Ultimo aggiornamento alle 20:43
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

MINACCIA JIHADISTA | Le due vite di Hamil, foreign fighter "calabrese"

COSENZA Chi era davvero Hamil Mehdi? Il ragazzo dallo sguardo stranito ripreso dalle videocamere della polizia durante l’arresto o il potenziale jihadista con una passione per i video sulla prepara…

Pubblicato il: 25/01/2016 – 16:36
MINACCIA JIHADISTA | Le due vite di Hamil, foreign fighter "calabrese"

COSENZA Chi era davvero Hamil Mehdi? Il ragazzo dallo sguardo stranito ripreso dalle videocamere della polizia durante l’arresto o il potenziale jihadista con una passione per i video sulla preparazione degli esplosivi? L’ambulante che vendeva tappeti, canne da pesca e retini al mercato – e a Settimo di Rende – o il terrorista in divenire che si autoaddestrava a Luzzi contro gli “infedeli”? Dove finisce la sua vita da commerciante che gira per la Valle del Crati su un furgone bianco e dove inizia la radicalizzazione?
Hamil, il 25enne marocchino arrestato oggi dalla polizia vendeva le sue cose di giorno, poi tornava a casa scaricava da internet contenuti di propaganda dell’Isis quasi tutti i giorni. Nulla di anomalo, a prima vista: contrattazioni con i clienti e pause canoniche per la preghiera. Il caffè portato dai vicini nell’area in cui vendeva, spesso accompagnato dal padre e dai fratelli più piccoli. Il lavoro e poi via, a casa, lasciando la postazione in perfetto ordine, ogni sera. Nulla che faccia anche soltanto immaginare la volontà di unirsi al Califfato. È lo stesso schema già visto, già letto e descritto, per i foreign fighters delle periferie europee. Nelle banlieue come a Molenbeek (adesso anche a Luzzi, se l’impianto investigativo verrà confermato), identici processi: l’allontanamento dalla comunità islamica ufficiale, il rifiuto per le tradizioni della famiglia, il Corano riletto in chiave jihadista o giù di lì. E internet, vera chiave d’accesso alla “nuova” dottrina. Gli investigatori della Digos e dell’Antiterrorismo hanno monitorato i suoi accessi alla rete osservando la sua propensione per i video che ritraggono sia tecniche di combattimento (con lo sfondo della bandiera nera dell’Is) sia la preparazione e l’uso di materiali esplosivi. In un video, un combattente collega i fili di un ordigno e spiega «sto legando le chiavi del paradiso con le mie mani», poi si vede un’esplosione.

UN CASO ISOLATO Secondo gli inquirenti e gli investigatori, la posizione di Hamil Mehdi sarebbe un caso isolato ma ugualmente preoccupante anche perché, come scrive il gip Giuseppe Perri nell’ordinanza di custodia cautelare, gli jihaidisti «riconoscono un ruolo centrale al proselitismo e all’uso di internet quale mezzo di diffusione globale dell’informazione e, più nello specifico, di divulgazione della guerra agli infedeli». Secondo gli investigatori, il giovane non aveva progetti su possibili attentati da realizzare in Italia, «ma la sua frustrazione per non essere riuscito a raggiungere gli scenari di guerra», dicono, avrebbe potuto con il tempo trasformarsi in qualcosa di molto pericoloso.

I CONTATTI La soluzione al “mistero” Hamil potrebbe essere nei tabulati telefonici. Così sperano gli inquirenti. Che, tra i contatti del 25enne arrestato a Luzzi con altri soggetti vicini al terrorismo, hanno scoperto triangolazioni con un numero a sua volta in contatto con Anas El Abboubi, coinvolto nell’operazione “Screen shot” della Digos di Brescia perché ritenuto capo fondatore della filiale italiana di “Sharia 4”, movimento ultraradicale islamico messo al bando in diversi paesi europeo sorto in Belgio nel 2010 e ispirato al predicatore filo-jihaidista Omar Bakri, e il contatto con un’altra utenza belga risultata in contatto con l’attentatore Ayoub El Khazzani, arrestato sul treno Amsterdam-Parigi lo scorso agosto. Proprio il Belgio avrebbe dovuto essere la destinazione di Mehdi nello scorso mese di settembre. Un viaggio saltato all’ultimo minuti per questioni familiari.

LA PASSIONE PER I SOCIAL Hamil usava spesso i social per comunicare e si collegava frequentemente a watsapp. Ragione per cui – scrivono gli inquirenti – si ipotizza che lui avesse utilizzato queste piattaforme anche per «effettuare conversazioni via internet». Da qui il suo accanito interesse per filmati, immagini e altri contenuti propagandistici riferiti all’Isis. Ecco perché spesso si collegava quotidianamente a siti telematici d’area. Un interessamento che gli inquirenti definiscono «morboso» con una consultazione «avida e spasmodica». 

LA FAMIGLIA Per le sue posizioni radicali, Hamil Mehdi veniva descritto dalla madre, in un colloquio registrato dagli inquirenti, come un ragazzo con poca voglia di lavorare e con problemi a relazionarsi con il mondo occidentale, soprattutto con le donne e in special modo se indossano abiti succinti. La madre spiega a un’amica che suo figlio «va al mare in posti poco affollati per limitare la visione di corpi femminili in costume da bagno». Tutte abitudini che «si riverberano negativamente sulle sue capacità di reperire un’occupazione lavorativa e di relazionarsi col contesto sociale e familiare di riferimento». Secondo i suoi familiari, il seguire in modo pedissequo i dettami del Corano avrebbero portato Hamil anche a un’autoisolamento. 

CAMBIARE VITA Il «disagio quotidiano» di Hamil, secondo gli inquirenti, «è confermato anche da alcune sue telefonate intercettate, dalle quali emerge un ulteriore tentativo del ragazzo di tagliare i ponti col suo vissuto e cambiare radicalmente vita». Il suo progetto è quello di trasferirsi in Belgio. È a un cugino, Said, che rivela la sua volontà «di andare lì per trovare un lavoro e una nuova sistemazione». Il parente lo scoraggia, spiega che è difficile trovare lavoro e che dovrà «fare tanti sacrifici». Ma Hamil compra un biglietto. Avrebbe dovuto partire da Lamezia Terme con un volo Ryanaiar, il 23 settembre 2015. La madre sa del suo progetto di trasferirsi. Anche se i rapporti con la famiglia si erano fatto meno intensi. Genitori e fratelli erano all’oscuro delle attività di Hamil. A loro non aveva neanche detto del proposito di partire per la Turchia. Con sé aveva un biglietto di sola andata, un pantalone militare e pochi indumenti, un libro e un tappetino per la preghiera e una pubblicazione dei Fratelli musulmani. Il bagaglio leggero di un presunto jihadista.

 

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x