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Usura nella Locride, condanne da uno a 12 anni

REGGIO CALABRIA Vanno dai 12 a poco più di un anno di carcere le condanne inflitte dal gup ai 9 imputati del processo “Bacinella 2”, che ha sgominato il colossale giro di usura gestito dal clan “Ru…

Pubblicato il: 28/01/2016 – 21:08
Usura nella Locride, condanne da uno a 12 anni

REGGIO CALABRIA Vanno dai 12 a poco più di un anno di carcere le condanne inflitte dal gup ai 9 imputati del processo “Bacinella 2”, che ha sgominato il colossale giro di usura gestito dal clan “Rumbo-Galea-Figliomeni”, articolazione della cosca Commisso, a Siderno, Bianco, Mammola e Grotteria. La più alta va a Domenico Infusini 12 anni e 30 mila euro di multa, l’unico punito per associazione mafiosa. Sette anni vanno invece a Davide Gattuso 7 anni, assolto dall’estorsione a Teresa Figliomeni, ma condannato per tentata violenza privata alla stessa, esercizio abusivo credito aggravato e associazione mafiosa. È stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa, ma condannato per esercizio abusivo del credito aggravato e 2 usure aggravate dall’agevolazione mafiosa Santo Rumbo, punito per questo con 5 anni e 8 mesi di carcere e 15 mila euro di multa. Rimedia invece 4 anni e 8 mesi più 9 mila euro di multa Riccardo Rumbo, mentre è di 4 anni e 6 mesi più 8 mila euro di multa la pena inflitta a Isidoro Marando. Dovranno entrambi scontare 3 anni e 4 mesi più 8mila euro di multa Cosimo Vincenzo Albanese e Vincenzo Figliomenti, mentre rimedia una condanna a 3 anni e 5 mila euro di multa Francesco Prochilo. Infine, sono stati condannati entrambi a 1 anni e 4 mesi Massimiliano Minnella e Daria Piscioneri. Anche per il gup dunque sono tutti a vario titolo coinvolti nel colossale giro di usura gestito dagli uomini della ‘ndrina legata ai Commisso, arrivato a coinvolgere decine di imprenditori.

L’INDAGINE Centro operativo era il più grosso distributore di benzina di Siderno, trasformato dagli usurai dei Commisso nel punto di riferimento per la banda, dove veniva deciso da chi andare a riscuotere o chi punire per i mancati versamenti. A gestirlo, come a coordinare i cravattari era Domenico Infusini, formalmente titolare della colonnina, ma in realtà uomo che i clan hanno scelto non solo per reinvestire i proventi illeciti trasformandoli in denaro contante necessario a finanziare i prestiti a strozzo, ma anche per agganciare imprenditori e commercianti disperati, consegnare loro il denaro richiesto e seguirne la restituzione, con il compito precipuo di fare la “faccia cattiva” con i “ritardarari”. «Ti tiro un pugno nella testa e te la apro come un melograno! Te la spacco a due, Mì! Mi devi dare i soldi stasera “Mi”, sennò stasera ti investo con la macchina, parola mia ti rompo le gambe con la macchina, perché mi hai rotto i coglioni», lo hanno ascoltato dire gli investigatori, che monitorando il clan hanno scoperto come non esitassero a minacciare e intimidire le proprie vittime pur di avere somme esorbitanti in cambio dei prestiti erogati a interessi da capogiro.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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