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Tribunali «a rischio paralisi»

CATANZARO «Le piante organiche di tutti gli uffici del distretto (requirenti e giudicanti) sono inadeguate sia in relazione al numero del magistrati che a quello del personale amministrativo»….

Pubblicato il: 30/01/2016 – 10:12
Tribunali «a rischio paralisi»

CATANZARO «Le piante organiche di tutti gli uffici del distretto (requirenti e giudicanti) sono inadeguate sia in relazione al numero del magistrati che a quello del personale amministrativo». La situazione del distretto di Catanzaro è stata descritta dal presidente della Corte d’appello del capoluogo, Domenico Introcaso, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2016. «Il disagio trova espressione nel rischio di paralisi incombente sull’attività dei Tribunali di Catanzaro, Paola e Vibo Valentia per i quali è stata inoltrata richiesta di applicazione extradistrettuale», ha aggiunto Introcaso.
Riferendosi alla carenza di organico del Distretto di Catanzaro il presidente della corte d’appello ha rivolto il proprio discorso alle difficoltà che affrontano i tribunali del Distretto, «le cui piante organiche sono anch’esse inadeguate soprattutto in relazione al crescendo della criminalità di stampo mafioso in alcune zone particolarmente “calde” della regione». Introcaso ha poi riportato l’attenzione sulle ultime riflessioni del Procuratore distrettuale di Catanzaro: «Il numero dei magistrati assegnati alla Procura della Repubblica è di 21 unità e allo stato risultano coperti 5 posti (su 18) di sostituto procuratore 3 dei quali, a breve, saranno coperti con l’arrivo dei Mot. L’attuale organizzazione interna dell’ufficio prevede 7 magistrati addetti alla Direzione distrettuale antimafia, 10 alla procura ordinaria ed uno part-time al terrirismo ed alle misure di prevenzione ma, attese le carenze di organico, la Direzione distrettuale antimafia è composta da 6 magistrati e la Procura ordinaria da 7 sostituti».

39 COSCHE E 6 PM Sul profilo dei delitti di associazione mafiosa, i dati forniti dal procuratore distrettuale Vincenzo Lombardo – è stato detto nel corso della cerimonia – «prefigurano l’esistenza nel Distretto di numerose associazioni criminali di tipo ‘ndranghetistico, 39 complessive, 34 delle quali validate di esistenza dall’accertamento giudiziale». Tredici sono le “locali” (centro di raccordo e coordinamento delle ‘ndrine di una stessa area geografica) distribuite sul territorio, e particolarmente stabilizzate nei circondari di Vibo Valentia, Castrovillari, Paola, Lamezia, con particolare valenza criminale e forza intimidatrice delle locali di Vibo, Castrovillari e Paola. Oltre alla «geometrica progressione e alla tragica pervasività» delle attività di ndrangheta vi è un dato ormai incontrovertibile: «la sprovincializzazione della ‘ndrangheta che ha assunto le dimensioni di un fenomeno nazionale ed internazionale, acquisendo le peggiori connotazioni delle altre organizzazioni criminali».

‘NDRANGHETA, EMERGENZA NAZIONALE Data le pervasività delle cosche calabresi in ambito internazionale, scrive Introcaso, «v’è una ragione in più per considerare l’emergenza mafiosa del territorio come emergenza nazionale, alla quale far fronte apprestando opportuni rimedi con il potenziamento del settore investigativo e giudiziario, cui non andrebbero lesinate le necessarie risorse economiche».
Sul tema del radicamento delle mafie è intervenuto anche il Procuratore generale della Repubblica a Catanzaro, Raffaele Mazzotta il quale ha posto l’accento sul potere di trasformazione delle ‘ndrine, capaci di insediarsi e sostituirsi al tessuto imprenditoriale sano nel nostro territorio, affossando l’economia pulita calabrese. Alle parole di Mazzotta fanno eco le considerazioni riportate nella relazione del presidente della Corte d’Appello: «Nel territorio le attività criminali vanno ricondotte alla tradizione di accumulazione di capitali secondo modalità illecite ma sempre più spesso mediate attraverso lo svolgimento di attività lecite nelle condotte ma criminali nei fini». «Gravi sono le difficoltà dell’accesso al credito per le imprese», ha dunque ribadito Mazzotta, un fenomeno che penalizza l’imprenditoria sana e crea terreno fertile per le imprese della criminalità che sono dotate dei cospicui guadagni delle attivita illecite. «È grave – ha ribadito Mazzotta – essere identificati come terra di mafia. Questo lede lo sviluppo economico della nostra regione».
Il compito di combattere il fenomeno della criminalità organizzata spetta alla Direzione distrettuale antimafia che lavora con «soli 6 sostituti a fronte di ben 7 circondari». «Numerose – prosegue Mazzotta – sono state nell’ultimo anno le operazioni della Dda che contrastano il fenomeno mafioso». «Ma – è il monito – al di là del successo degli arresti e delle misure cautelari ottenute, è importante che il lavoro investigativo regga al vaglio dei giudici».

UN PO’ DI NUMERI La relazione della Corte d’Appello riporta in numeri quelle che sono le sofferenze degli uffici del Distretto relative all’anno 2015. Per quanto riguarda il settore penale della Corte, questo presenta profili di criticità sia sotto il profilo delle pendenze che negli indici di smaltimento e di ricambio.
Basti pensare all’ingiustificata durata del processo che ha fatto registrare un trend negativo nell’ultimo quinquennio (2010/2015). E’ stato calcolato che ben 3.781 processi hanno superato la ragionevole durata e sono in area di risarcibilità (risarcimento danni per l’eccessiva durata del processo). Di questi, 1.687 sono processi pervenuti nel 2012 e 1.851 nel 2013 e non ancora definiti, ai quali vanno ad aggiungersi 216 pendenze del 2011, 24 del 2010 e 3 del 2009.
I Tribunali del distretto, poi, registrano pendenze corrispondenti a 868 processi in trattazione collegiale, 29.986 in monocratico, 22.949 processi (noti) pendenti davanti all’ufficio Gip.
Per quanto riguarda la giurisdizione civile i Tribunali del Distretto presentano una pendenza di 121.885 processi civili (a fronte dei 144.985 dell’anno precedente). Tra questi procedimenti 56.017 sono stati instaurati nell’anno 2015 e 57.036 definizioni, ossia processi conclusi. Gli ultimi due dati si equivalgono quasi, il che potrebbe far pensare a una certa stabilità tra i procedimenti sopravvenuti e quelli eliminati. «L’uso della forma condizionale dubitativa è d’obbligo – si precisa nella relazione – in quanto i più gravi problemi risiedono nelle pendenze, alcune delle quali risalenti (nel tempo, ndr), e nelle difficoltà di aggressione dell’arretrato».

I REATI IN AUMENTO Per quanto riguarda i reati, sono in allarmante aumento i delitti contro la libertà sessuale, delitti di stalking e in tema di pornografia. Un incremento «tale da delineare una diffusa pervasività del fenomeno» legato «a fenomeni di incultura stratificata e malinteso del possesso sulle persone e sulla famiglia». Questo ha indotto alcuni uffici del distretto a «costituire gruppi di lavoro specialistici in collegamento con corrispondenti gruppi delle forze dell’ordine e dei servizi territoriali».
Sempre alto è il numero dei reati contro il patrimonio, molto spesso legati al fenomeno dell’usura e delle estorsioni, appannaggio delle consorterie criminali.
Un fenomeno particolare presentano i reati in materia di riduzione in schiavitù e tratta di esseri umani. Le denunce non sono numerose ma «è tuttavia da ribadire che solo per difficoltà investigative dovute esclusivamente al clima di omertà e di paura che regna negli ambienti in cui tali fatti maturano».
Non migliora, anzi si aggrava la situazione degli illeciti in materia di inquinamenti, rifiuti, nonché edilizia con particolare riferimento a quelli di lottizzazione abusiva.«Si è assistito a un notevole incremento dei procedimenti relativi a reati contro l’incolumità pubblica e la salute dei cittadini, nonché di quelli in materia di tutela dell’ambiente e del territorio, riconnessi alla pluriennale situazione di emergenza ambientale in materia di smaltimento dei rifiuti e inquinamento delle acque». La relazione della Corte d’Appello è molto dura nei confronti delle amministrazioni comunali riguardo ai reati in materia di edilizia e urbanistica:
«In assenza di validi strumenti urbanistici e mancando una efficace repressione degli illeciti, si continuano a costruire immobili abusivi. Parimenti si registrano lottizzazioni abusive».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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