LAMEZIA TERME Ci sono 70 milioni di euro previsti per l’Asp di Catanzaro nel decreto 20 sull’edilizia sanitaria. Fondi ministeriali che sono stati accantonati e che necessitano di essere sbloccati per «realizzare quegli obiettivi di crescita» importanti per garantire la sopravvivenza di ospedali come quello di Lamezia Terme. «Il tema sanità va affrontato e vi è la necessità che la politica riprenda il suo ruolo. È necessario un incontro col ministro alla Sanità Beatrice Lorenzin affinché vengano sbloccati quei fondi che il ministero ha accantonato». Lo ha detto l’onorevole Pino Galati – deputato del gruppo verdiniano di Ala – nel corso del consiglio comunale che si è svolto martedì a Lamezia Terme sul tema della sanità con la partecipazione di alcuni sindaci del comprensorio, delle associazioni impegnate nella sanità del Lametino e del direttore generale dell’Asp di Catanzaro, Giuseppe Perri.
Un argomento, quello delle sorti del “Giovanni Paolo II”, che tiene col fiato sospeso il territorio lametino e crea non poche fibrillazioni viste le prossime modifiche che verranno approntate al decreto 9 sul Piano di rientro e vista la spada di Damocle che pende sulla testa dei presidi sanitari del comprensorio. Questa spada si chiama super hub “Dulbecco” ed è la nuova mega struttura che dovrebbe nascere, secondo quanto annunciato dal commissario alla Sanità, Massimo Scura, con l’unione tra il “Mater Domini” e il “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro. Ma non solo: il rischio da eludere è anche che vengano chiuse unità importanti come Microbiologia e Infettivologia che, con le nuove norme, potrebbero divenire prerogativa esclusiva di un ospedale hub e non di uno spoke. Nel corso del consiglio comunale è stato dato mandato alla commissione sanità – presieduta da Pasquale di Spena (Udc), medico nel pronto soccorso di Lamezia Terme – di istituire un tavolo tecnico che porti i propri lavori e le proposte che ne nasceranno all’attenzione del ministro Lorenzin.
«Uno spoke senza eccellenze – ha detto il sindaco di Lamezia, Paolo Mascaro – non sopravviverà a 20 minuti di distanza da un super hub come il “Dulbecco” che si vuole realizzare a Catanzaro». «Senza eccellenze che ci caratterizzino – ha proseguito – il timore è che questo ospedale possa morire». Assenti – ingiustificati e criticati – dell’assise di martedì erano il commissario Scura e il governatore della Calabria, Mario Oliverio.
IL DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE Lo spoke di Lamezia Terme – secondo l’analisi prodotta dalla commissione sanità – sta quasi perdendo i propri “gradi” fino a ridursi a un ospedale di base. Vi è necessità che venga riaperto il reparto di Otorinolaringoiatria, che venga aperta Neurologia e che, magari, una delle tre emodinamiche (branca della medicina che interviene sulle patologie legate alla circolazione sanguigna) che si trovano a Catanzaro venga trasferita a Lamezia così da poter intervenire autonomamente su una patologia frequentissima e diffusa come l’infarto. È una questione logistica – spiega il consigliere Di Spena – «delle 50mila prestazioni effettuate ogni anno in Pronto soccorso, circa 18-20mila vengono erogate agli utenti che vengono da fuori Lamezia Terme, dal basso Tirreno cosentino fino al Vibonese, senza contare i 21 comuni del comprensorio. Ma se un cittadino lametino impiega circa 20 minuti a raggiungere Catanzaro, un cittadino di Falerna paese o dell’entroterra montano non avrà la stessa fortuna».
Il documento redatto dalla commissione consiliare sanità è chiaro: «Non è per piangersi addosso, né per polemica che comunque non ci appartiene, però esiste un dato oggettivo: basti pensare a ciò che accade – giustamente – a Catanzaro con la creazione del colosso “Dulbecco” e, poco più distante – giustamente – a Crotone con la riapertura del reparto di Emodinamica e della Tin, e ciò che – ingiustamente – accade a Lamezia Terme con continue chiusure spoliazioni di reparti».
Quello che si chiede, oltre a portare emodinamica al Giovanni Paolo II, è di creare basi per reparti di eccellenza come l’istituzione di un Polo infettivologico «o qualsiasi altra branca specialistica che ci possa inorgoglire e ridare gli stimoli giusti e farci sentire parte integrante di questo territorio», cosa che al momento non è facile viste le criticità che il presidio sanitario affronta. Un esempio? Il servizio emergenza urgenza, 118, serve Lamezia con una sola ambulanza, «senza tralasciare l’assurdità che essa debba essere utilizzata per trasporti secondari da ospedale a ospedale, spesso lasciando scoperto il territorio di appartenenza».
SENZA ATTO AZIENDALE E CON LA TAC MORENTE Difende il fatto che l’ospedale cittadino sia un presidio di Primo livello e non una struttura base, il dg dell’Asp di Catanzaro, Giuseppe Perri. Ma ammette che le criticità ci sono. «Dal 2007 l’ospedale non ha un atto aziendale», avverte. Il plauso del dg va alla proposta di creare il Polo infettivologico che eluderebbe la chiusura di microbiologia e infettivologia. E non sarebbe male intervenire per comprare nuovi strumenti diagnostici «visto che la Tac ci sta lasciando». In sediatosi a marzo 2015, dopo la nomina fatta da Oliverio, Perri ha riscontrato diversi problemi: una debolezza organizzativa diffusa, carenza grave di personale anche in alcune unità complesse, personale demotivato e insoddisfatto anche per la mancata o ritardata applicazione di di alcuni contratti, incertezza e indecisione su alcune funzioni direzionali anche per la mancata individuazione di figure apicali. Urge un riassetto organizzativo ma non solo, Gli obbiettivi che si propone il dg sono: «Iniezione di nuove professionalità, miglioramento del comfort alberghiero, rinnovo del parco tecnologico, regole ferree di organizzazione, creare un rapporto di fiducia con i cittadini». Commissario permettendo.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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