CATANZARO Un incontro per discutere di sanità in Calabria. L’associazione nazionale “Etica e salute”, presieduta da Antonio Carrozza, ha organizzato a Catanzaro nell’auditorium Monsignor Pellicanò della fondazione Betania, un dibattito con il presidente del consiglio della Regione Calabria, Nicola Irto. Tra i temi trattati, che hanno visto la partecipazione di medici e dirigenti del settore, la mobilità attiva e passiva, l’assistenza ospedaliera e l’assistenza territoriale. Irto ha avuto modo di ribadire come quella della burocrazia sia una battaglia che si sta affrontando al fine di accorciare i tempi e consentire un possibile ed efficace progetto di sviluppo per la Regione. «Abbiamo un problema di carenza di offerta e siamo di fronte a una sfiducia totale nei confronti della sanità che giustifica la mobilità – ha dichiarato -. Siamo incapaci di comunicare le nostre eccellenze ecco perché – ha concluso – va ridisegnato il Piano sanitario regionale che risolva le criticità proponendo un consiglio regionale sulla sanità».
Il presidente dell’associazione Antonio Carrozza, prima di dare la parola al presidente della fondazione Betania, don Biagio Amato, dopo i saluti di rito ha ribadito la natura apartitica e senza scopo di lucro dell’associazione. «Quello odierno è un momento importante – ha dichiarato don Biagio Amato – la rappresentazione parlata di un settore significativo della vita dei calabresi. Raccontare la salute in Calabria – ha continuato – è parlare delle persone e dell’ambiente. Salute, infatti, richiama la persona prima dell’organizzazione, del piano di rientro, delle unificazioni, delle strutture semplici e complesse. Per prima viene la persona alla quale assicurare il benessere fisico e psichico. Gestione, organizzazione e risorse sono solo strumenti».
Etica e salute dovrebbe essere, secondo la visione del presidente della fondazione, il motto dell’intera Regione, che ha senso solo se assicura il benessere e lo sviluppo delle persone e dell’ambiente. La sanità calabrese si trova ad affrontare, secondo Salvatore Lopresti, dirigente del dipartimento “Tutela della salute” della Regione, problematiche di carattere economico ad alto impatto. Prima fra tutte la mobilità attiva e passiva e quindi il flusso di fondi in entrata per la compensazione di prestazioni erogate sul territorio di competenza ad assistiti di altro ente e il flusso di fondi in uscita per la compensazione di prestazioni erogate a propri assistiti al di fuori del territorio di competenza. Si tratta di «problematiche forti nell’ambito finanziario che se affrontate – ha affermato Lopresti – potrebbero risolvere buona parte dei problemi economici e finanziari che abbiamo in questo momento».
Secondo lo stesso dirigente da rivedere sarebbero anche gli indicatori che attribuiscono alla Calabria una quota capitaria tra le più basse. Di un’integrazione, tra l’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” e l’università, che avrebbe potuto dare risvolti positivi alla situazione regionale e locale, ha invece discusso Claudio Ceccotti, direttore del reparto di neurochirurgia del Pugliese Ciaccio e direttore del dipartimento di Neuroscienze. «Già in epoca non sospetta – ha affermato Ceccotti – ritenevo che la frammentazione delle specialità comportasse una despecializzazione e che, quindi, una fusione che rispettasse i numeri e le professionalità avrebbe dato ottime prospettive a questa città. Durante l’incontro con il commissario ci sembrò che la via fosse quella giusta, ma dopo le prime riunioni della commissione paritetica le cose cambiarono assistendo ad un vero e proprio mercanteggiamento delle strutture» il tutto a scapito del nosocomio escluso dalla stessa commissione. Da qui la richiesta di rassicurazioni lanciata dallo stesso Ceccotti al presidente Irto affinché alle parole facciamo seguito i fatti. Ma anche il settore dell’assistenza domiciliare mancherebbe di un progetto a lungo termine e di una programmazione unitaria. Secondo Rossana Panarello responsabile del consorzio PrivatAssistenza «l’assistenza domiciliare è la prima risposta per poter debellare un sistema ospedale-centrico. A oggi non c’è integrazione socio-sanitaria, con un’assistenza domiciliare altalenante e la deficienza di una buona rete che genererebbe appropriatezza e limiterebbe il fenomeno della mobilità».
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