ROMA Montecitorio, qualche giorno fa. Luca Lotti ha di fronte Magorno: «Ciao Ernesto, allora avete trovato un candidato in grado di vincere a Cosenza? Serve un nome condiviso così evitiamo le primarie e proviamo ad andare al ballottaggio dove ce la giocheremo». Il segretario regionale del Pd: «Stiamo lavorando, Luca. Spero di darti novità a breve». In realtà il candidato ci sarebbe e di questo Magorno ne ha già parlato con Minniti e Oliverio, i due che in qualche modo stanno accompagnando il segretario in questa complessa fase di costruzione delle alleanze (con la sinistra radicale che continua a dire “no” a ogni ipotesi di intesa) e di ricerca dei candidati. È Lucio Presta, il manager televisivo di origini cosentine, l’uomo a cui il Pd potrebbe aggrapparsi per provare a sfilare a Mario Occhiuto il controllo di Palazzo dei Bruzi.
Lotti, e soprattutto Renzi, giocano a vincere. A dispetto delle minimizzazioni, lo stato maggiore del Pd ha compreso che quello delle amministrative sarà un test sul governo e sulla giunta regionale.
L’idea è quella di dare vita a una coalizione ampia, che metta dentro partiti e liste civiche, e di far saltare le primarie. Tanto Magorno quanto Oliverio e Minniti sono convinti della necessità di lavorare fino alla fine per cercare candidature condivise (a Cosenza ma anche a Crotone e negli altri grossi centri come Rossano) ed evitare primarie che in Calabria hanno avuto sempre il sapore di rese dei conti interne.
Per aggirare le primarie, sul cui regolamento sono previste novità che verranno illustrate nella direzione nazionale in programma per venerdì 22 gennaio, è necessario il voto dei tre quinti degli iscritti al Pd nel comune in cui si vota sempreché la coalizione non sia d’accordo a celebrarle. A Cosenza, secondo i dati in possesso della federazione provinciale, i tesserati dem sono 1127 (il dato si riferisce al 2014 dal momento che la nuova campagna di adesione si chiuderà il prossimo 20 gennaio). Dunque, per aggirare l’appuntamento ai gazebo, servirebbero almeno 676 firme in calce a una proposta di candidatura. «Non siamo contrari alle primarie – mette le mani avanti Damiano Covelli, segretario del circolo “Centro storico” di Cosenza e vicinissimo a Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio –. Ma è evidente che va valutata l’opportunità politica di trovare l’unità e allargare il campo della coalizione attorno a un candidato».
Chi non vuole sentire parlare di aspiranti sindaci calati dall’alto sono invece Tommaso Guzzi e Mario Petrozza, altri due segretari di circolo che a Cosenza mettono assieme quasi 500 tesserati, considerati fedelissimi del consigliere regionale Carlo Guccione: «Noi conosciamo un solo strumento per la selezione dei candidati ed è quello delle primarie. Essere iscritti al Pd significa soprattutto essere artefici delle scelte che ci riguardano». I due non lo dicono apertamente ma l’idea di insistere sulla strada delle primarie è un sostegno implicito alla corsa di Enzo Paolini. Che, assieme a Marco Ambrogio, vorrebbe tanto affidare alla valutazione degli iscritti le ambizioni da primo cittadino.
È una partita dagli esiti incerti quella che si gioca sull’asse Cosenza-Roma. Con Carlo Guccione nel ruolo di ago della bilancia. Non è un caso che nel corso dell’ultimo conclave del Pd calabrese, l’ex assessore regionale abbia già avvisato i naviganti: «Senza un risultato positivo alle amministrative, si renderà inevitabile una verifica alla Regione». Gira e rigira, sempre lì si torna. A quella defenestrazione dall’esecutivo che il più votato tra i consiglieri regionali calabresi non ha proprio mandato giù.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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