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«Dicano dove hanno sepolto mio figlio»

CATANZARO “Devono mettersi la coscienza a posto e dirmi dove hanno messo mio figlio, almeno gli vado a mettere un fiore”. A parlare è Elisa Altamura, madre di Giuseppe Todaro, scomparso la sera del…

Pubblicato il: 14/01/2016 – 20:16
«Dicano dove hanno sepolto mio figlio»

CATANZARO “Devono mettersi la coscienza a posto e dirmi dove hanno messo mio figlio, almeno gli vado a mettere un fiore”. A parlare è Elisa Altamura, madre di Giuseppe Todaro, scomparso la sera del 22 dicembre del 2009 a Guardavalle senza lasciare alcuna traccia. Giovedì nell’aula di corte d’Assise di Catanzaro – nel corso del processo che vede imputato Michele Lentini per omicidio e occultamento di cadavere – è stata sentita la famiglia della vittima. Domenico Todaro – vecchio affiliato dei Gallace di Guardavalle e oggi collaboratore di giustizia – è arrivato, spinto sulla sedia a rotelle da suo figlio Vincenzo. Anche Vincenzo, oltre al padre e alla madre, è stato ascoltato nell’udienza di giovedì. Tutti e tre i testi godono del programma di protezione dei collaboratori di giustizia.
Michele Lentini, ritenuto un esponente di spicco della cosca Sia-Procopio-Tripodi, è accusato di avere partecipato all’uccisione di Giuseppe Todaro occultandone poi il cadavere con un escavatore. Domenico Todaro ha ricostruito – attraverso le domande del pubblico ministero Vincenzo Capomolla – le ore precedenti e successive alla scomparsa di suo figlio. Le prime informazioni che ha avuto sulla scomparsa del figlio sarebbero giunte dalla nuora che gli avrebbe detto – senza volere però parlare coi carabinieri – di avere visto Giuseppe venire caricato su un furgone bianco. 
In sede di controesame l’avvocato Massimo Scuteri, difensore di Lentini, ha cercato di ottenere risposte circa le fonti esatte di informazione del collaboratore, sottolineando i contrasti contenuti in alcune testimonianze. Nell’udienza del 4 luglio 2014 sull’associazione Sia-Procopio-Tripodi, infatti, Todaro avrebbe affermato che la nuora gli avrebbe detto che nel furgone c’erano tre persone. In aula il pentito, invece, ha ribadito che quelle informazioni le avrebbe ricevute dalla moglie quando era in carcere. Todaro afferma di non ricordare i particolari ma insiste: “Il Fiorino era di Agostino Procopio, della ditta di Fiorito”. “Ho visto mio figlio la sera del 21 dicembre – ha detto Elisa Altamura –, poi se n’è andato via e non l’ho visto più”. Il giorno dopo, quando viene a sapere che era stata bruciata una macchina, la donna afferma di avere pensato: “Forse Giuseppe mio non si ricoglia più”. Elisa Altamura dice anche di avere appreso dal fratello del marito, Raffaele Todaro, che “erano Procopio e altri”. La prossima udienza è stata fissata per l’11 febbraio, data in cui dovrebbe essere formulata la richiesta dell’accusa.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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