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A Catanzaro qualcosa si muove

Qualcosa sembra muoversi a Catanzaro. Un gruppo di giovani professionisti sta provando ad organizzare una giornata interamente dedicata alla cultura. Un modo per tornare all’antica tradizione che v…

Pubblicato il: 05/02/2016 – 10:44

Qualcosa sembra muoversi a Catanzaro. Un gruppo di giovani professionisti sta provando ad organizzare una giornata interamente dedicata alla cultura. Un modo per tornare all’antica tradizione che voleva la città come la “dotta” della Calabria.
L’iniziativa nasce da un’idea dell’avvocato Felice Foresta, giornalista e scrittore, vincitore dell’ultima edizione del premio letterario “Prospektiva 1.0” che si tiene a Lucca e che dovrebbe vedere la luce nei prossimi mesi. “Il faggio che sposò la luna” è il titolo del lavoro con il quale l’avvocato Foresta racconta una Calabria inedita che appassiona, coinvolge e trascina il lettore verso un percorso che abbandona i soliti canali della delinquenza organizzata, della disoccupazione, della disperazione di talune fasce sociali, ma un lavoro frutto del suo profondo legame con questa Terra, lo stesso che adesso gli ha suggerito di spendersi per organizzare la giornata della cultura. Felice racconta la Calabria attraverso un uomo importante (il padre?) le cui vicende che hanno costellato la sua vita riesce a leggerle, come riflesse, su un antico specchio che si trova nella sua casa di famiglia.
Si (ri)parte, dunque, dalla cultura come mezzo di sviluppo sociale e di riscatto dei giovani, attraverso il quale accrescere il loro senso dell’appartenenza e rafforza la necessità di condividere un patrimonio ricco di tradizioni con cui si può essere protagonisti del futuro. Proprio ciò che manca a Catanzaro: l’atto morboso dell’appartenenza che spinge a costruire lo sviluppo dei cittadini che sembra assorbito per intero dalla rassegnazione. Uscire dal torpore e far sentire il fiato sul collo ad una classe politica mediocre nella quale prevale l’esteriorità e gli interessi di bottega, non sarebbe per niente sconveniente. Tutt’altro. Semmai bisogna considerarlo come un dovere di chi è stato più fortunato il quale deve pretendere che la propria città, la propria terra, venga gestita con oculatezza avendo come obiettivo il suo sviluppo e il benessere della sua gente.
Se, come si sostiene, l’ambiente è un bene comune le politiche ambientali si diluiscono nelle politiche di sviluppo e della qualità della vita. Il venir meno di queste certezze o solamente il loro indebolimento costituisce la causa prioritaria del distacco e della sfiducia dei cittadini rispetto alla classe politica vista dai più come inefficiente non solo per la mancanza di competenze, ma persino per l’onestà. Ciò fa aumentare il senso della estraneità di quella popolazione non coinvolta dai processi ideologici o, anche, clientelari nei confronti di quegli amministratori che appaiono superficiali e di scarsa consapevolezza nell’affrontare i problemi. A tutto ciò va aggiunto, in taluni casi, un mortificante livello culturale qualche volta mascherato da una prosa forbita quando si tratta di leggere sulle pagine locali dei quotidiani i (loro?) comunicati stampa. Comparando quegli scritti è persino molto evidente che si tratta di una mano diversa che si accolla l’onere di una prosa corretta e scorrevole.
Ecco da dove muove la speranza che questo gruppo di giovani professionisti non solo si moltiplichi e coinvolga tante altre persone, ma che decida di rivolgere la sua attenzione anche all’aspetto politico-sociale in aggiunta a quello culturale tenendo conto che la crisi di partecipazione è sempre crisi di democrazia e determina gravi perdite di energie che, se arginate e recuperate, potrebbero essere funzionali al progresso della città.
I partiti, tutti chi più e chi meno, dimostrano di essere sordi ai processi di riforma; l’impressione che comincia a diventare certezza è che i gruppi dirigenti si preoccupino di più del consenso considerato condizione prioritaria per valutare le candidature e meno delle qualità intrinseche dell’aspirante amministratore. E, invece, ci sarebbe bisogno di stimoli nuovi che possono nascere da una forte assunzione di responsabilità di quella parte di società che sente la necessità del cambiamento. C’è bisogno di persone che non intendono la politica come una professione, ma di soggetti impegnati a vario titolo nelle attività sociali, spinti dall’esigenza di dare una prospettiva a questa città.

*Giornalista

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