LAMEZIA TERME La schiettezza del massone, che merita rispetto per la coerenza con la quale vive e manifesta i suoi ideali, e l’ipocrisia istituzionale di chi affolla trasmissioni televisive lanciando appelli a collaborare nella lotta alla criminalità mafiosa, salvo poi mantenere un livello operativo blando quanto inutile.
È lo sconfortante quadro che esce dalla testimonianza che ci viene offerta dall’avvocato Amerigo Minnicelli e dal protrarsi del silenzio dell’onorevole Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia.
Minnicelli ha creduto nell’esortazione a collaborare lanciata dall’onorevole Bindi e rivolta agli esponenti della massoneria linda e non compromessa. Ha creduto e gli ha scritto una lunga lettera dove sono tante le cose gravissime rappresentate. Su tutte il frequente ricorrere di “fratelli” arrestati in inchieste giudiziarie sulla ‘ndrangheta e che nonostante ciò sono rimasti accomodati nelle rispettive logge, vedendo anche accrescere il loro carisma e il rispetto tributatogli.
Un anno dopo, però, la presidente Bindi non ha trovato il tempo di rispondere alla lettera dell’avvocato Minnicelli e non ha avuto gama di avvalersi della sua offerta collaborazione, magari convocandolo a Palazzo San Macuto per farlo ascoltare dalla commissione Antimafia.
E sì che sotto la presidenza Bindi, come in precedenza del resto, un’audizione non la si è negata a nessuno. E sì che di escursioni a Reggio, Catanzaro e Cosenza la commissione Bindi ne ha fatte tantissime in questi due anni. Spazio e posto per sentire il gran maestro Minnicelli, cacciato dalla massoneria per aver osato puntare l’indice sul crescente inquinamento delle logge da parte di boss della ‘ndrangheta, non ne è stato trovato.
Forse avrà più fortuna con le indagini che magistrati come Nicola Gratteri, Pierpaolo Bruni e Giuseppe Lombardo hanno ripreso in mano in questi mesi. Intanto, però, la giustizia che ha incontrato Minnicelli è quella che lo ha condannato a pagare le spese civili per aver detto troppo e troppo avere infastidito un ambiente dove, stando alle ultime risultanze investigative, anche esponenti della magistratura non hanno trovato disdicevole accomodarsi.
pa.po.
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