CATANZARO Alcuni lavoratori della Regione stanno manifestando questa mattina davanti alla Cittadella regionale per «protestare contro lo smantellamento della Protezione civile». Lo rende noto l’Unione sindacale di base in una nota a firma di Luciano Vasta.
«In un territorio come il nostro – si legge nella nota –, costretto all’eterna emergenza per i gravissimi e ben noti problemi di dissesto idrogeologico, la regione Calabria decide in modo sconsiderato di tagliare di quasi il 50% il personale della Protezione civile, dichiarando l’esubero di 48 lavoratori, con la dichiarata intenzione di esternalizzarne i servizi».
«La Usb – scrive ancora Vasta – denuncia, oltre a questa iniziativa suicida della politica regionale, anche l’idea che si ha alla Regione di poter disporre del personale, spostando i dipendenti come dei pacchi postali non solo da un ufficio all’altro, ma anche addirittura da una città all’altra».
Una delegazione di lavoratori ha chiesto di essere ricevuta dai vertici politici della regione.
L’AFFONDO DI TANSI «Resto basito nel leggere le dichiarazioni di Luciano Vasta, rappresentante della sigla sindacale USB dei lavoratori della Protezione Civile regionale che, in una nota fatta pervenire agli organi di stampa, denuncia che proprio in un territorio come il nostro, costretto all’eterna emergenza per in gravissimi e ben noti problemi di dissesto idrogeologico si voglia smantellare la protezione civile». Lo afferma, in una nota, il responsabile Uoa Protezione civile regione Carlo Tansi. «La nota – prosegue – trae origine dallo stato di agitazione dei lavoratori per la profonda e decisa riorganizzazione ed informatizzazione dell’intero settore, che ho avviato con determinazione in qualità di neo-dirigente. La riorganizzazione, al momento in fase di avviamento, prevede un consistente riefficientamento di tutte le strutture organizzative della Protezione civile regionale, con il duplice obiettivo di rendere la stessa più efficiente e moderna, in linea con sistemi piu’ avanzati di protezione civile delle altre regioni italiane, e, al tempo stesso, ridurre gli sprechi e le inefficienze che ne hanno notoriamente caratterizzato l’azione nel corso degli ultimi anni. A fronte dell’avvio di tale processo, un gruppo di lavoratori, senza specifiche qualifiche e che negli anni hanno goduto dei privilegi loro garantiti da un sistema inefficiente ed improvvisato, alimentato dalla politica e caratterizzato da sacche clientelari nonche’ capace di garantire forti interessi economici, si esprime, con la suddetta nota, contro qualsiasi proposta di innovazione tecnologica e efficentamento del sistema, palesando con tutta evidenza il proprio interesse privato. Tutto cio’ sostenuto da una sterile organizzazione sindacale che non coglie, per evidente miopia, la portata di un cambiamento ormai irreversibile che caratterizza l’intero paese e che estende inesorabile le sue propaggini alla Calabria. Da quando mi sono insediato, a seguito del superamento di una selezione pubblica nazionale, oltre ad essermi occupato con risultati evidentemente positivi di una delle emergenze idrogeologiche (come quella della Locride) tra le piu’ gravi che hanno colpito la regione nell’ultimo centennio, ho iniziato a mettere mano alla mastodontica struttura organizzativa della protezione civile, constatando sprechi ed inefficienze nonche’ numerosi procedimenti amministrativi a dir poco irregolari che hanno determinato l’apertura di fascicoli di indagine da parte di diverse procure. Altre denunce saranno presentate dallo scrivente. 190 dipendenti (la media nazionale del numero dei dipendenti di protezione civile e’ minore di 50) di cui la gran parte con basse qualifiche professionali assolutamente che delineano un quadro operativo inadeguato per affrontare efficacemente le calamita’ naturali. Tra questi gli oltre 30 autisti, per altro senza alcuna abilitazione alla guida di mezzi speciali di cui la protezione civile regionale pure dispone, le quasi 100 unita’ di personale addetti alle sale operative che godono di turnazione e reperibilità in numero assolutamente sproporzionato a fronte di altre regioni ben piu’ popolose anche se esposte alle stesse categorie di rischio (l’Emilia Romagna ha 3 unita’ di personale in sala operativa, funzionando perfettamente). E in questo contesto, sono meno di dieci i funzionari tecnici laureati quali ingegneri, geologi e architetti indispensabili per la definizione delle condizioni di rischio in fase emergenziale e preventiva in un territorio tra i piu’ esposti ai rischi naturali dell’intera area mediterranea. Professionalita’ che invece, in accordo con le indicazioni del dipartimento nazionale di Protezione civile, abbondano in altre realta’ regionali le quali, in piu’ occasioni, hanno dimostrato elevati livelli di efficienza. All’inadeguata organizzazione del personale si aggiunge una gestione delle risorse finanziarie per il riconoscimento delle ore di lavoro straordinario discutibile e illegale, spesso avallata da talune organizzazioni sindacali, con evidente disparita’ di trattamento dei singoli lavoratori e sforamento, per molti di essi, del monte ore massimo previsto dalla legge (180 ore estensibili al massimo fino a 250) con il raggiungimento di oltre 750 ore di straordinario annue anche in assenza di situazioni emergenziali. Di ciò informerò la Procura della Repubblica e la Corte dei Conti. Di fronte a questo panorama desolante ho cercato di perseguire l’ineludibile obiettivo di rendere il modello organizzativo efficace ed al passo con standard tecnologici che tutte le altre regioni hanno raggiunto da tempo, al fine ultimo di garantire maggiore protezione e sicurezza ai calabresi con minore spreco di risorse. Tutto cio’ investendo, come accade nel resto del Paese, anche sull’immenso potenziale che puo’ derivare dal supporto di associazioni di volontariato, che non dovranno piu’ essere assoggettate al sistema politico ma che dovranno essere sempre piu’ addestrate, specializzate e potenziate in base ai molteplici rischi che incombono sul nostro territorio. In tutto questo, nonostante mi sia speso senza riserve per avviare immediatamente la fase di aggiornamento e di professionalizzazione di parte del personale funzionale al mio processo di rinnovamento, prendo atto del prevalere delle forze di conservazione e delle resistenze, e trovo francamente paradossale che proprio chi si oppone al cambiamento, per tutelare privilegi e posizioni personali intrise di illegalità, mi accusi di voler “smantellare la Protezione civile regionale”, soprattutto in questa delicata fase del processo di modernizzazione dell’importante struttura che mi pregio di dirigere». «Voglio infine sottolineare – conclude Tansi – che stamattina, seppur non invitato formalmente, sollecitato dalle organizzazioni sindacali, ho partecipato alla riunione del personale di protezione civile, ascoltando per ore, una per una, le ragioni di tutti i lavoratori, comprese quelle dei consiglieri regionali Fausto Orsomarso e Domenico Tallini, invitati al tavolo dei relatori».
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