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Il ritorno di Scopelliti

NAPOLI Il lungo silenzio è finito. L’ex governatore Peppe Scopelliti torna nell’agone politico sotto le bandiere della nuova An. La sua adesione ad Azione popolare non è una novità, ma è la prima v…

Pubblicato il: 23/01/2016 – 16:29
Il ritorno di Scopelliti

NAPOLI Il lungo silenzio è finito. L’ex governatore Peppe Scopelliti torna nell’agone politico sotto le bandiere della nuova An. La sua adesione ad Azione popolare non è una novità, ma è la prima volta che il presidente “dimissionario e sospeso” torna a parlare in pubblico della sua esperienza politica in Regione dopo la condanna a 6 anni nel processo Fallara e la debacle delle elezioni del maggio 2015. Un “I’m back” in sordina, una riapparizione avvenuta non in Calabria, bensì a Napoli. L’occasione per il ritorno è il convegno “Sud, una questione nuova”, organizzato da An e con al banco dei relatori e in platea vecchi e nuovi esponenti del neanche troppo variegato universo della destra italiana. C’è, ovviamente, l’attuale portavoce nazionale di An, il consigliere regionale Fausto Orsomarso; presenti anche l’ex ministro Mario Landolfi e i già sottosegretari Nello Musumeci e Pasquale Viespoli. Accanto a Scopelliti avrebbe dovuto esserci anche l’europarlamentare Raffaele Fitto, che invece è intervenuto solo telefonicamente.
Il più entusiasta per il rientro in scena di Scopelliti è probabilmente l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, che twitta: «A Napoli Scopelliti difende le ragioni di un Mezzogiorno che deve rinascere».

L’INTERVENTO Scopelliti argomenta per una mezz’ora buona. Ma è un’uscita in tono minore: nessun giudizio politico sull’operato del successore Oliverio, né sul centrosinistra al governo; nessun accenno alla sua vicenda giudiziaria (non ancora fissato l’inizio del processo d’appello). L’ex governatore tiene con fermezza il punto del convegno: come governare l’Italia – e le Regioni – senza una classe politica davvero autorevole e all’altezza della sfida. La sua esperienza personale è al centro delle sue riflessioni. La spesa dei fondi Ue: è probabilmente questo l’ostacolo più grande. E poi il riequilibrio tra i poteri dello Stato, la necessità di normalizzare il rapporto tra la politica e la magistratura. È un rimando alla sua vicenda personale? Chi ha avuto modo di ascoltarlo giura di no. Solo discorsi di ampio respiro, generali. Come quello contrario alla rottamazione: no, non si può mettere da parte la classe dirigente sana che ha fatto esperienza e che può essere utile. Alla Regione, al governo, all’Italia. Scopelliti è calmo, malgrado la lunga assenza dalla ribalta. Il piglio è placido, quello di chi ha la pazienza di aspettare. «Ora fa il militante, è giusto che uno con la sua voglia dia un contributo», ribadisce Orsomarso. Che prova a spostare l’attenzione sui contenuti programmatici di An.

LE PROPOSTE Prima proposta: le macroregioni. «Il centrosinistra ci ha sempre consegnato riforme pasticciate, dal Titolo V al Senato. Noi invece lanciamo l’idea delle macroregioni che farà parte del programma del centrodestra che nascerà». Sì, perché An «non è un partito», è «un movimento per la ricostruzione del centrodestra». Progetto ambizioso, viste le ambasce dell’ultimo capo carismatico, Berlusconi, e i limiti di Salvini, che sembra non possedere le doti per essere un leader nazionale, proprio per le difficoltà di sfondare al Sud. Orsomarso e i suoi, invece, propongono «una questione meridionale nuova, davvero nuova», altrimenti il rischio è di avere «un Sud senza più meridionali». Quindi una destra con radici nel Mezzogiorno, ma che sia «autorevole, di governo», aggiunge il portavoce aennino. Secondo cui i dati parlano chiaro: «Il centrodestra vince quando trova al suo fianco una destra forte, come è successo nel ’94, con la discesa in campo di Berlusconi».
Oggi, però, a fare molto più rumore è quella di Scopelliti. Orsomarso riflette: «È chiaro che un eventuale ribaltamento del giudizio nel processo d’appello produrrà effetti. Sì, dovranno essere riscritti i libri di storia».

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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