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Chaouqui: «C'è la Calabria nel mio futuro»

SAN SOSTI «Credo in questa terra e nei miei futuri progetti c’è di tornare qui ed investire qui». Ha esordito così Francesca Immacolata Chaouqui nel corso di un’affollata conferenza stampa a San So…

Pubblicato il: 07/01/2016 – 17:30
Chaouqui: «C'è la Calabria nel mio futuro»

SAN SOSTI «Credo in questa terra e nei miei futuri progetti c’è di tornare qui ed investire qui». Ha esordito così Francesca Immacolata Chaouqui nel corso di un’affollata conferenza stampa a San Sosti, il centro del Cosentino in cui è nata, alla quale partecipano alcuni rappresentanti politici comunali e moltissima gente del paesino calabrese. Chaouqui, membro della Pontificia Commissione referente sull’Organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede, è indagata nel caso Vatileaks 2 per una fuga di notizie riservate del Vaticano. Francesca Immacolata Chaouqui è arrivata scortata da due guardie del corpo, stringendo le mani dei compaesani che l’applaudivano. Chaouqui ha parlato a lungo della Calabria, nell’introduzione del suo intervento. Poi è passata al tema del processo che la riguarda. «Sono arrivata nella commissione del Vaticano nel luglio del 2013 – ha detto la Chaouqui – e non ero lì per caso, ma per le mie capacità professionali, una esperta di comunicazione, si sbaglia se si fanno illazioni».

«BALDA NON VOLEVA COLPIRE IL PAPA» Secondo Chaouqui, monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, accusato con Chaouqui di aver divulgato documenti riservati del Vaticano, non voleva colpire Papa Francesco. «Quando mi chiamarono per dirmi che dovevo andare in Vaticano d’urgenza, il giorno che mi arrestarono, mi interrogarono per 6 ore. E io dissi che ero incinta – ha detto Chaouqui, in lacrime, nel corso della lunga conferenza stampa –. Capii subito cosa stava accadendo – ha detto – pensai a mons. Balda, e a come Balda fosse affascinato dal giornalista Gianluigi Nuzzi. Ma mons. Balda gli ha consegnato dei documenti solo per sostenere che la riforma di Francesco ancora non è stata messa in pratica – ha detto la Chaouqui – e c’è una sofferenza alla base del gesto, non una volontà di vendetta o di ripicca».

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