ROMA Al termine della riunione, il commento di Mario Oliverio è lapidario: «L’incontro è andato bene, abbiamo ottenuto ciò che chiedevamo da tempo». Due ore di confronto nella sede del ministero della Salute (presenti per la Regione Franco Pacenza e il dg Riccardo Fatarella) sono servite per ottenere l’ok del ministro Beatrice Lorenzin all’attivazione di un tavolo specifico per la rimodulazione del Piano di rientro dal debito sanitario in Calabria, che è scaduto lo scorso 31 dicembre. Oliverio ha anche rappresentato al ministro come a distanza di sette anni dal commissariamento gli indicatori di valutazione presentino ancora condizioni drammatiche.
Dal governatore, in buona sostanza, è arrivato un giudizio negativo sulle gestioni commissariali – compresa quella attuale guidata da Massimo Scura – che si sono avvicendate alla guida della sanità calabrese dal 2009 ad oggi. Oliverio ha sottolineato al ministro della Salute come in questi sette anni di Piano di rientro siano profondamente cambiati i vincoli e gli strumenti programmatici nel sistema sanitario nazionale.
Lorenzin, dal canto suo, ha ribadito la necessita di definire un percorso per il superamento, in tempi certi, della stagione commissariale. «Non solo equilibrio finanziario – si legge in una nota diffusa dall’ufficio stampa della giunta regionale calabrese – per come è avvenuto in questi anni, ma la priorità va data alla domanda di salute che vede oramai nel panorama italiano una divaricazione sempre più netta tra le regioni in piano di rientro e le Regioni in regime ordinario».
«La Calabria – prosegue la nota – ha ancora il triste primato di essere tra le regioni del Paese non in linea con gli standard previsti dai Lea. Le ultime valutazioni attribuiscono alla nostra regione 137/160 punti. L’emigrazione sanitaria passiva ha raggiunto livelli insopportabili, prima di tutto per le famiglie coinvolte e successivamente per la stessa finanza regionale. Gli ultimi dati (2014) vedono in 278 milioni di euro la mobilità passiva della Calabria, nel mentre i cittadini calabresi continuano a pagare addizionali tributari tra le più alte d’Italia».
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