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Acheruntia, il Riesame conferma l'associazione mafiosa

CATANZARO Il Tribunale della libertà ha respinto tutte le istanze di riesame proposte dagli indagati nell’operazione Acheruntia. I giudici del Riesame confermano, quindi, le ipotesi accusatorie por…

Pubblicato il: 21/08/2015 – 16:28
Acheruntia, il Riesame conferma l'associazione mafiosa

CATANZARO Il Tribunale della libertà ha respinto tutte le istanze di riesame proposte dagli indagati nell’operazione Acheruntia. I giudici del Riesame confermano, quindi, le ipotesi accusatorie portate avanti dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Regge il capo d’accusa più pesante: l’associazione mafiosa.

Confermate tutte le accuse contro Gianpaolo Ferraro (per lui decade il solo capo 5, detenzione di armi comuni da sparo), Salvatore Gencarelli, Giuseppe Perri, Angelo Gencarelli, Rinaldo Gentile, Massimo Greco e Adolfo D’Ambrosio. Permangono, quindi, le misure cautelari che avevano portato – con l’operazione scattata lo scorso 7 luglio – a quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere e tre ai domiciliari. Restano in carcere Angelo Gencarelli, Perri, Gentile e Ferraro mentre Salvatore Gencarelli, Greco e D’Ambrosio restano ai domiciliari. Il collegio difensivo, composto tra gli altri dagli avvocati Antonio Quintieri, Lucio Esbardo e Cesare Badolato, sta nel frattempo preparando delle investigazioni difensive, che si avvarranno anche del contributo di alcuni testimoni, per scagionare i propri assistiti. 

Con Acheruntia sono state colpite persone ritenute elementi di spicco della cosca Lanzino-Ruà ad Acri. Sette arresti e 17 indagati tra i quali spicca il nome di Michele Trematerra (Udc), ex assessore regionale all’Agricoltura. Nei suoi confronti il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto e il sostituto Pierpaolo Bruni, titolari dell’inchiesta, avevano chiesto l’arresto ma il gip non lo ha concesso e, per quanto riguarda l’accusa formulata nei suoi confronti di concorso esterno in associazione mafiosa, ha ritenuto che «gli elementi posti dall’accusa a sostegno della mozione cautelare non siano sufficienti per ascrivere all’indagato la condotta di concorrente esterno in quanto non emerge la prova di un concreto ed effettivo contributo prestato da Trematerra a favore dell’associazione, emergendo, al contrario, piuttosto chiaramente, l’esistenza di una reiterata condotta di favore nell’interesse esclusivo di Angelo Gencarelli e di soggetti comunque ricollegati a interessi personali (ed economici) di quest’ultimo».

Una decisione contro la quale i magistrati della Direzione distrettuale antimafia hanno deciso di fare ricorso in Appello. Secondo i pm sono certi e sussistenti gli elementi per dimostare il legame tra l’ex assessore e la cosca cosentina “Lanzino-Ruà”. Secondo l’accusa, la cosca avrebbe cercato di procacciare voti per Trematerra in occasione delle elezioni regionali del 2010 e i suoi componenti erano dediti, fra l’altro, a “condizionare” l’attività del dipartimento Agricoltura e Forestazione della Regione Calabria e del Comune di Acri per l’aggiudicazione di appalti pubblici nel settore della forestazione a favore di società di riferimento dello stesso sodalizio di ‘ndrangheta.

Al centro delle indagini c’è l’ex consigliere comunale di Acri, Angelo Gencarelli, considerato elemento di spicco della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà”, e grande elettore e collaboratore di Trematerra.

 

Alessia Truzzolillo

a.truzzolillo@corrierecal.it

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