REGGIO CALABRIA Saverio Casile, 65 anni, funzionario presso l’Ufficio unico esecuzioni e protesti (Unep) della Corte di Appello di Reggio Calabria, difeso dagli avvocati Aurelio e Steve Chizzoniti, è stato assolto «per non aver commesso il fatto» dai reati di peculato e simulazione di reato. Il pm Giovanni Calamita aveva concluso la requisitoria sollecitando la condanna dell’imputato alla complessiva pena di 4 anni quattro e 6 mesi. Secondo l’accusa lo stesso si sarebbe appropriato della somma di 23mila euro circa della quale aveva la disponibilità per ragioni di ufficio e quindi avrebbe denunciato falsamente l’ammanco della consistente somma sparita dall’Unep.
I difensori di Casile hanno definito le indagini preliminari a senso unico tant’è che non sono stati interrogati gli ufficiali giudiziari (tranne uno) in forza all’Unep di Reggio Calabria; non sono stati acquisiti presso il servizio di vigilanza dell’ufficio i fogli di ingresso del pubblico e soprattutto non sono state esperite opportune verifiche volte ad accertare la consistenza numerica delle cassette utilizzate dell’ex imputato per come si evince dalle deposizioni in aula degli ufficiali di Polizia giudiziaria. I difensori hanno richiamato la deposizione definita «sfuggente e ambigua», della dirigente dell’ufficio Unep Francesca Filocamo che sarebbe incorsa, secondo quanto sostenuto dai legali in una nota stampa «in una serie di falsità, al punto che l’istruttoria dibattimentale ha inequivocabilmente, fra l’altro, accertato: la sussistenza delle doppie chiavi delle cassette e della cassaforte alla quale si poteva accedere attraverso la stanza della dirigente, una serie di precedenti ammanchi (mai denunciati all’autorità giudiziaria), furti di portafogli fulmineamente perpetrati in pregiudizio di altri funzionari, il ricorso a trattenute mensili sulle buste paga per ripianare la sparizione del denaro a seguito di ammanchi che la dottoressa Filocamo ha simpaticamente nobilitato definendoli “anomalie”».
Gli avvocati Chizzoniti hanno prodotto una memoria difensiva integrata dal provvedimento assunto dal ministero della Giustizia che addirittura «ha ritenuto che le acquisizioni istruttorie relative alle indagini preliminari non consentano, al di là di ogni ragionevole dubbio, di supportare l’impianto accusatorio neanche sul versante disciplinare».
Dopo circa due ore di camera di consiglio il Tribunale è tornato in aula leggendo il dispositivo che manda assolto quello che i difensori hanno definito un «autentico clandestino a bordo». Aurelio e Steve Chizzoniti hanno puntualizzato che la sentenza restituisce dignità ed onore ad un autentico quanto inimitabile servitore dello Stato sempre e comunque al servizio della Giustizia.
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