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«È il Pd che ha ucciso il centrosinistra»

LAMEZIA TERME «Le cose che dico oggi, non molto tempo fa mi sarebbero sembrate una bestemmia». Dopo dieci anni alla guida del Comune di Lamezia Terme, Gianni Speranza è tornato a fare il docente ne…

Pubblicato il: 04/02/2016 – 17:18
«È il Pd che ha ucciso il centrosinistra»

LAMEZIA TERME «Le cose che dico oggi, non molto tempo fa mi sarebbero sembrate una bestemmia». Dopo dieci anni alla guida del Comune di Lamezia Terme, Gianni Speranza è tornato a fare il docente nei licei della sua città. Per questo, oggi, per fargli qualche domanda sulla politica calabrese bisogna ritagliarsi un breve spazio in mezzo agli scrutini di metà anno scolastico. Ma lo spunto della discussione, dopo l’ingresso nel governo dei vari Migliore, Gentile e Bianchi, è quasi scontato.
Paradossalmente queste nomine hanno fatto chiarezza?
«In effetti è così. Queste scelte chiariscono in maniera lineare ciò che nei mesi scorsi era rimasto nell’ambiguità. Il gruppo dirigente del Pd, in Italia come in Calabria, ha in mente altro rispetto al centrosinistra: puntano alla collaborazione, fino ad assoribirle, con le forze che costituivano il vecchio sistema di potere».
Qui la domanda è fin troppo facile: ma voi di Sel-Sinistra Italiana ve ne accorgete solo adesso?
«Certo che no. Ma nella fase precedente alle Politiche del 2013 e, soprattutto, alle Regionali del 2014, i vertici del Pd dicevano altro. Guerini, per esempio, nelle scorse settimane ha detto che il Pd nelle principali città italiane punta a costituire coalizioni di centrosinistra. Ecco, sono le stesse cose che dicevano all’epoca».
E invece?
«Invece dopo le elezioni regionali la collaborazione del Pd con le altre forze del centrosinistra è totalmente sparita. In 14 mesi non c’è stato nemmeno un incontro».
Insomma l’idea che la Calabria potesse essere un laboratorio politico per voi è svanita ben presto…
«Poteva esserlo eccome, invece oggi siamo diventati il luogo simbolo del peggior andazzo politico, un laboratorio di trasformismo. E ciò è avvenuto per una precisa scelta morale e culturale. La rottamazione viene usata solo quando c’è da eliminare qualcuno. Altro che cambiamento e rinnovamento».
Più che cambiamento sembra intravedersi una continuità. Così anche in Calabria?
«Continuità e contiguità, non c’è dubbio. Contiguità con chi ha già governato in passato e con chi ha fatto del cambio di casacca una caratteristica distintiva. Ed è chiaro che la logica trasformistica insita nella politica del Pd rappresenta una chiamata per tutti questi ambienti che hanno la loro ragion d’essere nell’autoconservazione».
Eppure la lista “La Sinistra” alle Regionali aveva incassato quasi 35mila voti. Si sente tradito?
«Ciò che mi ha davvero colpito, quando sono state fatte le ultime nomine, è che nessun dirigente del Pd calabrese abbia obiettato che, almeno in Calabria, il mandato popolare aveva indicato ben altra direzione».
Però anche voi quando si arriva all’appuntamento elettorale cercate sempre l’alleanza, magari a discapito del dialogo a sinistra del Pd. Perché?
«Questo ragionamento non tiene conto del fatto che spesso ci viene fatta anche l’obiezione contraria: la sinistra non può essere sempre divisa, frammentaria, non può sempre fare testimonianza. Credo sia stato giusto essere onesti e leali con Oliverio e con il Pd, ma è chiaro che dall’altra parte non hanno fatto altrettanto».
Quindi, mai più con il Pd?
«Non siamo noi a dire questo. Piuttosto è il Pd che ha stravolto il mandato elettorale e ha ucciso il centrosinistra. Se la scelta è quella di coinvolgere nel governo gente che viene dal centrodestra è evidente che si chiude a ogni prospettiva di vero rinnovamento. Così puntano a ricomporre quel ceto politico che ha dominato la Calabria per decenni».
Al di là delle critiche, mi pare di capire che non c’è una chiusura netta verso i dem…
«Il problema sinistra non si definisce in base al rapporto con il Pd. Non è più bravo chi urla di più contro il Pd. Non dimentichiamoci che la sinistra calabrese non è stata affatto immune né dal trasformismo né dalle logiche di potere. Spesso chi ha accusato gli altri poi ha fatto di peggio, e in Calabria ne abbiamo avuto esempi eloquenti…».
Si riferisce a Nino De Gaetano e a Ferdinando Aiello?
«Non mi metto sul piedistallo ad assegnare pagelle, ma con umiltà penso ancora a una sinistra ulivista, giovane, aperta e culturalmente di spessore. Ci fosse una sinistra così, che non sia vista come un tram su cui salire a seconda delle convenienze, il problema del rapporto col Pd passerebbe in secondo piano. Non voglio certo una sinistra alla Bertinotti. Penso invece alle battaglie di una grande associazione come Libera, agli esempi di governo di Vendola in Puglia e Pisapia a Milano, ma anche alla forza delle lotte sociali portate avanti da Landini…».
E tutto questo vorreste farlo con leader come Fassina e D’Attorre?
«Spero proprio di sì, ma a questa domanda potremo rispondere tra un anno…».

Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it

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