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Lamezia, commercianti di nuovo nel mirino dei clan

LAMEZIA TERME Tre cartucce di fucile calibro 12 e un biglietto: “Mettiti a posto”. Il primo messaggio arriva domenica 24 gennaio a un negozio d’abbigliamento di via Virgilio, nel quartiere Nicastro…

Pubblicato il: 28/01/2016 – 16:56
Lamezia, commercianti di nuovo nel mirino dei clan

LAMEZIA TERME Tre cartucce di fucile calibro 12 e un biglietto: “Mettiti a posto”. Il primo messaggio arriva domenica 24 gennaio a un negozio d’abbigliamento di via Virgilio, nel quartiere Nicastro di Lamezia Terme. A stretto giro di posta due cartucce e lo stesso bigliettino vengono recapitati al supermercato Conad di via Piave, sempre a Nicastro, a meno di dieci minuti di distanza dal luogo del primo atto intimidatorio. Sia il proprietario del negozio d’abbigliamento che il titolare del supermercato hanno sporto denuncia a Polizia e Carabinieri. 
Tra l’altro il supermercato preso di mira giovedì appartiene a Salvatore Rettura, presidente di Confcommercio Lamezia, associazione che domenica scorsa si era prodigata a mostrare piena solidarietà ai fratelli Gaetano, titolari del negozio d’abbigliamento. «Non ci sono parole sufficienti per confortare gli Imprenditori Gaetano – era stato il commento di Confcommercio – che, la scorsa notte, hanno subìto l’ennesima intimidazione malavitosa. E altrettanto vale per tutti quegli imprenditori che hanno subito atti delittuosi in un comune che dovrebbe essere proiettato al futuro ma purtroppo resta in un contesto che potrebbe definirsi “medioevale”». 
C’è da chiedersi se dietro a questi nuovi episodi non vi sia un recrudescenza da parte di vecchi o nuovi gruppi criminali. Era da più di un anno che tali episodi non venivano segnalati alla Compagnia dei Carabinieri di Lamezia, guidata dal capitano Fabio Vincelli. Gli ultimi episodi risalgono ai proiettili recapitati a un negozio su corso Numistrano. «Non ricevevamo questo genere di denunce da circa cinque mesi», fa mente locale Antonio Borelli, dirigente del Commissariato nella città della Piana che ha raccolto la denuncia dei fratelli Greco.
 Le immagini del supermercato e quelle del negozio d’abbigliamento pare siamo molto simili, un ragazzo incappucciato che lascia il “messaggio” davanti all’entrata delle attività commerciali. 
Non è dato sapere, poi, quante siano le intimidazioni silenziose mai denunciate alle forze dell’ordine. Quanti abbiano raccolto i proiettili e i pizzini e si siano semplicemente messi a posto. 
Nel corso dell’istruttoria dibattimentale del processo Perseo contro la cosca Giampà, la reticenza degli imprenditori è venuta fuori in più occasioni, tanto da spingere il sostituto procuratore della Dda, Elio Romano a descrivere la collettività lametina come «impotente», tanto da versare «in quello stato di soggezione e succubanza psicologico tipico dei territori sostanzialmente dominati dal potere mafioso».



LE REAZIONI La Confcommercio mostra subito tutta la sua indignazione: «Ancora una volta la Confcommercio Lamezia si trova a sostenere lo sconcerto di chi ha subito un’intimidazione estorsiva. Solo il conforto delle indagini a tutto campo degli inquirenti ed il loro sforzo, possono in un certo qual modo dare un segno tangibile che qualcosa si stia facendo. Quando poi ad essere colpito è lo stesso presidente della Confcommercio di Lamezia ed i suoi soci, il grido, a fare qualcosa, non diventa più forte ma di sicuro assume l’immagine di una cartina tornasole di un intero territorio: la sicurezza per i nostri imprenditori deve essere un elemento imprescindibile. Piano regolatore, piano industriale, piano commerciale, attrattive per gli investitori devono e possono solo passare dalla sicurezza e dalla legalità, ma occorre che siano avviate urgentemente tutte quelle procedure atte a creare posti di lavoro e benessere. Tutto ciò senza dimenticare che è vero che Lamezia è più volte passata alla ribalta delle cronache nazionali per la sua triste realtà delittuosa ma che è e resta pur sempre la terza città della Calabria ed ha tutte le attitudini naturali per essere il volano dello sviluppo della regione. Gli artefici di queste azioni hanno responsabilità che vanno oltre il singolo gesto, ma contribuiscono a distruggere l’economia e il futuro di un intero territorio. Al fine di non vedere vanificati gli sforzi compiuti negli ultimi anni dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, auspichiamo che i responsabili siano assicurati quanto prima alla giustizia. Lamezia ha bisogno di libertà economica, che non può essere abbandonata alla merce di nessuno».
Sostegno agli imprenditori arriva anche dalla Cgil: «Gli atti intimidatori a Lamezia stanno diventando tristemente abitudinari. La ‘ndrangheta lametina, i suoi scagnozzi, o i cani sciolti che tentano di colmare il vuoto di potere lasciato dai criminali consegnati alla Giustizia non si rassegnano alla voglia di “normalità” della città e dei suoi abitanti. Le forze dell’ordine vadano avanti con le indagini e le Istituzioni supportino le richieste di quanti operano nella giustizia. Sarebbe davvero un gravissimo crimine, dopo un periodo di risveglio sociale, far ripiombare la città di Lamezia Terme in nuove trame criminali dalle quali sarà difficilissimo farla uscire».
Una nota arriva anche dal gruppo Lamezia Unita, con il quale Salvatore Rettura si era candidato alle scorse amministrative, risultando il secondo dei non eletti con 334 voti e restando comunque operativo all’interno del gruppo politico: «Questi atti confermano che non va abbassata la guardia nell’azione di contrasto alla criminalità, azione a cui sono chiamati cittadini, associazioni ed istituzioni pubbliche. Confidiamo nell’operato delle forze dell’ordine e della Magistratura, le quali hanno più volte dimostrato professionalità e coraggio nel portare a compimento indagini complesse, individuando i responsabili di atti criminosi. Lamezia deve liberarsi da questi atti che mirano a creare sconforto, angoscia e delusione negli operatori economici».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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