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Sacal, tregua armata nel Cda

LAMEZIA TERME La versione ufficiale ci consegna un Consiglio di amministrazione tutto allineato e coeso che fa quadrato attorno al suo presidente. I “rumors” tratteggiano, invece, una situazione di…

Pubblicato il: 18/08/2015 – 15:55
Sacal, tregua armata nel Cda

LAMEZIA TERME La versione ufficiale ci consegna un Consiglio di amministrazione tutto allineato e coeso che fa quadrato attorno al suo presidente. I “rumors” tratteggiano, invece, una situazione di maggiore sofferenza, testimoniata dalla simultanea assenza dalla seduta di ieri dei due rappresentanti dei soci privati Banca Carime e Aeroporti di Roma e dalla ostinata richiesta proveniente dai rappresentati di Provincia e Regione per un chiarimento attraverso le dimissioni dell’attuale Consiglio di amministrazione.

Partiamo dal comunicato ufficiale. Poche righe nelle quali la Sacal, ente gestore dell’aeroporto di Lamezia Terme, informa che il Cda, «convocato con urgenza per fornire ai consiglieri informativa in merito alle indagini attualmente in corso nei confronti del management aziendale», ha ascoltato la «esauriente relazione del presidente Colosimo, sulla intera attività svolta durante il proprio mandato», quindi, «ha confermato la piena fiducia nei confronti dello stesso».  

Tanto rumore per nulla? Non proprio. Visto che lo stesso comunicato aggiunge «inoltre, vista la gravità dell’indagine in corso che interessa i vertici della società, tutti i consiglieri presenti, su richiesta dei rappresentanti di Provincia e Regione, hanno manifestato la volontà di rimettere il proprio mandato agli organi designanti». In sostanza c’è la notizia che il presidente della Provincia di Catanzaro Enzo Bruno, ed il rappresentante della Regione Calabria, Gaetano Pignanelli, insistono perché il mandato venga restituito agli enti nominanti, nella fattispecie Comune di Lamezia Terme, Camera di Commercio di Catanzaro e Comune di Catanzaro. Enti che sono rappresentati in consiglio da imprenditori, Floriano Noto e Massimo Colosimo, che nella Sacal rappresentano legittimi interessi personali, posto che sono proprietari di piccole quote azionarie: rappresentano, insomma, in Consiglio il capitale pubblico ma detengono una parte di quello privato.

Assicurano che si è anche andati vicini ad una spaccatura, posto che il presidente Colosimo davanti alle insistenze di Bruno e Pignanelli, avrebbe anche proposto eventualmente di votare la fiducia. Lo si è evitato decidendo di aggiornare i lavori ad una prossima seduta da stabilire entro il 15 settembre prossimo e nel frattempo rinforzare il vincolo di mandato da parte degli enti locali rappresentati. Cosa che nel caso di Floriano Noto è addirittura superflua, visto che il presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, Paolo Abramo, aveva già diffuso una nota che ribadiva la propria incondizionata fiducia nel suo rappresentante quando il Consiglio di amministrazione era ancora in corso.

Il laconico comunicato ufficiale della Sacal si conclude con il rituale attestato di stima nell’attività degli inquirenti, sottolineando «la massima fiducia nell’attività della magistratura” e nel contempo auspicando «la definizione del procedimento nel più breve tempo possibile».

Nessun riferimento al dibattito interno sulla preoccupante flessione dell’operatività dello scalo: secondo Asso-aeroporti Lamezia Terme ha realizzato la peggiore performance del Paese con un meno 19%. Parimenti nessun riferimento alla sproporzione tra costi sostenuti e servizi offerti. Men che meno commenti sulla materie (appalti, servizi, selezione del personale, ecc.) oggetto dell’indagine giudiziaria che ha portato Guardia di finanza e polizia di Stato a perquisire gli uffici della Sacal e, prima ancora, a riempirli di microspie che, fin quando non sono state scoperte, pare abbiano prodotto materiale interessante per gli investigatori.

Su questi punti il comunicato tace ma qualche amministratore spiega che nella sua relazione il presidente Massimo Colosimo sarebbe stato tutt’altro che omissivo, imputando grosse responsabilità alla gestione che lo ha preceduto, quella che aveva come presidente il senatore Vincenzo Speziali, per intenderci.

È solo un episodio della battaglia che si andrà combattendo nei prossimi mesi attorno alla Sacal. In ballo c’è una montagna di soldi: 466 milioni di euro per l’esattezza. Cinquantasei milioni dovranno essere gestiti direttamente dalla Sacal e riguardano la costruzione della nuova aerostazione. Altri 410 milioni, invece, arriveranno dal ministero delle infrastrutture e serviranno per spostare il terminal ferroviario dall’attuale sede per collocarlo all’interno della sede aeroportuale. Ciò in contemporanea con lo svincolo autostradale che collegherà l’A3 alla nuova aerostazione. Si creerebbe in tal modo un nodo intermodale tra i più avanzati d’Italia, aprendo scenari e prospettive di grande interesse per lo scalo lametino che, a quel punto, potrà ben vantarsi del cartello che già oggi pomposamente lo definisce “Aeroporto internazionale”.

Come tutte le grandi occasioni, però, anche questa potrebbe essere bruciata laddove piccoli interessi di bottega avessero il sopravvento su quelli generali. Pare che la Regione e il Partito democratico lo abbiano compreso e per tale ragione nei giorni scorsi è stata inviata una lettera formale all’Anac chiedendo che il Commissario Raffaele Cantone assuma un ruolo di primo piano nel monitoraggio della progettazione e della realizzazione delle opere previste a Lamezia Terme. Per contro, però, assicurano fonti investigative che anche altri “interessi”, meno nobili, si sono attivati come testimonierebbe la corsa, da parte di alcuni imprenditori semisconosciuti, all’acquisto di azioni della Sacal che erano in possesso di piccoli comuni del Vibonese e del Catanzarese.

pa. po.

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