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MINACCIA JIHADISTA | Hamil si difende: «I video? Era solo curiosità»

COSENZA È durato circa venti minuti l’interrogatorio di garanzia di Hamil Mehdi, il marocchino di 25 anni arrestato lunedì, a Luzzi, dalla polizia di Stato perché accusato di auto-addestramento ai …

Pubblicato il: 27/01/2016 – 18:24
MINACCIA JIHADISTA | Hamil si difende: «I video? Era solo curiosità»

COSENZA È durato circa venti minuti l’interrogatorio di garanzia di Hamil Mehdi, il marocchino di 25 anni arrestato lunedì, a Luzzi, dalla polizia di Stato perché accusato di auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale. Il giovane è detenuto in isolamento nel carcere di Cosenza. Al venticinquenne è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro, Giuseppe Perri, che ha accolto la richiesta del coordinatore della Dda, Giovanni Bombardieri, e dal sostituto procuratore, Paolo Petrolo. Le indagini della Digos di Cosenza e del Servizio centrale antiterrorismo hanno avuto inizio dopo che il venticinquenne, nel luglio scorso, era stato espulso dalla Turchia perché ritenuto pericoloso. Gli inquirenti ipotizzano che il marocchino aveva intenzione di raggiungere la Siria per unirsi al fronte terroristico dell’Isis. Nel corso delle indagini gli investigatori avrebbe accertato che il venticinquenne si sarebbe auto-addestrato per il combattimento ed avrebbe avuto contatti telefonici con esponenti dell’organizzazione terroristica dello Stato islamico. Occhi puntati, quindi, su tutto il materiale sequestrato al presunto foreign fighter calabrese.

L’INTERROGATORIO Mercoledì pomeriggio, dopo le quindici, il ragazzo è stato sentito dal gip di Cosenza, Salvatore Carpino su delega del collega di Catanzaro Perri alla presenza del legale del 25enne, l’avvocato Francesco Porto. Hamil Medhi ha voluto precisare alcune cose in merito a quanto contestato nell’ordinanza di custodia cautelare. In particolare, ha spiegato che è andato su youtube e solo «per curiosità» ha cliccato su quei video, andando a vedere anche poi quelli correlati. Il giovane ha detto di essere musulmano ma che non gli «piace il terrorismo». Ha spiegato, inoltre, di essere andato in Turchia soltanto «per pregare» e ha scelto quel luogo perché era quello logisticamente più raggiungibile e più aperto alle religioni. Il legale del giovane ci tiene a precisare che la versione data dal ragazzo coincide anche con quanto riferito dal padre sul viaggio in Turchia e su altre vicende contestate dall’accusa. Sull’intenzione di trasferirsi in Belgio, Hamil Medhi ha detto al giudice Carpino di volerlo fare per cercare lavoro: ecco perché avrebbe contattato il cugino. Quest’ultimo lo avrebbe scoraggiato evidenziando che lì adesso è molto complicato trovare un’occupazione e che per il ragazzo – che fa il venditore ambulante di tappeti nell’hinterland del Cosentino – sarebbe stato meglio rimanere dove era. Il legale ha chiesto già la revoca della misura cautelare in carcere e di sbloccare i colloqui con i familiari. Ma se non dovesse ricevere una risposta positiva entro dieci giorni il legale presenterà ricorso al Tribunale del Riesame. L’avvocato Porto ha voluto ribadire che «la normativa applicata nei confronti del mio assistito è molto pericolosa. Sono norme che limitano la libertà di culto e che vanno a punire non un reato ma l’intenzione di una persona».

LE INDAGINI La soluzione al “mistero” Hamil potrebbe essere nei tabulati telefonici. Così sperano gli investigatori. Che, tra i contatti del 25enne arrestato a Luzzi con altre persone ritenute vicine al terrorismo, hanno scoperto triangolazioni con un numero a sua volta in contatto con Anas El Abboubi, coinvolto nell’operazione “Screen shot” della Digos di Brescia perché ritenuto capo fondatore della filiale italiana di “Sharia 4”, movimento ultraradicale islamico messo al bando in diversi Paesi europei sorto in Belgio nel 2010 e ispirato al predicatore filo-jihaidista Omar Bakri, e il contatto con un’altra utenza belga risultata in contatto con l’attentatore Ayoub El Khazzani, arrestato sul treno Amsterdam-Parigi lo scorso agosto. Proprio il Belgio avrebbe dovuto essere la destinazione di Mehdi nello scorso mese di settembre. Un viaggio saltato all’ultimo minuti per questioni familiari. Hamil usava spesso i social per comunicare e si collegava frequentemente a whatsapp. Ragione per cui – scrivono gli inquirenti – si ipotizza che lui avesse utilizzato queste piattaforme anche per «effettuare conversazioni via internet». Da qui il suo accanito interesse per filmati, immagini e altri contenuti propagandistici riferiti all’Isis. Ecco perché spesso si collegava quotidianamente a siti telematici d’area. Un interessamento che gli inquirenti definiscono «morboso» con una consultazione «avida e spasmodica».

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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