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Testimone picchiato prima del processo a Vibo, identificato l'aggressore

VIBO VALENTIA Un’aggressione a cui è seguita una risposta altrettanto decisa e il processo “Talitha Kum” – che vede sul banco degli imputati esponenti del clan vibonese dei Bonavota accusati di ave…

Pubblicato il: 20/01/2016 – 11:50
Testimone picchiato prima del processo a Vibo, identificato l'aggressore

VIBO VALENTIA Un’aggressione a cui è seguita una risposta altrettanto decisa e il processo “Talitha Kum” – che vede sul banco degli imputati esponenti del clan vibonese dei Bonavota accusati di avere operato delle estorsioni ai danni di una cooperativa agricola – salta, rinviato al 16 marzo. Ma all’origine del litigio avvenuto questa mattina nel parcheggio del tribunale di Vibo Valentia, tra Pietro Lopreiato e Bruno Di Leo non vi è il procedimento che si doveva svolgere nell’aula bunker e nel corso del quale Lopreiato, quale parte civile nel processo in qualità di responsabile della cooperativa agricola, avrebbe dovuto testimoniare. L’acceso diverbio che ha mandato all’ospedale Lopreiato con una lieve prognosi pare sia sorto per dissidi privati.
I nomi dei due litiganti, di recente, sono apparsi nell’ordinanza per il fermo di Francesco Salvatore Fortuna, accusato di essere uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Domenico Di Leo avvenuto il 12 luglio del 2004. Il fermo – avvenuto il 12 gennaio scorso in seguito alle indagini operate dai carabinieri del comando provinciale e della compagnia di Vibo e coordinate dal procuratore vicario di Catanzaro Giovanni Bombardieri e dal sostituto Camillo Falvo – ha messo in luce anche le cause che hanno spinto il clan Bonavota di Sant’Onofrio a decidere della morte di Domenico Di Leo. Le indagini hanno trovato nuovo slancio nel 2011 con l’operazione “Talitha Kum”.
Indagando sulle estorsioni e le vessazioni che la cooperativa agricola subiva, i carabinieri hanno intercettato buone tracce che conducevano al delitto Di Leo. Dialoghi tra Pietro Lopreiato e Antonino Bonavota, suocero della vittima. Ma anche dichiarazioni rese da Bruno Di Leo, zio della vittima. Sullo sfondo dell’omicidio appaiono affari di famiglia, questioni private, come la relazione tra Pasquale Bonavota e una cugina di Di Leo, senza contare i contrasti sul centro commerciale di Maierato.
Sulle cause dell’aggressione di questa mattina gli inquirenti non si sbilanciano, escludono solo che sia legata al processo in corso. E attendono di ascoltare Lopreiato e Di Leo che potrebbero sporgere reciproche denunce.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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