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“Onde road”, la storia delle radio libere in Calabria

REGGIO CALABRIA Non è bastato il tempo incerto a far desistere gli abbonati del “Catona Teatro”, arena situata nell’omonimo borgo marinaro di Reggio Calabria. Ieri sera, la rassegna cinematografica…

Pubblicato il: 18/08/2015 – 8:58
“Onde road”, la storia delle radio libere in Calabria

REGGIO CALABRIA Non è bastato il tempo incerto a far desistere gli abbonati del “Catona Teatro”, arena situata nell’omonimo borgo marinaro di Reggio Calabria. Ieri sera, la rassegna cinematografica “Verso sud” – promossa e curata dal critico cinematografico Nicola Petrolino per far conoscere quel cinema che ha scelto di promuovere il meridione –, è giunta alla sua settima proiezione con il film “Onde road” di Massimo Ivan Falsetta. Presenti tra il pubblico, oltre al regista, anche l’attrice Francesca Zavettieri, voce “narrante” del film. A introdurre la serata, lo stesso Petrolino che – come è consuetudine per gli spazi cinematografici da lui curati –, analizza il film e ne mostra le più incisive sfaccettature. Con lui, sul palco, i protagonisti principali della serata. «Il film si presenta con un motivo d’interesse, perché è un documento veramente raro – spiega Petrolino –, ovvero analizza una tematica che nessuno ha mai sfiorato o trattato. Sono pochi che ricordano, almeno fra quelli che lavoravano in queste radio, il periodo delle radio libere in Calabria».
Questo «piccolo manifesto di Calabria», come lo definisce lo stesso regista, si colloca tra “mito” e realtà. Il film racconta come, con un atto terroristico, Awanagana, primo speaker storico di “Radio Monte Carlo”, blocchi tutte le frequenze delle radio moderne per inondare l’etere con musica anni ’70 e ’80. Ad aiutarlo, la voce “narrante” di Francesca Zavattieri, nascosta in qualche paesino calabrese. La “Censura futuribile”, guidata da Federico l’olandese Volante, assolda un’agente dei servizi segreti (Barbara Cambrea), per questo viaggio on the road (da qui il titolo calembour del film), alla ricerca del nascondiglio della radio clandestina, al fine di ristabilire la tranquillità radiofonica in tutta l’Italia. Il film si muove attorno a una commistione di generi filmici, che passano dalla commedia, al fantasy, ma che ruotano e si sviluppano a favore del documentario.
«È un docu-film che io ho definito al contrario – spiega il regista –, nel senso che la parte di finzione non è una semplice ricostruzione visiva della parte documentaristica, ma si muove attraverso gli indizi che vengono dati dal documentario stesso. È la visione al servizio del documentario e non il contrario. La parte fantascientifica rientra in una concezione un poco futuristica della liberta. A tal proposito è stata coniata anche una parola per definire “Onde road” come genere “retro futurista” perché, ambientando la storia nel futuro, io parlo del passato. Ho immaginato questa censura del futuro che vuole controllare la realtà di oggi e per innescare una protesta ho trovato lo stratagemma di parlare delle radio libere, quindi parlare in un’ottica del futuro, attraverso un esempio di libertà del passato». La Calabria non è stato un soggetto scelto a caso. A cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, molte erano le radio che trasmettevano dopo la liberalizzazione dell’etere del 1976. «La Calabria fu la seconda regione per numero di radio libere dopo la Lombardia. Sorprendentemente – rispetto a quello che è l’immaginario collettivo – laddove è stata data l’opportunità di dare un segnale positivo sulla libertà, la Calabria ha saputo farlo al pari di una regione del nord». Tutta la lavorazione del film è durato oltre un anno, dalla fase di preparazione fino al montaggio della copia definitiva. Un anno impegnato, soprattutto, nella ricerca del materiale di repertorio. Per ricostruire quegli anni, infatti, la parte documentaristica è stata affidata alle testimonianze dirette di chi era impegnato in prima persona nelle trasmissioni radiofoniche. Nel film, il viaggio che l’agente compie, è un espediente per intervistare gli speaker calabresi di allora. «La parte documentaristica è tutto materiale d’archivio – continua Falsetta –, vecchi nastri, ma, soprattutto, interviste a persone che mi hanno raccontato la loro storia. Molto materiale fu smarrito, altri nastri furono distrutti dalla polizia. Io ho inserito all’interno del film per la parte documentaristica alcune storie. La parte di preparazione è stata la parte che è durata di più dell’intera lavorazione, perché ho dovuto ricercare – dal confine della Basilicata fino al confine con la Sicilia –, queste vicende più disparate: il piccolo dj di paese che a stento riusciva a parlare italiano, fino a grandi speaker che poi sono riusciti ad affermarsi in altri settori e seguire il lavoro in ambito radiofonico». La trasmissione delle radio libere dipendeva molto dall’utilizzo del ricevitore che veniva utilizzato. In Calabria non si superavano i confini regionali, tranne alcuni casi isolati in cui, alcune emittenti, riuscivano ad arrivare in Sicilia o in Puglia, pur non coprendo tutto il territorio nazionale. «La difficoltà maggiore è stata ricercare chi poteva realmente darmi qualcosa di originale – racconta il regista –. In Calabria non ci sono degli archivi. Io ho iniziato attraverso ricerche internet, grazie alle quali ho trovato spezzoni di trasmissioni radiofoniche già recensite. Poi, mi sono servito dei giornali per mettere degli annunci pubblici e, infine, Facebook. Nel frattempo, spargendo in giro la voce, fui contattato personalmente da chi aveva qualche contributo da darmi». Il film, nato come progetto ben diverso da quello che è stato il lavoro finito, vanta realmente la collaborazione di speaker e deejay importanti: Awanagana, Federico l’olandese Volante, Gigi Miseferi e Giacomo Battaglia che impersonano se stessi ai tempi delle radio. La storia del duo comico reggino, inizia proprio a “Radio Touring 104” con un programma che si intitolava “Il Bidè mi perde in casa ed io ho giocato 1 fisso”. All’epoca si chiamavamo i “Cavalieri di Vittorio Veneto”.
«È stato tutto un work in progress – conclude Massimo Ivan Falsetta –. All’inizio doveva essere un cortometraggio puramente documentaristico, poi appassionandomi alla storia e grazie all’entusiasmo di chi stava dietro al progetto, ho ritenuto opportuno che il cortometraggio stesse un po’ stretto. Ho visto che la gioia delle persone che avevo intorno mi poteva portare a produrre un film e, da lì, ho ricercato le grandi collaborazioni: ho contattato i Rockets che mi hanno fornito la colonna sonora, ho parlato con Federico l’olandese Volante, con Awanagana, con Battaglia e Miseferi. Grazie all’aiuto di tutti, ognuno ha portato un piccolo contributo a questo film e siamo riusciti a confezionare una pellicola che ha fatto parlare bene, sia delle radio, sia della Calabria a livello nazionale».

 

Miriam Guinea
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