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Cosenza, porte in faccia ai precari assunti all'Asp

COSENZA Sono bastati 12 giorni (dal 30 dicembre al 12 gennaio) al neodirettore generale dell’Asp di Cosenza, Raffaele Mauro, per recepire una proposta del dipartimento Sviluppo economico della Regi…

Pubblicato il: 18/01/2016 – 21:56
Cosenza, porte in faccia ai precari assunti all'Asp

COSENZA Sono bastati 12 giorni (dal 30 dicembre al 12 gennaio) al neodirettore generale dell’Asp di Cosenza, Raffaele Mauro, per recepire una proposta del dipartimento Sviluppo economico della Regione e chiudere la porta in faccia ai precari assunti a ridosso delle regionali del 2014. Sono state sufficienti poche righe per prendere atto del decreto che annulla in autotutela la convenzione tra l’Azienda e il dipartimento Lavoro e tutti gli atti (per la verità non molti) successivi. Il succo è chiaro: tutti a casa. Ma, tra le righe del provvedimento, la burocrazia ripercorre i passaggi che hanno portato alle assunzioni. È il racconto di uno scandalo calabrese. Manca tutto: una logica che giustifichi la scelta di quelle persone, un progetto coerente sul loro utilizzo, addirittura la copertura finanziaria. Non c’era una cosa che fosse al proprio posto, eppure i lavoratori hanno prestato servizio negli uffici della sanità cosentina per più di un anno, evidentemente all’insaputa di tutti.
A far deflagrare il bubbone è una richiesta apparentemente normale: l’Asp chiede alla Regione i soldi per pagare i “dipendenti” per il periodo che va dal dicembre 2014 al novembre 2015. Di più: l’avvocato Vincenzo Belvedere, che rappresenta 129 precari, mette in mora l’ente.
Il dipartimento Lavoro non ha alcuna intenzione di pagare. Si appiglia a tutte le incongruenze nel procedimento, che sono tantissime. È una discesa negli inferi della burocrazia. Prima questione: come sono stati scelti i precari? Sulla base di istanze pervenute entro la data del 22 dicembre 2010. Istanze che «appaiono irritualmente acquisite agli atti della Regione, la cui documentazione, peraltro, è oggetto di sequestro penale da parte dell’autorità giudiziaria». Ne avrà di lavoro, la Procura di Cosenza, perché «l’istruttoria di selezione delle istanze dei lavoratori non risulta agli atti di questo dipartimento».
È mistero, insomma, su come siano stati scelti i precari, alcuni dei quali sarebbero molto vicini ad ambienti politici del Cosentino (sia del centrodestra che del centrosinistra). La convenzione, poi, «è priva di impegno di spesa e di copertura finanziaria» e non esiste alcun atto di programmazione economico-finanziaria legato alla convenzione. Nessuna delibera dell’Asp ha preso atto della convenzione e il numero «dei beneficiari risulta modificato più volte senza motivazione». Va sempre peggio: «I nominativi dei beneficiari risultano già individuati da parte dell’Asp di Cosenza con nota del 7 luglio 2014, in virtù di non meglio precisate autocandidature di lavoratori». Una sorta di autoimpiego con il timbro dell’Asp, che all’epoca era retta dal direttore generale Gianfranco Scarpelli, e il silenzio (fino al 30 dicembre 2015) della Regione. L’accordo tacito per mantenere in servizio i precari (senza pagarli) è venuto meno. Ora si può dire che la convenzione è «priva di effetti e, come tale, nulla».
L’Asp di Cosenza, tra l’altro, non ha opposto «motivazioni fondate», limitandosi a invocare «intese verbali e indicazioni provenienti dal dipartimento 10, non sostenute da atti amministrativi». Caricati dalla politica e scaricati dalla burocrazia, i precari della sanità tornano a casa. Seguiranno ricorsi amministrativi e accertamenti della magistratura. C’è ancora un gigantesco punto interrogativo su questo scandalo: chi ha compilato l’elenco dei lavoratori da assumere?

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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