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La truffa da 700 milioni partita da Rende

COSENZA Garanzie fideiussorie fasulle per un totale di 692 milioni di euro. Guadagni illeciti per 12 milioni, una girandola di scatole cinesi sparse per mezza Europa e, alla fine, un’operazione del…

Pubblicato il: 24/01/2016 – 12:23
La truffa da 700 milioni partita da Rende

COSENZA Garanzie fideiussorie fasulle per un totale di 692 milioni di euro. Guadagni illeciti per 12 milioni, una girandola di scatole cinesi sparse per mezza Europa e, alla fine, un’operazione della Dda di Milano che ha stoppato il traffico di titoli. Acquistati, nel frattempo anche da enti pubblici. In Lombardia si fanno le cose in grande, ma la presunta maxi truffa inizia in Calabria. Nello studio di un notaio di Luzzi, per la precisione. Attorno al tavolo ci sono anche due cosentini: uno originario di Belvedere Marittimo e l’altro nato a Cosenza. I due sono indagati per associazione a delinquere: il gip ha ridimensionato la loro posizione, spiegando che «hanno partecipato all’associazione solo nella fase iniziale e non risultato aver fornito un contributo significativo ulteriore». La decisione di vendere la loro società finanziaria gli è costata più di qualche grattacapo perché, proprio a partire da quella vendita, il meccanismo delle false fideiussioni ha iniziato a macinare una montagna di soldi.
LA GENESI DELLA TRUFFA Il primo veicolo societario utilizzato per realizzare la colossale frode viene costituito, ma sarebbe meglio dire acquisito, nel maggio 2013. A quei tempi quando una compagine riconducibile ad alcuni aspiranti finanzieri lombardi –  – rileva la Finrete spa, società con sede a Rende, di proprietà dei due cosentini, facendole assumere la denominazione di Lombard Merchant. L’atto, che porta la data del 28 maggio 2013, viene redatto nello studio di un notaio a Luzzi. Cosenza, dunque, è la prima tappa della maxi truffa da centinaia di milioni di euro.
Nel documento, mai depositato alla Camera di Commercio, si mette nero su bianco che la Partecipazioni & investimenti srl cede tutte le quote di Finrete alla svizzera G.A. Commerzial Suisse, riconducibile a Sangiovanni, la quale acquistava in nome e per conto della società britannica SA Finanze Investment Ltd. È l’avvio di un giro di scatole cinesi nelle quali Sangiovanni, il cui nome tornerà più avanti nell’inchiesta disegnando sfondi inquietanti, è molto esperto. La “nuova” finanziaria trae origine dalle decisioni assunte in un verbale di assemblea straordinaria della società Finrete datato 28 maggio 2013 (giorno del passaggio delle quote). All’atto dell’acquisizione, lo statuto viene modificato e si decide per l’aumento del capitale sociale da 610mila euro a 27 milioni e 610mila, suddiviso in 27.610 azioni da mille euro ciascuna. La truffa parte da qui e poi si dipana tra l’Italia e l’estero. Quella che pare essere una solida finanziaria si sgonfia presto. L’ispezione della Banca d’Italia scoprirà che quella solidità si basa su titoli inesistenti: il capitale sociale della Lombard Merchant scende in una sola mossa a 190mila euro. Con la Lombard Merchant inizia il giro delle fideiussioni. Vengono emesse, tra il 2013 e il 2015, garanzie fideiussorie per un importo complessivo di oltre 692 milioni di euro. Documenti ceduti, dietro corrispettivo (il premio dell’assicurazione) a una clientela vastissima. Il profitto è la sommatoria dei premi: 12 milioni di euro. Queste fideiussioni vengono commercializzate a prezzi concorrenziali ma non fuori mercato e rilasciate (senza alcuna istruttoria sul soggetto garantito) a breve distanza di tempo dalla formalizzazione della richiesta dei clienti, ai quali il “sistema” congegnato a Milano si presenta con una struttura societaria e con un’organizzazione apparentemente solida. Si lavora anche con enti pubblici, che acquistano garanzie assicurative e pagano le polizze. Peccato, però, che la Lombard non avesse alcuna autorizzazione per emettere i titoli. È un’ispezione della Banca d’Italia a mettere in chiaro che la società ha «esercitato abusivamente l’attività finanziaria».
IL BROKER DEI CLAN Alla vicenda legata alla truffa se ne incrocia un’altra, ben più inquietante, che conduce fino alle porte della holding ‘ndranghetista. Uno dei personaggi centrali per la nascita della finanziaria farlocca è, infatti, Emanuele Sangiovanni, sbrigativamente rappresentato dalle cronache come broker della ‘ndrangheta. Non a caso, ma per il suo coinvolgimento nell’operazione “Seveso”, inchiesta che ipotizza la creazione, da parte dei clan, di una vera e propria banca in Brianza. A Monza e dintorni, le propaggini delle cosche calabresi hanno avamposti criminali ed economici. E Sangiovanni, un professionista con legami consolidati in Svizzera, poteva investire i proventi della banca mafiosa (l’usura e il “nero” degli imprenditori) avvalendosi di una rete di collaboratori che partiva da Monza per passare da Origgio, in provincia di Varese, e finire in Ticino. Il broker è finito anche nella storiaccia della Lombard Merchant, facendo drizzare le antenne degli inquirenti. Che, seguendo i soldi che tengono in piedi il business, arrivano ai nomi di altri due uomini «legati alla criminalità organizzata di stampo mafioso, in particolare alla ‘ndrina Pensabene (sempre quella dell’inchiesta sulla banca delle ‘ndrine, ndr)». Si tratta di Vincenzo Cotroneo e Ivan Battista Legramandi, ritenuti «sostanziali finanziatori dell’attività e referenti dei promotori dell’associazione». Cotroneo e Sangiovanni, in particolare, sono stati condannati per associazione mafiosa il 26 giugno 2015, rispettivamente a 8 anni e dieci mesi e 6 anni di reclusione. Un motivo in più per pensare che dietro il raggiro delle polizze assicurative non ci fosse soltanto un gruppo di yuppie.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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