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Delitto Taranto, Mignolo resta in carcere

COSENZA Domenico Mignolo resta in carcere anche per l’omicidio di Antonio Taranto, il 26enne ucciso lo scorso 29 marzo a via Popilia, quartiere popolare di Cosenza. Mignolo, ritenuto dagli inquiren…

Pubblicato il: 04/01/2016 – 16:45
Delitto Taranto, Mignolo resta in carcere

COSENZA Domenico Mignolo resta in carcere anche per l’omicidio di Antonio Taranto, il 26enne ucciso lo scorso 29 marzo a via Popilia, quartiere popolare di Cosenza. Mignolo, ritenuto dagli inquirenti appartenente al clan Rango-Zingari, è già detenuto per altri reati, tra cui l’associazione mafiosa e coinvolto in inchieste della Dda che riguardano la cosca bruzia. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha rigettato il ricorso presentato dal suo legale, l’avvocato Andrea Sarro.
Secondo le indagini – condotte dal reparto operativo dei carabinieri di Cosenza e coordinate, sin dal primo momento, dai pm Antonio Bruno Tridico e Donatella Donato, con la direzione del procuratore capo Dario Granieri e del procuratore aggiunto, Marisa Manzini – Taranto sarebbe stato attinto da un colpo di revolver calibro 38/357 magnum che Mignolo avrebbe esploso dal balcone della propria abitazione. Dalla complessa attività di indagine – corroborata da intercettazioni ambientali e telefoniche, dalle testimonianze di amici e familiari di Mignolo e Taranto e dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia – è emerso che Mignolo fosse particolarmente adirato per non aver ricevuto “lo stipendio” dal proprio clan nel periodo in cui era stato detenuto.
La notte tra il 28 e 29 marzo scoppia una lite in una nota discoteca di Rende tra un gruppo di persone capeggiate da Mignolo e un altro “guidato” da Leonardo Bevilacqua nel quale si trovava anche Taranto. Il violento diverbio prosegue a via Popilia, nel quartiere in cui risiedono Mignolo e Bevilacqua. Secondo le indagini, Mignolo si sarebbe affacciato dal balcone della sua abitazione e avrebbe cominciato a sparare colpendo Taranto, e avrebbe continuato se la sua pistola non si fosse inceppata.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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