CATANZARO Prosegue l’inchiesta della Procura di Catanzaro sul caso Calabria Verde, l’ente strumentale della Regione che ha assunto i compiti e le attività delle vecchie Afor e comunità montane. Ieri i magistrati hanno sentito Ernesto Forte, dirigente del settore Protezione civile. Fu lui a firmare una nota, datata 20 ottobre, nella quale si manifestavano delle perplessità circa la gara d’appalto da 33 milioni per la realizzazione del “Piano di potenziamento del parco autoveicoli destinato a funzioni di antincendio boschivo”. Prende le mosse da questo appalto – prima avviato e poi sospeso in autotutela dal’ex direttore generale Paolo Furgiuele – l’inchiesta sull’ente regionale da parte degli inquirenti di Catanzaro. Alla nota di Forte, Paolo Furgiuele risponde dopo due giorni e in seguito decide di sospendere per trenta giorni la delibera che dà il via alla gara e manda tutti gli atti all’Autorità nazionale anticorruzione, alla Regione Calabria e al responsabile unico del procedimento. L’indagine su Calabria Verde nasce da qui, dallo scandalo di 33 milioni di euro persi dalla Regione quando venne stoppato l’appalto per l’acquisto di mezzi antincendio destinati alla Protezione civile. Si trattava di fondi Por Fesr 2007/2013 che andavano rendicontati entro il 31 dicembre 2015. Ma la Procura di Catanzaro sta minuziosamente scandagliando un anno e mezzo di attività dell’ente strumentale della Regione. L’indagine si sta estendendo anche ad altri fondi e agli appalti gestiti da Calabria Verde. Ma non solo. Anche i magistrati di Castrovillari stanno indagando su Calabria Verde puntando i particolare alle concessioni rilasciate sui tagli boschivi in Sila.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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