COSENZA C’è un mistero al consorzio di bonifica “Sibari-Crati”. E non di poco conto, perché interessa la delibera che avrebbe dovuto nominare il commissario liquidatore dell’ente in house della Regione. Un condizionale d’obbligo perché di quell’atto esistono due distinte versioni con contenuti completamente diversi: una, uscita dalla Cittadella regionale; l’altra, – ben più importante per l’ufficialità – pubblicata sul Burc. Addirittura l’ultima senza neppure il nome del commissario. Una sorta d’assegno in bianco per chiunque voglia successivamente inserire qualsiasi nominativo. Senza contare che nella versione ufficiale compare anche un compenso: il trattamento di un dirigente di settore.
Un aspetto non secondario, visto che nel testo licenziato dall’esecutivo Oliverio (la prima versione), al commissario non spetterebbe altro che un rimborso spese. Un mistero dunque da risolvere al più presto per chiarire e rendere più fluido l’operato di Rodolfo Elia che – a questo punto non ufficialmente – ha il compito non facile di tentare di liquidare rapidamente un ente da molti considerato inutile.
POLTRONE D’ORO L’imperativo era quello di sostituire il più presto possibile l’ex commissario liquidatore del soppresso Consorzio di Bonifica della Piana di Sibari e della Media Valle Crati. Una potrona occupata fino allo scorso anno da Domenico Bilotta e divenuta insostenibile per l’elevato costo dell’incarico. Ben un 1.446.167,61 euro per l’attività svolta in cinque anni (2010-2015) oltre a circa 16mila euro di riborsi per le “spese vive”. Stando agli accertamenti effettuati, sarebbe addirittura emerso che i compensi percepiti dall’ex commissario come anche quelli del suo predecessore – Salvatore Gargiulo – non corrisponderebbero a quelli effettivamente dovuti. Visto che l’indennità di carica stabilita per decreto regionale sarebbe dovuta essere pari al 50% di quella del sindaco del capoluogo dove risiede il Consorzio di bonifica.
Per cui la Regione avvia una procedura legale per recuperare le somme ritenute indebitamente percepite dai due commissari. Una procedura che, conseguentemente, ha reso incompatibile l’incarico dello stesso commissario liquidatore Bilotta – divenuto di fatto una controparte dell’ente da lui diretto – e reso urgente la sua sostituzione. Possibilmente con un esborso minore, visti anche i continui richiami della Corte dei conti sui costi degli enti in house della Regione, per il “Sibari-Crati”.
IL PASTROCCHIO DELLE NOMINE Per affrontare e risolvere entrambi i problemi – sostituzione e contenimento delle spese – la giunta regionale a settembre scorso licenzia una delibera con la quale viene nel contempo revocato l’incarico a Bilotta e affidato il ruolo di commissario liquidatore a Pasquale Celebre. Una decisione a costo zero per l’amministrazione visto che il neo commissario è stato scelto tra i dirigenti di ruolo in servizio a tempo indenterminato presso la giunta regionale e per il quale – così come recita la delibera – viene stabilito che «non dovrà percepire per l’attività prestata compenso aggiuntivo rispetto alla retribuzione di godimento». Una scelta impeccabile se non fosse per un aspetto non secondario: non era stata concordata con il diretto interessato. Dato che pochi giorni dopo la nomina il dirigente regionale – con una propria nota – comunica rinuncia all’incarico semplicemente perché quelle attività sarebbero «incompatibili con la posizione dirigenziale ricoperta». Il dubbio è che quest’aspetto si sarebbe potuto accertare prima o quanto meno concordarlo con lo stesso dirigente. Ma tant’è, la giunta regionale è costretta a stretto giro a procedere a una nuova nomina. Questa volta acquisendo la disponibilità a ricoprire l’incarico da parte del dirigente regionale scelto.
LO SDOPPIAMENTO DELLA DELIBERA Si arriva così alla delibera n. 441 approvata dalla giunta regionale lo scorso 27 ottobre. Una provvedimento lineare che affida, previo suo assenso, il compito di liquidare il Consorzio a Rodolfo Elia, dirigente regionale avvalendosi di due professionisti esterni. E procedere anche al recupero delle somme indebitamente percepite dai suoi due predecessori. Per la sua attività, al nuovo commissario «sarà riconosciuto – si legge nell’atto approvato dall’esecutivo – il rimborso delle spese documentali sostenute per raggiungere dalla sede di servizio la sede del Consorzio». Non dunque un nuovo compenso aggiuntivo, ma un semplice rimborso spese. Ma avviene che nella delibera pubblicata sul Burc gran parte di quanto stabilito nel provvedimento svanisca nel nulla: assenza di compenso, nomina di un dirigente interno e finanche il nome del commissario. Quest’ultimo elemento addirittura risulta completamente in bianco. Dunque letteralmente un’altra delibera. Nonostante il numero dell’atto e la data coincidano in tutto e per tutto con quanto deciso nella seduta della giunta regionale. Un mistero, appunto, sul quale qualcuno dovrà dare immediate risposte.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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