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La Regione guidi le fusioni dei Comuni

Le fusioni dei Comuni non come aspirazione bensì come realtà, da divenire tale nel più breve tempo possibile. Non solo. Come obiettivo strategico per rendere sostenibile il sistema degli enti local…

Pubblicato il: 28/01/2016 – 11:43
La Regione guidi le fusioni dei Comuni

Le fusioni dei Comuni non come aspirazione bensì come realtà, da divenire tale nel più breve tempo possibile. Non solo. Come obiettivo strategico per rendere sostenibile il sistema degli enti locali calabresi, ma anche della Regione, altrimenti a rischio di insostenibilità.
Insomma, una soluzione ottimale, peraltro assistita dal raddoppio (dal 20% al 40%) del contributo ad hoc dei trasferimenti goduti dai Comuni interessati nel 2010.
Due i tentativi in atto in Calabria. Quello dei cinque simpatici Comuni della preSila: Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Spezzano Piccolo e Trenta. L’altro, della seconda realtà cittadina della provincia di Cosenza, Corigliano Calabro, con l’importante Rossano Calabro. Una fusione, quest’ultima, che mi sto augurando, da oltre un anno, estesa anche al Comune di Cassano allo Jonio. Un modo per candidarsi a divenire la nuova Miami Beach del Mediterraneo, con il primato dell’archeologia, della pesca e della cultura bizantina.
Per il buon esito di un siffatto processo di aggregazione delle istituzioni locali anche la Regione dovrà assumere un importante ruolo. Non solo limitato a disciplinare, con una propria legge, le procedure funzionali al perfezionamento delle fusioni ma, ovviamente, esteso alla elaborazione della pianificazione attuativa da doversi concertare con tutti gli enti locali da concretizzare attraverso la definizione di un apposito piano di riordino territoriale.
Un programma, politico-istituzionale, inteso ad aggregare i protagonismi locali e a concentrare i finanziamenti relativi, statali e regionali aggiuntivi, in favore delle fusioni dei Comuni, quale soluzione definitiva da adottare come naturale conseguenza del più sperimentato istituto dell’Unione, sino ad oggi risultato più attrattivo perché lascia inalterati e indenni i simboli identificativi del vecchio municipalismo. Primo fra tutti il “gonfalone”!
In una tale strategia, legislativa e di razionalizzazione economica, la Regione Calabria avrà, pertanto, l’onere pressoché immediato di analizzare, preventivamente e accuratamente, la composizione geomorfologica e demografica dei Comuni ricadenti su proprio territorio. Individuando, prioritariamente, in ambiti pressoché contigui ovvero viciniori, le vocazioni territoriali e ambientali riferite alla produttività in senso lato, ivi compreso il patrimonio storico-culturale e i riferimenti religiosi nonché le ricchezze termali da impiegare nel processo di incentivazione di un rinnovato incremento turistico, indispensabile per generare benessere, diretto e indotto.
Un modo, questo, per rinvenire le necessarie affinità e omogeneità, tali da costituire il corretto presupposto sul quale fondare, attraverso la più diffusa e partecipata attività concertativa con tutti i Comuni, la migliore ipotesi di riordino del proprio sistema autonomistico locale.
Funzionali a tutto questo saranno, pertanto, le rilevazioni e le successive elaborazioni, propedeutiche a pervenire alla migliore decisione (si ribadisce) politico-istituzionale, ampiamente condivisa.
Una decisione importante, proprio per questo motivo essa dovrà essere preventivamente corroborata dalle necessarie e ineludibili misurazioni sociologiche e antropologiche effettuate sulla popolazione interessata, tenendo conto delle eventuali diverse etnie storicamente insediatesi sul territorio (albanese e greca) e dello stabile posizionamento intervenuto su di esso a cura delle più recenti immigrazioni.

* docente Unical

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