Sporting Locri, si indaga su bilanci e carte della società

LOCRI Non c’è ‘ndrangheta nella parabola triste che ha portato lo Sporting Locri a un passo dal ritiro dal campionato. Sebbene gli investigatori stiano tuttora battendo tutte le piste, sembrano ormai certi che i messaggi intimidatori arrivati all’indirizzo di Armeni e di altri dirigenti dalla società siano estranei alla grammatica delle ‘ndrine. «Quello che possiamo dire al momento è che noi procediamo per minacce a carico di ignoti», ha affermato il procuratore capo di Locri Luigi D’Alessio, pur ammettendo «nessuna pista è esclusa. L’unica ipotesi che al momento ci sentiamo di tenere meno in considerazione è quella di un coinvolgimento della criminalità organizzata. D’altra parte, se avessimo avuto questo sospetto avremmo già trasmesso gli atti alla Dda di Reggio».
Chi ci sia dietro le minacce che hanno spaventato il presidente Armeni tanto da indurlo a lasciare nonostante l’ondata di solidarietà che da tutta Italia ha investito lo Sporting, allo stato non è dato sapere. Al netto delle ormai consuete indiscrezioni in odor di lenzuola, secondo cui dietro quelle intimidazioni ci sarebbe stato un ex fidanzato di una delle giocatrici che imputava al presidente la fine della storia, sembra tutt’altra la direzione assunta dalle indagini.
Negli ultimi giorni, per ordine della Procura di Locri, i carabinieri hanno acquisito bilanci e carte negli uffici della società. Gli investigatori vogliono capire come si sia evoluta nel corso degli anni la società, chi nel tempo l’abbia appoggiata, se qualcuno se ne sia allontanato e perché. Un lavoro lungo e minuzioso tutt’ora in corso, che potrebbe contribuire a svelare il nome e il volto di chi ha cercato di spezzare il sogno dello Sporting Locri.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it