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Gentile, Dorina e i subcomandanti di Sel

Sì, ok, mettiamo che quei tre siano il male assoluto, che siano il peggio del peggio, che nessuno più di loro incarni così fedelmente il cliché della politica trasformista e riciclona. Ci può stare…

Pubblicato il: 29/01/2016 – 12:57

Sì, ok, mettiamo che quei tre siano il male assoluto, che siano il peggio del peggio, che nessuno più di loro incarni così fedelmente il cliché della politica trasformista e riciclona. Ci può stare, visti i loro trascorsi. Gennaro Migliore, prima di raggiungere i banchi del governo, è passato – via Orfini – da braccio destro di Nichi Vendola a commissario del Pd di Tor Bella Monaca mantenendo sempre lo stesso aplomb di fronte a microfoni e telecamere. Di Tonino Gentile sarebbe quasi inutile dire: per capire il profilo del personaggio basterebbe da sola la storiaccia dell’Oragate, ma anche la parabola che lo ha visto passare con disinvoltura dal fianco – da lui ben lavorato – di Peppe Scopelliti alle avanguardie renziane. Con Dorina Bianchi, poi, i nostri beni culturali saranno certamente in buone mani, e non basteranno le foto del comizio crotonese con Berlusconi e Scopelliti a scalfire malignamente il suo riconosciuto spessore politico.
Facili ironie a parte, è comprensibilissimo che chi conserva ancora un po’ di idee “de sinistra” sia ferito e finanche disgustato dall’ingresso di questo trio in un governo che dovrebbe, sempre secondo i nostalgici della sezione e dell’apparato, avere una trazione di centrotrattinosinistra. Però, dico io.
C’è un però grande quanto una casa che non riesco proprio a trattenere, io che – mi autodenuncio – sarei uno di quei criticoni/disfattisti/oltranzisti che, già da un po’, hanno scelto di non partecipare ai circhi elettorali pur coltivando, segretamente, la speranza di avere prima o poi un vero partito di sinistra da poter votare. Il però si chiama Sel, partito che in queste settimane sta prendendo le misure del nuovo abito marcato Sinistra Italiana. Ecco: ho tanti amici di Sel e derivati che, dopo la promozione del trio delle meraviglie, stanno affidando il loro sdegno alle irrinunciabili filippiche da social.
Sdegno e rabbia, anche questo ci può stare, come può starci che un criticone/disfattista/oltranzista faccia loro presente che, puntualmente, tutta questa indignazione nei confronti del Pd scompare quando si avvicinano gli appuntamenti elettorali. Basti l’esempio del sostegno a Mario Oliverio in Calabria, o quello di tanti Comuni in cui alle elezioni Pd e Sel vanno a braccetto per poi accapigliarsi se non c’è abbastanza ciccia da spartire. Ancora più prosaicamente: critiche, dibattiti, analisi e seminari finora si sono dissolti in un nanosecondo quando il Pd ha alzato appena appena la gonna e ha fatto sentire il profumo di un assessorato (o di un ministero). Insomma: li criticano quasi sempre, ma sempre e dovunque quelli governano con i loro voti.
Io, comunque, sono un maligno. E verrò certamente presto smentito dal nuovo corso rivoluzionario annunciato dai subcomandanti Fassina e D’Attorre.

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