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Il Consiglio? Un carrozzone immobile

REGGIO CALABRIA Se proprio deve essere un carrozzone mangiasoldi, che almeno sia produttivo. No, neanche a parlarne. Quello calabrese, con una spesa che oscilla tra i 30 e i 38 euro all’anno pagati…

Pubblicato il: 05/02/2016 – 14:20
Il Consiglio? Un carrozzone immobile

REGGIO CALABRIA Se proprio deve essere un carrozzone mangiasoldi, che almeno sia produttivo. No, neanche a parlarne. Quello calabrese, con una spesa che oscilla tra i 30 e i 38 euro all’anno pagati da ogni singolo contribuente, fa parte del club dei consigli regionali più cari d’Italia, ma “lavora” poco, pochissimo.
Considerati i costi istituzionali, ci si aspetterebbe una buona frequenza di sedute d’assemblea e un’altrettanto incisiva azione legislativa. E insomma, un buon numero di dibattiti e approfondimenti sulle necessarie riforme e, infine, le relative operazioni di voto con tanto di norme pubblicate sul Bollettino ufficiale. Né più né meno di quel che si fa nelle assise democratiche. Niente (anzi, poco) di tutto questo.

LE SEDUTE Un dato su tutti illumina la verità di Palazzo Campanella: in poco più di un anno, il Consiglio si è riunito solo 15 volte, circa una volta al mese (1,15). Un record negativo quasi assoluto nella storia recente del regionalismo calabrese. Per trovare una performance peggiore bisogna infatti tornare all’era Scopelliti-Talarico, precisamente al 2014, quando l’Aula fu convocata solo per 11 volte. Ma quello era l’anno del “Consiglio in prorogatio” per via delle dimissioni dello stesso Scopelliti, mentre la legislatura Oliverio-Scalzo-Irto non ha avuto di questi problemi. Un altro particolare su cui riflettere: nel 2016 l’assemblea non è mai stata convocata (l’ultima seduta risale al 28 dicembre, la prossima è in programma per l’8 febbraio).

IL CONFRONTO Michele Mercuri è un blogger calabrese con la passionaccia delle statistiche. Da una sua recente analisi è emerso che la Regione tutta (giunta e Consiglio) costa la bellezza di 328,9 milioni di euro. Una cifra che in 5 anni supera la somma delle spese complessive di Veneto e Toscana messe insieme (324,6 milioni). È una cornucopia di quattrini che però, stime alla mano, non determina ritorni evidenti in fatto di leggi o, più prosaicamente, di lavoro da parte dei consiglieri. Quelli eletti in questa legislatura, in particolare, non sembrano per niente affetti da stakanovismo. E fanno peggio anche dei predecessori, che certo non brillavano dal punto di vista della produttività.
Prendiamo in esame l’epoca successiva al Tatarellum (la riforma che impone il sistema maggioritario e presidenziale ai governi regionali) e quindi partiamo dalla legislatura Chiaravalloti, quando al timone dell’Astronave c’era Luigi Fedele. In quel quinquennio le sedute d’aula furono 110, per una media di 1,8 al mese. Nel 2005 vince Loiero e al vertice del Consiglio viene eletto Peppe Bova. Il numero si abbassa: 79 convocazioni per una media di 1,31 riunioni ogni 30 giorni. Tocca poi a Scopelliti e al presidente Franco Talarico: 93 sedute in 54 mesi, per una media di 1,7 incontri mensili. Una frequenza blanda ma destinata a peggiorare a partire dal novembre 2014, con il trionfo di Oliverio e le presidenze di Antonio Scalzo (poi dimissionario a causa dello scandalo Rimborsopoli) e di Nicola Irto. Possibile che due diversi presidenti abbiano tenuto lo stesso (davvero basso) ritmo? O è probabile che entrambi siano stati in qualche modo influenzati dalle frequenze “bradipiche” di Oliverio?

LE LEGGI E le riforme? Il nuovo corso del centrosinistra ha cominciato a plasmare a suon di leggi questa regione? Nel 2015 le norme approvate in consiglio regionale sono state 40. Non poche, ma neanche troppe per una coalizione di governo che aveva promesso di rivoluzionare la Calabria. Anche su questo versante, comunque, è l’immobilismo a farla da padrone. Sono una volta di più i dati a dare l’istantanea del pantano politico in cui ristagna il Consiglio. Dal 7 gennaio 2015 (giorno di insediamento dell’assemblea, slittato anche a causa dei ritardi giuridici dovuti al riconteggio dei voti in alcuni seggi) a oggi, sono state consegnate ben 116 proposte di legge. Ebbene, circa 70 sono ferme o in discussione nelle relative commissioni, con quelle restanti ancora in attesa di approdare in Consiglio. Un embargo dovuto anche al ritardo con cui sono state costituite le commissioni stesse (le ultime nomine di Arturo Bova [antindrangheta] e di Ennio Morrone [Vigilanza] sono state ufficializzate a novembre, a un anno dalle le elezioni).
Certo, anche la scarna produzione legislativa appare in linea con la politica concentrazionaria del governatore. Basti pensare che la maggior parte delle leggi approvate sono state proposte direttamente dalla giunta regionale. Sembra oltremodo ristretto, dunque, il raggio d’azione dei singoli consiglieri, così come sempre più marginale risulta il ruolo del Consiglio tutto, chiamato quasi a svolgere dei semplici compiti di ratifica di decisioni prese altrove. Però costa, costa assai.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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