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Qualche idea per il masterplan di Renzi

Dal recentissimo report della Banca d’Italia, sulla storia fiscale 2012-2014, emerge un dato politico preoccupante. Il Sud perde nei confronti del resto del Paese in termini di maggiore prelievo lo…

Pubblicato il: 17/08/2015 – 9:05
Qualche idea per il masterplan di Renzi

Dal recentissimo report della Banca d’Italia, sulla storia fiscale 2012-2014, emerge un dato politico preoccupante. Il Sud perde nei confronti del resto del Paese in termini di maggiore prelievo locale sui redditi familiari. Un primato destinato a crescere e, comunque, a rimanere tale per decenni, a meno che non si riesca ad individuare una qualche brillante soluzione, certamente connessa allo sviluppo che il Mezzogiorno merita, sul quale Matteo Renzi sembra puntare decisamente.

La separazione tra fiscalità centrale e locale, con la diretta conseguenza di garantire la copertura delle funzioni fondamentali da assicurare alla collettività e di distribuire le responsabilità politiche/erariali relative, ha fallito nella sua applicazione concreta. Le motivazioni sono molteplici, prima di tutto quella di trascurare l’attuazione corretta del federalismo fiscale. Una riforma intelligente ma rimasta al palo perché vittima di una politica, spesso incapace persino di comprenderla, e di una burocrazia centrale che vi ha remato contro per non perdere il proprio primato. Troppe le rendite di posizioni e le responsabilità impunite garantite dall’attuale fiscalità italiana, prescindendo dalla povertà che essa stessa induce con l’incertezza che la caratterizza.

Ciò accade prevalentemente nelle solite regioni del Centro-Sud, fatta eccezione per le Marche e la Basilicata, quest’ultima che si contende il migliore primato con  le omologhe che rappresentano la parte più produttiva del Paese. Tutto questo obbliga, quindi, i poveri a divenire sempre più tali. Ciò in quanto soggetti ad una pressione fiscale ai massimi livelli impositivi- fissati dalle leggi dello Stato e delle Regioni – perché vittime, frequentemente inconsapevoli, della maladministration. In quanto tali, puniti dagli innumerevoli disavanzi miliardari prodotti, nell’assoluta incoscienza amministrativa, dai loro enti locali (Comuni e Province) e dalle loro Regioni. Queste ultime responsabili (e ad oggi se ne contano otto) della produzione di un debito sanitario miliardario, dal quale sarà davvero difficile uscire, senza un intervento di perequazione straordinaria, strumentale a fare partire tutti dallo stesso punto. La dimostrazione di tutto questo la si rintraccia riscontrando le tre tabelle pubblicate da Bankitalia, scandite per redditi familiari. Le peggiori sette sono coincidenti con le Regioni sottoposte ai piani di rientro sanitario, di cui cinque commissariate dal governo, e da quelle che contano i maggiori dissesti municipali e/o i Comuni/Province che hanno fatto più ricorso alle procedure anti-default.

Considerazioni, queste, delle quali il masterplan governativo per il Mezzogiorno di metà settembre dovrà tenere nel debito conto. 

In proposito, cosa dovrebbe fare la Calabria per contribuire al grande progetto renziano, preteso principalmente dalla deputazione e dalla dirigenza calabrese? Un appuntamento irrinunciabile ove contribuire all’inversione della tendenza in atto da decenni, che sta portando alla distruzione delle istituzioni, del sistema produttivo e del ruolo che cultura altrove, invece, recita in modo preponderante. Fenomeni, questi, che hanno generato il peggiore personale, imprenditoriale e politico, di sempre, fattele dovute eccezioni.

Ci sarà dunque bisogno di organizzare e coordinare un lavoro immane ma indispensabile. Occorre pertanto che il Pd, collaborato per l’occasione da chiunque ne abbia voglia, faccia ricorso a tutte le intelligenze calabresi disponibili per elaborare il più grande progetto di tutti i tempi. 

Un progetto da dove emerga il ruolo di protagonismo della Calabria migliore: 

 – sul piano istituzionale, di un sistema della autonomie che, con in testa la Regione e i grandi Comuni, sappia riparare con il da farsi all’insipienza e agli sprechi di sempre; 

–  sul piano della produttività, di un insieme “imprenditoriale” – intendendo per tale quello più esteso, quindi comprensivo di tutti i compartecipi contrattuali – che sappia recitare il suo ruolo prescindendo dai contributi pubblici, di cui si è reso frequentemente beneficiario indebito, da destinare ai più meritevoli;

 – sul piano della cultura, delle sue espressioni più autentiche capaci di trasformare le conoscenze, i tesori naturali e la storia in capitale necessario per trasformare un turismo inutile e dannoso in un turismo che rintracci in Calabria la capitale del Mediterraneo.

*Docente Unical

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