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ROMANZO CRIMINALE | Orlandino Greco: fango sulla mia storia personale e politica

COSENZA «I fatti riportati dal Corriere della Calabria destano stupore al punto che non mi trovo nelle condizioni oggettive di replicare, essendo i fatti, le circostanze e i personaggi a me de…

Pubblicato il: 17/08/2015 – 11:24
ROMANZO CRIMINALE | Orlandino Greco: fango sulla mia storia personale e politica

COSENZA «I fatti riportati dal Corriere della Calabria destano stupore al punto che non mi trovo nelle condizioni oggettive di replicare, essendo i fatti, le circostanze e i personaggi a me del tutto sconosciuti. Ho ricoperto per tredici anni il ruolo di sindaco della mia città, senza mai ricevere un avviso di garanzia e incentrando l’azione amministrativa sulla legalità e sulla trasparenza, così come avviene ancora oggi, nella veste di consigliere regionale e consigliere comunale». È quanto afferma, in una nota, il consigliere regionale Orlandino Greco in merito alle dichiarazioni di tre pentiti ed ex esponenti della ‘ndrangheta che stanno facendo tremare la politica cosentina.

«Il rispetto delle leggi e il rispetto dei valori della legalità – aggiunge – rappresentano, per me, dei punti cardini e non sarà certamente un racconto fantasioso, partorito dalla bocca di un delinquente pentito, a lasciare un minimo di dubbio sulla mia onestà e integrità morale. Reputo persino umiliante dover replicare a talune calunnie e falsità, ma non posso assolutamente tacere dinanzi a un evidente tentativo di gettare fango sulla mia storia personale e politica: questo non è consentito a nessuno. Soprattutto a chi tira in ballo il mio nome. Persone che non conosco, con le quali mai ho avuto contatti di alcuna natura e di cui neanche riuscirei a immaginare le sembianze. Per me parlano le azioni, i fatti e gli atti prodotti allorquando denunciai alla Procura, ai carabinieri e agli altri organi inquirenti, favorendone l’arresto e la condanna, alcuni personaggi della malavita locale. Ciò che maggiormente preoccupa, indigna e desta allarme sociale in un Paese civile e fondato sul diritto, è che il contenuto di interi verbali di interrogatori di cosiddetti pentiti (sempre delinquenti sono) possa vedere la luce sulla stampa, prima ancora che nelle adeguate sedi giudiziarie. In uno Stato degno di essere definito “di diritto”, la più totale assenza di garanzia é da considerarsi fatto grave ed assai sconcertante, così come il velato tentativo di voler imprimere, pubblicamente e con incomprensibili forzature mediatiche, un minimo di verità a fatti e circostanze di contro inventate e senza plausibili riscontri nella realtà dei fatti. Ci troviamo di fronte, dunque, ad un preoccupante vuoto, prima di tutto deontologico e morale, che induce verso una serena e saggia riflessione, che non può a ogni modo prescindere da quel buon senso e da quella correttezza etica che mai, nei rapporti umani e nella società, dovrebbero venire meno. Resta da capire quali siano le ragioni di pubblico interesse che hanno spinto il giornalista a dare inopinato rilievo a fatti e circostanze che meritano (nell’ipotesi più benevola) un doveroso approfondimento, per non sviare l’opinione pubblica verso accadimenti del tutto fantasiosi o inattendibili che potrebbero destare un ingiustificato allarme con disdicevoli ricadute. Resta da capire inoltre se vi siano in tutto questo dissimulate ragioni aventi alternativamente o congiuntamente una doppia valenza: quella di screditare in vario modo l’opera degli organi inquirenti e di montare un caso atto a delegittimare la politica».

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