LAMEZIA TERME Il governatore Mario Oliverio ha lasciato anzitempo i lavori della conferenza sulla nuova legge urbanistica che poi nuova non è, dato che si tratta di modifiche e integrazioni alla legge del 2002. Il coro degli scontenti se lo è dovuto sorbire, quindi, quasi tutto l’assessore alla Pianificazione territoriale e urbanistica, Franco Rossi. La stoccata più dura è arrivata dal suo stesso partito. Dal sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, il quale, per prima cosa, ha contestato il mancato coinvolgimento dei sindaci e degli ordini professionali nel redigere il nuovo strumento normativo. «Si concerta insieme a monte e non a valle la realizzazione di un progetto», ha esordito Falcomatà, deluso dal non avere trovato, nel corso dell’incontro, le risposte che cercava per risolvere propri dubbi.
Il sindaco di Reggio ha poi rivolto le sue perplessità a un platea sempre più scarna, dopo la partenza di Oliverio, ma finalmente incuriosita. Secondo Falcomatà, stando all’articolo 65 comma 2, lettera a della “nuova” legge, che riguarda i Piani regolatori e i Programmi di fabbricazione, il suo comune, in termini di ricaduta economica perderebbe oltre cinque milioni di euro. L’articolo, infatti, prevede che “i Piani regolatori e i Programmi di fabbricazione conservano validità limitatamente alle zone omogenee A e B”. Ma a Reggio anche le zone catalogate come C, D ed F sono altamente urbanizzate e questo farebbe nascere numerosi contenziosi e farebbe perdere alle casse del Comune parecchi denari. Sempre l’articolo 65 al comma 1, prevede «tutti i comuni della regione Calabria, ad eccezione di quelli che ricorrono alla procedura semplificata di cui all’art 27 ter, devono adottare entro e non oltre 12 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Piano strutturale comunale o associato». In caso contrario, come specifica il comma 5, «si applica il potere sostitutivo regionale di cui all’articolo 67», ossia la nomina di un commissario ad acta. «Questo è un assurdo giuridico – afferma Falcomatà – che spero verrà ridiscusso».
«L’articolo 27 individua dei soggetti giuridici – continua il primo cittadino – che ad oggi ancora non esistono, ovvero il procedimento di formazione del Psc tiene conto ai commi 5 e 9, di soggetti che istituzionalmente ci sono ma che concretamente ancora non esistono, come la città metropolitana».
L’analisi di Falcomatà prosegue: il Psc «andrebbe trasmesso in copia digitale alla città metropolitana, per l’acquisizione di un parere definitivo motivato sulla conformità e sulla coerenza urbanistica ambientale del Psc… Io mi troverei a inviare questo parere non si sa bene a chi visto che la città metropolitana non è stata ancora istituita». «Né tanto meno – continua – possiamo rifarci al Piano strategico previsto dalla Provincia perché la Provincia da giugno non esisterà più». «Ad oggi – conclude Falcomatà – stante questa legge, il comune di Reggio Calabria, come tanti altri comuni, non potrebbe appaltare più alcuna opera pubblica perché manca lo strumento urbanistico, dato che il nostro Prg non è più attivo, e questo comporterebbe dei danni a chi deve realizzare opere di edilizia privata».
Ma a dire no alle modifiche e integrazioni della legge del 2002 è anche il sindaco di Maida, Natale Amantea, il quale afferma che, in base all’articolo 23, vengono penalizzati tutti coloro che hanno terreni a vocazione industriale, che passerebbero a terreni di natura agricola, con grave danno per coloro che per anni hanno pagato fior di quattrini di Imu. Secondo Carlo Nisticò, consigliere comunale di Catanzaro, «la Regione deve sospendere le modifiche giuridiche apportate alla legge» per evitare gravi danni all’economia dei comuni. Ognuno, insomma, che si tratti di sostenitori o detrattori delle nuove norme, difende, è il caso di dirlo, il proprio orticello.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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