REGGIO CALABRIA In attesa che le motivazioni chiariscano in dettaglio gli elementi che hanno determinato la condanna del professore Attilio Nesi e dell’architetto Francesca Carmen Giglio, puniti entrambi con un anno di reclusione per abuso d’ufficio, l’avvocato Anna Aversa, legale dell’architetto, segnala che la pronuncia dei giudici «sbalordisce e disorienta ma è solo un primo grado del giudizio. Si attende fiduciosi e determinati l’attento e scrupoloso vaglio della corte di appello affinché venga ripristinata la legalità e restituita dignità morale alle parti coinvolte nel processo penale». Al riguardo, il difensore ricorda quanto sottolineato in sede di arringa riguardo la pronuncia del Consiglio di Stato, chiamato a valutare uno dei profili poi portati all’attenzione del giudice in sede penale. « La regolarità degli atti amministrativi del concorso e il rapporto di collaborazione professionale tra il prof. Nesi e l’arch. Giglio è stata consacrata dalla sentenza emessa in data 4/02/2014 dal Consiglio di Stato che ha espressamente escluso la violazione del dovere di imparzialità e dell’obbligo di astensione eccepito dall’arch. Nicosia. In quella sede l’ateneo reggino si è costituito chiedendo ed ottenendo il riconoscimento della legittimità del concorso del 2008″. L’avvocato ricorda inoltre che «secondo l’impostazione accusatoria l’arch. giglio non avrebbe dovuto partecipare al concorso in ragione di un pregresso rapporto di collaborazione professionale intercorso con il professore Nesi nel 2002. Il dottorato di ricerca non è in relazione ad alcun profilo menzionato», ma anche che «l’arch. Giglio non è una protetta del prof. Nesi ma al pari della Nicosia faceva parte del gruppo Stoa diretto dal prof. Nesi». Tutti profili presumibilmente valutati dal Tribunale di Reggio Calabria, o che il difensore potrà far valere in appello
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