno «non poté essere particolarmente efficace». Vince Occhiuto e il centrodestra prende Palazzo dei bruzi. Foggetti ne ha anche per il sindaco di Cosenza. E sta alla Dda valutare se si tratti, in questo caso come negli altri, di semplici millanterie.
«Sono a conoscenza – spiega – del fatto che Claudio Perna (il clan Perna è uno dei gruppi criminali egemoni a Cosenza, ndr) e tale Plateroti hanno fatto campagna elettorale in occasione delle ultime consultazioni elettorali per il Comune di Cosenza in favore di candidato Occhiuto. Sono a conoscenza di queste circostanze in quanto vi fu un incontro presso il bar Phoenix di via Giulia tra me, Maurizio Rango e Claudio Perna, nel corso del quale si discusse delle problematiche riguardanti le cooperative di servizi delle quali sia Claudio Perna, sia Plateroti, sia lo stesso Rango avevano la disponibilità». Il caso delle coop cosentine ha agitato per mesi l’amministrazione comunale bruzia, ferocemente contestata dai lavoratori in più di una circostanza. Sull’affidamento dei lavori e sulle pressioni esercitate sugli uffici comunali è in corso un processo al tribunale di Cosenza.
Foggetti riferisce delle lamentele di Rango nei confronti di Perna per il sostegno offerto a Occhiuto. E Perna, «dal canto suo, lamentava di aver ricevuto in occasione della campagna elettorale per le ultime comunali delle promesse di favori da parte di Occhiuto ma che quest’ultimo però non aveva, una volta eletto, mantenuto i favori. Rango – continua il pentito – lo rimproverava di non aver votato per Paolini, il quale, viceversa, una volta eletto, avrebbe mantenuto le promesse». Un certo tipo di utilizzo delle cooperative sociali è illustrato da Foggetti agli inquirenti: il collaboratore di giustizia spiega di essere stato assunto – e retribuito, ancorché non prestasse alcuna attività lavorativa – solo per evitare di essere sottoposto a sorveglianza speciale di pubblica sicurezza («avrei potuto documentare che ero un lavoratore e non dedito ad attività illecite»). (2. Continua)

 

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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