CATANZARO «La lotta paga, le battaglie portano frutti importanti, finalmente gli lsu-lpu calabresi possono tirare un sospiro di sollievo. Dopo lunghi mesi di vertenza siamo riusciti a garantire anche quest’anno le risorse e deroghe per il 2016. Continueremo a vigilare, sollecitando l’intera classe politica regionale e nazionale affinché si possano realizzare le condizioni che portino all’avvio del percorso di stabilizzazione del bacino del precariato calabrese». È quanto dichiarano in una nota i segretari generali regionali della Uil Temp Gianvincenzo Benito Petrassi, della Nidil Cgil Antonio Cimino e della Felsa Cisl Carlo Barletta.
«Già nel 2014 – si legge ancora nella nota – la lunga lotta dei lavoratori, affiancati dai sindacati confederali, aveva ottenuto l’importante risultato di garantire i contributi e la contrattualizzazione. Un risultato niente affatto scontato, visto che per ottenere il rifinanziamento e la conferma delle deroghe – proseguono i segretari generali di categoria – nel corso dell’ultimo anno siamo stati costretti a tornare più volte in piazza, arrivando a bloccare i principali nodi viari ed aeroportuali della regione nella grande manifestazione del 28 luglio di quest’anno. Una battaglia vinta, possiamo dire oggi, grazie alla grande tenacia dei lavoratori che, a fianco ai sindacati confederali, hanno chiesto a gran voce ed ottenuto il loro sacrosanto diritto al lavoro. Un risultato ottenuto grazie al grande spirito di unità e di partecipazione evidenziato da tutti i precari calabresi. E proprio su questa strada bisogna continuare, promuovendo azioni di lotta collettive, sotto le insegne delle organizzazioni sindacali confederali, che spesso lavorando in silenzio, fuori dal clamore mediatico, hanno ottenuto i risultati più importanti grazie al sostegno ed alla coesione fra lavoratori che in una fase storica come quella attuale così difficile è ancora più importante».
«Dispiace registrare – proseguono i sindacalisti – che di tutta la delegazione parlamentare calabrese, composta da numerosi deputati e deputate, solo pochi hanno inteso sostenere in modo continuo e costante la battaglia dei precari calabresi. Ciò a fronte di una vertenza che interessa un bacino di circa 5mila persone e che per numeri ed importanza va considerata come una delle vertenze più importanti in Italia. Auspichiamo che da ora in avanti gli altri rappresentanti politici eletti in Calabria affianchino questa vertenza affinché si possa giungere ad un risultato definitivo. Basta con il lavoro nero legalizzato, ai precari calabresi va riconosciuto il diritto ad un lavoro stabile e definitivo».
«Nonostante i risultati fino a qui prodotti – concludono Cimino, Barletta e Petrassi – siamo comunque costretti a stigmatizzare il comportamento di alcuni sindaci calabresi, di vecchia e nuova memoria, che ancora si ostinano a non sottoscrivere i contratti, nonostante le indicazioni di legge siano chiarissime, e di altri sindaci che, con atteggiamenti che appaiono furbeschi e discrezionali, e che non vorremmo fossero in realtà anche espressione di pratiche clientelari di antico retaggio, hanno proceduto alla contrattualizzazione di una parte dei lavoratori, lasciandone fuori altri. Quando si parla di diritto al lavoro non è possibile fare figli e figliastri: tutti i lavoratori sono uguali ed hanno uguali diritti».
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