CATANZARO «El Chapo considera i calabresi affidabili perché hanno una grande durezza, più dei colombiani o dei peruviani in genere. E, come ho potuto vedere, i messicani sono feroci, fanno la gente a pezzi con la motosega, tagliano la testa di una persona e su quella testa ci cuciono quella di un maiale, o appendono a un ponte una decina di persone per diversi giorni». Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri a Voci del Mattino su Radio Rai.
«Ho visto – ha aggiunto Gratteri – anche la popolazione inneggiare al terrorismo messicano, perché lì i terroristi, che sono al contempo narcotrafficanti, costruiscono scuole, ospedali, strade, si sostituiscono allo Stato e quindi creano consenso. Negli ultimi anni abbiamo notato che le organizzazioni criminali terroristiche messicane somigliano sempre più alla ‘ndrangheta. Mentre prima i cartelli messicani s’interessavano solo all’acquisto e alla distribuzione della cocaina all’ingrosso, oggi le organizzazioni messicane hanno mutuato dall’ndrangheta il controllo del territorio. Incidono e interferiscono insomma sugli scambi commerciali, sull’economia, sul potere e anche sulla politica e sul sistema elettorale».
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