VIBO VALENTIA La Procura di Vibo Valentia ha indagato tre medici nell’inchiesta sulla morte del feto dopo che la mamma, una donna di 28 anni, aveva accusato dolori addominali ed era stata rimandata a casa. Si tratta di un medico del reparto di ginecologia e di altri due in servizio nel pronto soccorso. Nell’inchiesta, diretta dal Procuratore di Vibo, Mario Spagnuolo, e dal sostituto Claudia Colucci, si ipotizza il reato di procurato aborto. L’autopsia, che in un primo momento era prevista per oggi, è slittata a domani. I provvedimenti sono stati notificati questo pomeriggio ai diretti interessati da parte del personale dell’Arma dei carabinieri di Mileto. E, proprio per consentire agli indagati di nominare un proprio legale di fiducia ed eventualmente un consulente medico, il pm Claudia Colucci ha differito a domani mattina l’autopsia che sarà effettuata dall’anatomopatologa Katiuscia Bisogni.
LA VICENDA Ha avuto dei dolori addominali ma i medici dell’ospedale hanno deciso di rimandarla a casa. Poi, dopo pochi giorni il feto è morto. È accaduto a Vibo Valentia a una donna, E. M., di 28 anni. Il 26 dicembre la donna si è presentata in ospedale per dolori e dagli accertamenti era emersa una sofferenza fetale ma i medici l’hanno rimandata a casa. Ieri mattina la donna è tornata in ospedale dove è stata riscontrata la morte del feto. La donna è stata sottoposta a parto cesareo. I genitori hanno presentato denuncia. Nella denuncia la ventottenne e il marito, assistiti dall’avvocato Aldo Currà, chiedono di poter accertare eventuali responsabilità da parte dei medici che l’hanno seguita durante la gravidanza.
Il 26 dicembre scorso, infatti, la donna aveva avvertito dei dolori addominali ma, dopo gli accertamenti, i medici l’hanno rimandata a casa tranquillizzandola. Ieri la donna ha avvertito nuovamente i dolori addominali ed è tornata in ospedale dove, al pronto soccorso, si sono accorti che il feto era morto. La donna è stata immediatamente ricoverata e sottoposta al parto cesareo.
Se si sia trattato o meno di un caso di malasanità, sarà l’inchiesta della Procura di Vibo Valentia a stabilirlo. I magistrati hanno disposto l’acquisizione della cartella clinica e degli accertamenti clinici fatti dall’inizio della gravidanza.
L’AVVOCATO: «NESSUNO HA PENSATO A UN’ECOGRAFIA» «Non si può morire in questo modo». A dirlo è stato l’avvocato Aldo Currà, legale di fiducia della donna alla quale è morto il feto, e del marito. «Per quale motivo – ha detto il legale – nessuno, al momento della sofferenza fetale, ha disposto un esame ecografico? Perché non sono stati effettuati ulteriori e specifici accertamenti sulla ragazza e il bimbo? Come mai queste condotte sono state caratterizzate da simile negligenza e imperizia?». «Abbiamo profonda fiducia nella magistratura – ha concluso l’avvocato Currà – e siamo certi che farà tutto il possibile per chiarire tutti gli aspetti ancora oscuri di questa tragica storia».
L’ASP DISPONE UN’INDAGINE INTERNA «La sig.ra M.E. di anni 28, gravida alla 38° settimana, in data 26 dicembre 2015 – si legge in una nota dell’Asp di Vibo – si è presentata al Pronto Soccorso dell’ospedale di Vibo Valentia per improvvisi dolori addominali; è stata visitata e sottoposta ad ecografia dallo specialista ginecologo di turno. Non emergendo problemi a carico del feto e della stessa paziente, quest’ultima è stata rinviata al proprio domicilio. In data 28 dicembre 2015, la sig.ra M.E. – si legge ancora nella nota – su consiglio del ginecologo che la seguiva, è stata nuovamente sottoposta a visita di controllo presso l’U.o. di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale vibonese; anche in tale circostanza non sono emersi rilevanti problematiche per madre e feto. La paziente, alla 40° settimana di gravidanza, il 7 gennaio 2016 si è presentata presso l’U.o. di Ostetricia e Ginecologia del Presidio Ospedaliero di Vibo Valentia per sottoporsi ai previsti accertamenti. Dal controllo effettuato dai sanitari è stata accertata la morte endouterina del feto e la Sig.ra è stata immediatamente ricoverata e sottoposta a taglio cesareo. Il direttore sanitario aziendale Dott. Michelangelo Miceli, appresa la notizia, nell’esprimere particolare vicinanza alla sig.ra M.E. e ai familiari per quanto accaduto, ha immediatamente disposto, nel rispetto della tutela della professionalità degli operatori Asp, una inchiesta interna volta ad accertare le cause del decesso, riservandosi di adottare i dovuti provvedimenti nel caso in cui dovessero scaturire specifiche responsabilità. Lunedì 11 gennaio, a causa dell’evento, giungerà presso il presidio ospedaliero di Vibo Valentia un’apposita Commissione regionale a cui il management aziendale offrirà la più ampia collaborazione».
IL CORDOGLIO DI FATARELLA Il dirigente regionale del dipartimento Tutela della salute Riccardo Fatarella, relativamente a quanto accaduto all’ospedale di Vibo, attraverso una nota diffusa dall’Ufficio stampa della giunta regionale ha dichiarato: «In riferimento all’evento sentinella occorso presso il presidio ospedaliero Jazzolino di Vibo Valentia, relativo al decesso di un neonato nell’utero materno, il dipartimento Tutela della Salute ha immediatamente attivato il gruppo di esperti per la valutazione e verifica delle procedure messe in atto relativamente al percorso nascita. Esprimo cordoglio a nome personale e di tutti i dipendenti del Dipartimento alla giovane mamma ed alla famiglia colpita dalla grave perdita del figlioletto».