«Senza riscontro le dichiarazioni dei pentiti sul clan Rango-Zingari»

CATANZARO Dichiarazioni generiche e senza riscontro. Secondo l’avvocato Andrea Sarro – che nel processo in abbreviato “Rango-Zingari” contro le cosche cosentine, difende Francesco Ciancio e Mario Mignolo – non ci sono reati fine ipotizzati nei confronti di Ciancio, per il quale il pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, lo scorso 16 dicembre in sede di requisitoria, aveva chiesto 18 anni di carcere. Secondo Sarro manca un riscontro concreto alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che accusano i due imputati, ai quali vengono, a vario titolo, contestati i reati di associazione mafiosa e associazione finalizzata allo spaccio di droga. L’avvocato ha, inoltre, chiesto l’assoluzione anche per il suo assistito Mario Mignolo, nei confronti del quale sono stati invocati 19 anni di reclusione. A sostegno delle tesi difensive il legale ha chiesto la conferma di quanto riportato dal Tribunale del Riesame che escludeva i gravi indizi a carico dell’imputato.
Nel corso dell’udienza di mercoledì hanno discusso anche gli avvocati Lello Sicilia, Paolo Guadagnuolo e Fabio Bonofiglio.
Tra le accuse contestate ai presunti affiliati alla cosca cosentina – 35 dei quali seguono il rito abbreviato mentre 12 seguono l’ordinario – ci sono l’associazione di stampo mafioso, l’estorsione e la tentata estorsione, l’omicidio di Luca Bruni (giovane boss dell’omonimo clan scomparso a gennaio del 2012), l’associazione dedita al narcotraffico, la violazione del domicilio al fine di appropriarsi di alloggi popolari e la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Le arringhe proseguiranno nell’aula bunker del carcere di Catanzaro il prossimo 3 febbraio.

Alessia Truzzolillo
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