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CALABRIA ETICA | Le short list "addomesticate"

CATANZARO «I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione». E’ il primo comma dell’articolo 9…

Pubblicato il: 19/08/2015 – 19:16
CALABRIA ETICA | Le short list "addomesticate"

CATANZARO «I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione». E’ il primo comma dell’articolo 97 della Costituzione, quello che secondo i magistrati della Procura della Repubblica di Catanzaro è stato violato dagli illeciti commessi all’interno della Fondazione Calabria Etica e col “favore” di uno dei dirigenti del dipartimento Lavoro della Regione Calabria. Questo stando alle prime risultanze di un’indagine che prosegue a ritmo serrato e non si fermerà di certo qui. Quattro progetti e 251 assunzioni, al momento, sono sotto la lente degli inquirenti che hanno iscritto nel registro degli indagati Pasqualino Ruberto – ex presidente della Fondazione, candidato a sindaco nelle ultime elezioni amministrative a Lamezia Terme e attualmente consigliere comunale di opposizione – per abuso d’ufficio e peculato e Vincenzo Caserta – ex dirigente generale reggente del dipartimento Lavoro e attualmente funzionario in seno alla Regione in fascia D3 – per due ipotesi di abuso d’ufficio. Nei confronti di Pasqualino Ruberto il gip Carlo Saverio Ferraro ha disposto il sequestro preventivo, per equivalente, della somma di 361.354,65 euro, corrispondenti alle mensilità versate per i 251 dipendenti assunti illecitamente. Nei confronti di Vincenzo Caserta è stata invece chiesta dal sostituto procuratore Gabriella Viscomi la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio poiché gli inquirenti ritengono che vi sia il pericolo di reiterazione criminosa data la «perseverante condotta posta in essere dall’indagato che non ha mai arretrato dai propri propositi criminosi ed in alcun modo ha osteggiato Ruberto (anzi, ne ha condiviso e favorito il piano delinquenziale comune)».

LE SHORT LIST E LE PROCEDURE POCO TRASPARENTI Per quanto riguarda le 251 assunzioni effettuate dalla Fondazione Calabria etica, in tempi record e a ridosso delle elezioni regionali, le procedure di selezione dei candidati sono state effettuate, secondo gli inquirenti, in maniera non trasparente, parziale e svincolate dalla possibilità di un controllo comparativo successivo. Questo avrebbe procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale agli assunti, procurando un danno ad altri maggiormente qualificati e aventi diritto al posto di lavoro ma anche un danno per la Regione Calabria calcolato in oltre 2.219.683,77 euro. Nello specifico, per quanto riguarda le selezioni: era omessa l’adozione di un regolamento che disciplinasse le modalità di selezione sicché per ogni progetto si procedeva con modalità differenti; era nominata una commissione giudicatrice composta non da esperti e priva di imparzialità giacché composta da personale a propria volta contrattualizzato a progetto dalla Fondazione; era istituita una procedura fittizia legata all’uso delle short list (ovvero banche dati raggruppanti i curricula degli aspiranti lavoratori); veniva omesso il riversamento di tutti gli aspiranti alla short list; si procedeva ad una fittizia “scrematura” delle candidature provenienti dalla short list ma le parole chiave (come il titolo di studio) da utilizzarsi per procedere alla selezione dei candidati non erano mai oggetto di verbalizzazione, così da rendere impossibile sapere quali filtri fossero stati usati e se, effettivamente l’elenco dei candidati risultanti, rispecchiasse i criteri di selezione o meno; si procedeva, successivamente a una fittizia comparazione dei curricula provenienti dalla “scrematura”, della quale non erano noti i criteri utilizzati; si sottoponevano a colloquio un numero di candidati (anche questo scelto discrezionalmente dalla commissione selezionatrice) ai quali veniva attribuito un giudizio senza alcuna predeterminazione dei criteri per l’assegnazione dei punteggi.

Così, secondo gli investigatori, sarebbero stati selezionati i 251 lavoratori assunti per dare vita a quattro progetti che nei mesi scorso sono stati disconosciuti e annullati dalla Regione. Fondi pubblici di provenienza comunitaria che erano destinati al progetto “Credito sociale”, destinato ai Comuni e alla famiglie disagiate, già stanziati sul conto corrente del progetto. Soldi che sarebbero stati sottratti a una destinazione vincolata e usati per uno scopo diverso da quello per cui la Comunità europea li aveva erogati. Soldi utilizzati per il pagamento di anticipazioni degli stipendi dei 251 collaboratori assunti, tutti, secondo gli inquirenti, «avviati illecitamente, senza alcuna formalizzazione e, in particolare, senza la stipula di alcuna convenzione fra la Fondazione e il dipartimento 10» e senza nessun impegno di spesa. Un danno, calcolato in oltre 361mila euro, considerato dai magistrati «ingiusto e irreparabile» anche perché sarà impossibile ottenerne il rimborso dall’Unione europea.

 

LA FONDAZIONE PADRONA DEL DIPARTIMENTO LAVORO Nella seconda metà del 2014, rilevano gli inquirenti, vi è un forte incremento dei progetti commissionati a Calabria etica «con abnorme proliferazione di assunzioni». Una situazione che non era certo sfuggita a coloro che lavoravano nel dipartimento 10, il dipartimento Lavoro. Emblematiche le parole del dirigente Filippo De Cello, sentito dai magistrati: «… io mi sono subito reso conto che l’attività svolta da Calabria Etica, come anomalia, diciamo, era quella di essersi praticamente impossessata del dipartimento Lavoro e Politiche sociali». Alle domande del pm di essere più esaustivo De Cello prosegue: «Perché io mai avrei.. perché io mai avrei immaginato, ma non… per un fatto proprio.. non perché… che tutti i fondi, sostanzialmente una gran parte dei fondi gestiti diciamo dal dipartimento, fossero stati, nel corso degli ultimi anni e in maniera progressiva, affidati alla gestione Calabria etica».

 

GLI INCARICHI “DISINVOLTI” CONFERITI ALLA SOCIA IN AFFARI Caterina Ferrante è amministratore unico e socia al 50% della Crc Consulting Srl, società con sede a Lamezia Terme, il cui socio per il restante 50% risulta essere Pasqualino Ruberto. Secondo quanto appurato dai magistrati risulta che «con estrema disinvoltura, il presidente della Fondazione Calabria etica abbia affidato a Caterina Ferrante la consulenza contabile, amministrativa, fiscale ordinaria e continuativa nonché del lavoro della Fondazione dal 2011 sino ad oggi». La signora Ferrante – che non risulta indagata nell’inchiesta – è inoltre sposata con Ugo Cappelli, già proprietario del 25% della Crc Consulting e assunto mediante contrattualizzazione presso la Fondazione. Affidamento di incarichi, quello alla socia, considerato illegittimo dalla Procura di Catanzaro che vi ravvisa, nei confronti di Ruberto, il reato di abuso d’ufficio. Vi è, secondo i magistrati, un conflitto di interessi essendo venuto meno il rispetto dei «principi di dei criteri di trasparenza ed efficienza della pubblica amministrazione, compromessi nel momento in cui la scelta è determinata da un (pre)giudizio fondato sui soli rapporti personali e, nel caso di specie, anche utilitaristici».

 

Alessia Truzzolillo

a.truzzolillo@corrierecal.it

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