«Alcide De Gasperi sempre più altissimo riferimento per quanti credono alla politica come servizio. Una politica fatta di onestà, trasparenza, competenza, mai urlata e sguaiata, sempre attenta agli interessi generali e alla promozione delle fasce deboli della società».
Con queste parole il deputato Nicodemo Oliverio, capogruppo in commissione agricoltura della Camera, il consigliere regionale Mimmo Bevacqua, il già parlamentare franco Laratta, membro del Cda di Ismea, hanno aperto una breve e significativa commemorazione di Alcide De Gasperi, morto il 19 agosto del 1954.
La breve cerimonia si è svolta in località Germano, nel comune di San Giovanni in Fiore, dove alla fine degli anni 40, De Gasperi si recò per toccare con mano l’estrema povertà in cui vivevano i contadini dell’altopiano, ormai in miseria.
De Gasperi – è scritto in una nota – si convinse ancora di più, dopo quel viaggio, della necessità di dare le terre ai contandoli, espropriandole ai ricchi latifondisti, secondo un piano rivoluzionario già predisposto dal ministro calabrese Fausto Gullo. Vide subito la luce la cosiddetta “legge Sila” che conteneva provvedimenti immediati, destinati a cambiare il volto della Sila, producendo immediati effetti positivi per la povera gente di quei posti.
Al Germano è stato poi realizzato un monumento per ricordare quella straordinaria visita di De Gasperi.
E in quel punto, Oliverio, Laratta e Bevacqua hanno voluto richiamare il Pd a occuparsi con maggiore attenzione dei gravi problemi del Sud e della Calabria, dando seguito all’iniziativa del presidente Renzi che ha voluto fare della questione meridionale, una questione nazionale.
«Ora servono fatti concreti, puntando sulla Calabria che produce, sulle sue imprese, sui beni storici, paesaggistici e culturali, soprattutto sull’agricoltura. Dobbiamo immaginare una Calabria che fa rivivere le sue migliori tradizioni, rafforzandole con uno spirito di innovazione e modernità. Ci sono nuove leggi e tante risorse, occorre mettere in piedi un piano credibile e urgente per lo sviluppo della Calabria, in piena sintonia con tra governo, giunta regionale ed enti preposti. Ben sapendo che la Calabria o la salvano i calabresi o non la salva nessuno», hanno concluso Oliverio, Bevacqua e Laratta.
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