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Padre Fedele grida al complotto: «Fatemi dire Messa»

COSENZA «È il giorno più bello della mia vita». Ha esordito, così, dopo aver fatto il segno della croce. Padre Fedele Bisceglia, oggi a dieci anni dal giorno del suo arresto, ha incontrato la stamp…

Pubblicato il: 23/01/2016 – 10:44
Padre Fedele grida al complotto: «Fatemi dire Messa»

COSENZA «È il giorno più bello della mia vita». Ha esordito, così, dopo aver fatto il segno della croce. Padre Fedele Bisceglia, oggi a dieci anni dal giorno del suo arresto, ha incontrato la stampa a piazza XI settembre in pieno centro a Cosenza per «dire ai suoi confratelli la verità». Un desiderio di far sentire la sua voce «finalmente libero» dopo dieci anni quando il nuovo processo d’appello ha messo la parola fine alla sua vicenda giudiziaria. Iniziata il 23 gennaio di dieci anni fa quando venne arrestato, assieme al suo segretario Antonio Gaudio, per violenza sessuale ai danni di una suora. Il sacerdote, volto noto in città, venne espulso dal suo Ordine dei frati francescani dei poveri e dopo un periodo di detenzione affrontò i processi. Venne condannato a nove anni di carcere in primo e secondo grado, poi la Cassazione annullò con rinvio la sentenza d’appello. E nei mesi scorsi la corte d’appello di Catanzaro lo ha assolto.
Questa mattina, padre Fedele ha voluto per prima leggere una lettera inviata al vescovo Francesco Nolè e ad altri vertici ecclesiastici per «dire la verità» e «chiedere di dire Messa» proprio nell’anno della Misericordia. «Voglio rispondere – ha detto – all’allora vescovo Nunnari che affermò pubblicamente che sono stato espulso perché ho disubbidito. Ma quando? Quando ero in carcere o in esilio?». Mostra documenti, scambi di corrispondenza per dimostrare «il complotto» nei suoi confronti e l’isolamento subito. L’ex frate si infervora quando parla di don Nunnari. «Tre donne mi hanno scagionato. Brave le donne ma non quelle suore», ha esclamato il religioso facendo riferimento ai giudici donne che hanno seguito alcune fasi della vicenda giudiziaria. Perché – ha ripetuto più volte – «io sono innocente». «Ho scritto più volte a Papa Francesco – ha aggiunto – ma sono sicuro che non le ha mai lette. E ora mi sto informando per come fare a raggiungerlo. Sono sicuro che il Pontefice conoscesse il mio amore per i poveri mi legherebbe al suo cordone». E il suo impegno per i poveri lo ha sempre portato avanti. Nonostante da dieci anni sia stato estromesso dall’Oasi francescana – struttura da lui fondata e in cui si sarebbero consumate le violenze –, padre Fedele ha iniziato a costruire una nuova struttura per i poveri: «La divina Provvidenza non mi ha mai abbandonato. E lunedì getteremo il solaio del “Paradiso dei disabili”». Dopo aver “urlato” la sua innocenza, Padre Fedele è diretto all’agriturismo Contessa dove oggi festeggerà questa data assieme a oltre quaranta poveri a cui offrirà il pranzo.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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