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«Bozzo mi disse: "Ho firmato un'estorsione"»

COSENZA Un rapporto di “amore e odio”. Così il giornalista Marco Cribari ha definito il legame che, a suo dire, da anni si era instaurato tra Alessandro Bozzo, il cronista cosentino che si è tolto …

Pubblicato il: 08/01/2016 – 13:15
«Bozzo mi disse: "Ho firmato un'estorsione"»

COSENZA Un rapporto di “amore e odio”. Così il giornalista Marco Cribari ha definito il legame che, a suo dire, da anni si era instaurato tra Alessandro Bozzo, il cronista cosentino che si è tolto la vita il 15 marzo del 2013 nella sua casa di Marano Principato, e il suo ex editore Pietro Citrigno, imputato con l’accusa di violenza privata nel processo sulla morte del giovane. Questa mattina, nell’aula 1 del tribunale bruzio, Cribari ha ribadito la totale gestione del giornale “Calabria Ora” da parte di Citrigno che era sempre presente in redazione «dove aveva un suo ufficio», e quando si trovava ristretto ai domiciliari avrebbe imposto il suo controllo telefonicamente. Un controllo che Citrigno avrebbe esercitato soprattutto nell’ambito politico. Rispondendo alle domande del pubblico ministero Mariafrancesca Cerchiara, Cribari ha spiegato il passaggio di Bozzo dalla cronaca politica a quella giudiziaria e i rapporti con il direttore Paolo Pollichieni e Pietro Citrigno. «Alessandro – ha aggiunto il cronista – subiva le pressioni nel suo lavoro, alle quali reagiva a volte non mettendo la firma sui pezzi. Ma comunque manifestava le sue lamentele, come nel caso del processo sul dentista Lupo».
La situazione cambia quando nel 2010 Pollichieni lascia la direzione del giornale con altri colleghi. «In quel periodo – ha spiegato Cribari – Citrigno ha cercato di spronare il gruppo rimasto. Successivamente le cose cambiarono perché c’erano contratti in scadenza». Cribari ha raccontato tutto ciò che sa per diretta conoscenza e quello che invece gli riferì Bozzo con il quale aveva «un rapporto intimo». Come la fase critica della firma di quel famoso contratto «peggiorativo». «Alessandro – ha specificato il giornalista in aula – firmò quel contratto dopo averne parlato con la moglie. E quando uscì dalla stanza di Citrigno venne a dirmi: ho firmato una estorsione. Da quel momento Alessandro diventò una bomba a orologeria e contava i giorni che secondo lui mancavano al suo licenziamento. Per lui iniziò un periodo molto tormentato».
Cribari ha poi precisato a pm e difese alcune contraddizioni emerse oggi rispetto a quanto dichiarato in fase di indagini preliminari. Rispondendo al controesame delle difese, il cronista ha spiegato il rapporto che c’era tra Bozzo e i direttori che si sono succeduti nella gestione del giornale. È poi tornato sul ruolo di Citrigno nella linea editoriale del giornale e nella definizione degli aspetti contrattuali. «Tutti sapevamo – ha ribadito – che il giornale era uno strumento usato da Citrigno per gli interessi nel settore sanitario, perché aveva delle cliniche». Rispondendo a una domanda dell’avvocato Raffaele Brescia (legale di Citrigno assieme al codifensore Salvatore Staiano che oggi subentra al collega Sergio Calabrese), Cribari ha precisato che Bozzo oltre a problemi professionali aveva anche problemi personali legati ad alcune incomprensioni con la moglie. Lungo pure il controesame delle difese. Serrate le domande che l’avvocato Salvatore Staiano ha rivolto a Cribari in particolare approfondendo il ruolo di Citrigno nel giornale, il rapporto con i giornalisti e con Bozzo nello specifico. Dopo Cribari è salito sul banco dei testimoni Francesco Pirillo, altro collega del compianto Bozzo che per un periodo lavorò a Calabria Ora. Pirillo ha riferito quanto in sua conoscenza in merito alla fase di transizione da una società a un’altra e la sottoscrizione dei nuovi contratti «peggiorativi», ragion per cui lo stesso Pirillo andò via dal giornale. Particolari approfonditi poi dall’avvocato di parte civile Nicola Rendace e dal pm Cerchiara. Anche Saverio Paletta, per un periodo collega di Bozzo, ha parlato delle «pressioni subite», di «situazioni anomale» e degli interessi che Citrigno aveva in campo sanitario. «Alessandro – ha detto Paletta, precisando che Bozzo con lui si confidava di meno perché arrivò dopo in redazione – soffriva molto per le ingerenze. E spesso chiamava Citrigno con il termine di usuraio».
Dopo i colleghi di Bozzo, il giudice Francesca De Vuono ha dato il via all’escussione degli ufficiali di polizia giudiziaria che, all’epoca della vicenda, fecero le indagini. Il maresciallo Danilo Sidoti ha spiegato gli accertamenti eseguiti nei vari passaggi societari che hanno riguardato la testata giornalistica “Calabria Ora” e le verifiche sui tabulati telefonici di Bozzo e di numeri riconducibili alla famiglia Citrigno. Il pm ha rinunciato a sentire il maresciallo Antonio Fiore perché ha seguito la medesima attività di indagine di Sidoti, richiesta accolta dal giudice e dagli avvocati di difesa e parte civile. Il giudice ha aggiornato il processo al prossimo 26 febbraio per ascoltare un ultimo testimone della Procura e iniziare a sentire i testi della difesa. Lista che – come anticipato dal collegio difensivo – sarà sfoltita. Fissata poi la data dell’11 marzo per l’esame dell’imputato e la requisitoria del pm. In aula come sempre, una rappresentanza del coordinamento di Libera Cosenza in ogni udienza accanto ai familiari di Alessandro.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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