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Oragate, processo fermo da oltre un anno e mezzo

COSENZA Ancora un ennesimo stop. È stata rinviata al prossimo 19 febbraio la prima udienza del processo a carico di Umberto De Rose, accusato di tentata violenza privata nell’ambito dell’inchiesta …

Pubblicato il: 05/01/2016 – 16:34
Oragate, processo fermo da oltre un anno e mezzo

COSENZA Ancora un ennesimo stop. È stata rinviata al prossimo 19 febbraio la prima udienza del processo a carico di Umberto De Rose, accusato di tentata violenza privata nell’ambito dell’inchiesta sulla mancata uscita del quotidiano L’Ora della Calabria per evitare la pubblicazione della notizia di un’indagine a carico di Andrea Gentile, figlio del senatore Antonio.
Oggi il giudice del Tribunale di Cosenza, Manuela Gallo, ha nuovamente rinviato l’udienza per un difetto di notifica. Come era già accaduto altre volte. È da un anno e mezzo che il processo non riesce a partire. Il rinvio è motivato dal mancato rispetto del termine dei 60 giorni tra notifica e udienza di comparazione. Nella prima udienza dovrebbero essere sentiti i primi testimoni, tra i quali l’ex direttore della testata Luciano Regolo e l’editore Alfredo Citrigno, parti offese. Dopo la chiusura indagini del giugno 2014, la Procura di Cosenza ha deciso di ricorrere alla citazione diretta a giudizio per l’ex presidente di Fincalabra. Secondo gli inquirenti, sarebbe lui l’unico protagonista dello scandalo “Oragate”. Nel registro degli indagati era finito anche il nome di Andrea Gentile, ma la sua posizione è stata poi stralciata e archiviata. Secondo la ricostruzione del pm Domenico Assumma, titolare del fascicolo, la sera del 18 febbraio del 2014 De Rose, proprietario della tipografia che stampava il quotidiano L’Ora della Calabria, chiamò l’editore Alfredo Citrigno per chiedergli di non pubblicare la notizia sull’inchiesta nei confronti del figlio del senatore Gentile.
Lo stampatore, in una telefonata registrata dal direttore Luciano Regolo, fece riferimento a possibili ritorsioni da parte della famiglia Gentile («il cinghiale quando è ferito ammazza tutti»). Una volta capito che la notizia sarebbe stata pubblicata avrebbe, secondo l’accusa, fatto ricorso al “guasto” della rotativa per impedire l’uscita del quotidiano. Il tutto, sostiene la Procura cosentina, in assoluta autonomia. Durante le indagini è stata effettuata una perizia sulla rotativa che quella notte sarebbe andata in tilt. Secondo i consulenti chiamati dalla Procura non vi fu alcuna rottura. La rotativa – sostiene l’accusa – era assolutamente in grado di stampare il quotidiano.

LA DENUNCIA DI CHIZZONITI Una situazione che l’avvocato Aurelio Chizzoniti, lo scorso ottobre, ha denunciato con un esposto. «Ritenuto che i carabinieri di Rende si sono rifiutati di eseguire la notifica a Umberto De Rose con nota in atti, dispone che la cancelleria curi la notifica a mezzo degli ufficiali giudiziari di Cosenza poiché i carabinieri non sono disponibili a effettuarla». Il contenuto del verbale dibattimentale connesso all’udienza del 20 ottobre scorso – quando il processo a carico di Umberto De Rose, imputato di tentata violenza privata ai danni del direttore del quotidiano L’Ora della Calabria, Luciano Regolo, e altri, è stato necessariamente differito (per la terza volta) al 5 gennaio 2016 – è stato definito «clamoroso» da Chizzoniti che, quando era presidente della Commissione di Vigilanza e Controllo regionale, aveva già denunciato alla Procura della Repubblica di Cosenza De Rose per il presunto sabotaggio delle rotative che ha impedito la pubblicazione di notizie non gradite all’odierno imputato, al tempo stampatore dell’Ora di Calabria. Adesso l’ex consigliere regionale è «aspirante parte civile quantomeno quale cittadino-abbonato al quotidiano che rivendica il diritto ad essere informato», e «non ha esitato a presentare – scrive in una nota – un motivatissimo esposto alla Procura della Repubblica di Cosenza “chiedendo la punizione dei colpevoli”, per i reati di omissione in atti d’ufficio (carabinieri di Rende) e falso ideologico omissivo nei confronti degli ufficiali giudiziari procedenti».
Chizzoniti ha sottolineato «l’impareggiabile onestà intellettuale del giudice Manuela Gallo che senza tentennamenti ha disposto la verbalizzazione della cruda realtà», e ritiene «gravissimo il rifiuto dei carabinieri che hanno evocato l’articolo 148 del codice di procedura penale, che solleva la polizia giudiziaria dal compito delle notifiche sottolineando che trattasi di una previsione codicistica claudicante, ovvero priva di sanzione, tant’è che la Corte Suprema di Cassazione ha ripetutamente ribadito l’efficacia della notifica effettuata in deroga all’art. 148 c.p.p. attesa l’assoluta carenza di una norma ad hoc che ne conclami la nullità».

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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