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Intimidazione in pieno centro a Reggio

REGGIO CALABRIA Quella paninoteca non deve aprire. È questo il messaggio – cristallino – che è stato recapitato con un estintore pieno di liquido infiammabile lasciato davanti alla saracinesca…

Pubblicato il: 07/02/2016 – 11:35
Intimidazione in pieno centro a Reggio

REGGIO CALABRIA Quella paninoteca non deve aprire. È questo il messaggio – cristallino – che è stato recapitato con un estintore pieno di liquido infiammabile lasciato davanti alla saracinesca di un esercizio commerciale che nel giro di poche settimane dovrebbe aprire i battenti per sfamare i nottambuli affamati che affollano piazza de Nava, a due passi dal Museo Archeologico Nazionale, nel cuore di Reggio Calabria. Un progetto che sembra non piacere – per nulla – a qualcuno che per due volte in venti giorni ha voluto lanciare un avvertimento chiaro all’imprenditore. Questa mattina, si è trattato di un estintore pieno di liquido infiammabile, che ha preso fuoco attorno alle 11, quando il corso Garibaldi – principale via della città – era affollato di famiglie e bambini in maschera.

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PERICOLO SCAMPATO? A notare le fiamme sono stati alcuni passanti che hanno immediatamente dato l’allarme. Nel giro di pochi minuti, sono arrivati gli uomini delle Volanti che hanno transennato quella porzione di strada, per permettere ad artificieri e ai vigili del fuoco di intervenire in sicurezza. La fiammata sprigionata dall’estintore – trasformato in un vero e proprio ordigno da un rudimentale innesco – è stata spenta prima che potesse arrecare danni, quindi è toccato agli uomini della Scientifica e della Squadra Mobile intervenire per “far parlare” il manufatto e le telecamere di sorveglianza della zona.

LA REGOLA DEL SILENZIO Inutile – del resto – pensare di poter contare sulla collaborazione di proprietari, dipendenti e avventori degli esercizi commerciali circostanti. Nessuno ha visto niente. Nonostante a solo due saracinesche di distanza da quella che mani ignote hanno tentato di mandare in fumo ci sia un bar aperto ventiquattro ore su ventiquattro e – soprattutto nel fine settimana – punto di riferimento dei nottambuli della città, nessuno è stato in grado di dare informazioni utili agli investigatori.

FILMATI RISOLUTIVI? Per fortuna, le telecamere installate probabilmente dopo la prima intimidazione, hanno fornito qualche elemento agli uomini della Mobile, che dopo aver visionato i filmati hanno deciso di acquisire anche le riprese di alcuni esercizi commerciali limitrofi, presumibilmente per seguire il percorso di qualcuno che si è allontanato in fretta, dopo aver lasciato quell’inequivocabile messaggio. Video che potrebbero fornire dettagli importanti per portare all’identificazione dei responsabili, ma che rappresentano solo un primo livello di un’indagine che fin da subito appare ben più complessa.

ROBA NOSTRA Da mesi, il centro cittadino è teatro di una serie di intimidazioni che con il passare del tempo salgono di intensità e livello. La zona – hanno svelato inchieste già giunte a sentenza definitiva – è storicamente controllata dai clan di Archi, i De Stefano, Tegano, Condello, che, costituiti in direttorio insieme ai Libri, dalla fine della seconda guerra di ‘ndrangheta hanno stabilito regole e confini della pressione mafiosa. Un regime ferreo che per anni  ha formalmente mantenuto la pax nel centro cittadino, che in silenzio si è piegato ai voleri del direttorio. Al di là di qualche concordata eccezione, nessuno ha sentito la necessità di mandare “messaggi” per riscuotere regolarmente  il “dovuto”.

ARCHI CAMBIA ROTTA Da qualche mese a questa parte però, le cose sembrano essere cambiate e la violenza dei clan è divenuta volutamente evidente e manifesta nel salotto buono della città. La firma – hanno svelato le indagini – sembra essere sempre la stessa. Venivano tutti da Archi – hanno svelato le indagini – i ragazzotti che hanno sottoposto a estorsione tanto un imprenditore che si è azzardato a ristrutturare un palazzotto in centro senza «andare a mettersi a posto», tanto la ditta incaricata dei lavori di ristrutturazione al Museo Archeologico Nazionale, i cui lavoratori sono stati intercettati con una vera e propria manovra militare, mentre scendevano per la prima volta la rampa che dall’autostrada porta in città. Un blitz prodromico ad anni di continuo “prelievo” dalle casse della ditta, che hanno fatto finire in manette anche il “principe” Giovanni De Stefano, arrestato poco prima di Natale insieme ad altri quattro affiliati.  

NUOVA STRATEGIA Ascoltando il rampollo di casa De Stefano, inquirenti e investigatori sono stati messi al corrente della nuova strategia degli arcoti. Pizzicato con Vincenzino Zappia, fino al giorno del suo arresto, proconsole e rappresentante in città del capocrime Giuseppe De Stefano, il “principe” Giovanni è stato ascoltato affermare «…non voglio stare così!.. ci dobbiamo sporcare le mani! (dialettale: n’damu a llordari i mani!)». Un cambio di tattica che per gli investigatori corrisponde all’abbandono dell’attitudine “conciliatoria” e “diplomatica” voluta da Orazio De Stefano, per un profilo molto più aggressivo. Una lettura che nella cronaca sembra trovare riscontro.

FIBRILLAZIONE A raccontare del nuovo atteggiamento del casato di Archi in città non ci sono solo le due – spudorate – intimidazioni scoperte dalla Dda, ma sembrano essercia anche una serie di episodi di cronaca che ufficialmente ancora non hanno colpevoli. È il caso della stagione di risse, pestaggi e devastazioni che quest’estate,hanno colpito i locali della movida funestati – tutti – da una serie di raid conclusisi con danni per migliaia di euro, pestaggi indiscriminati, paura fra clienti e lavoratori e silenzio. Ufficialmente, nessuno sa nulla, ma la notte – impaurita – ha puntato il dito contro i “giovanotti” del clan Tegano, che per gli arcoti hanno storicamente fatto da guastatori, se non la carne da cannone.  E adesso – complici forse le recenti scarcerazioni e quelle che si dovrebbero concretizzare a breve – sono tornati a mostrarsi senza timore in città. Sempre loro, secondo alcune fonti, quando lidi e chioschi hanno chiuso e l’estate ha lasciato il passo a un inverno tardivo, sono passati all’incasso qualche traversa più su, nei locali invernali.

INTIMIDAZIONI SERIALI Ma la cronaca racconta anche di nuove e sempre più violente intimidazioni ai negozi del centro. Prima di Natale, la storica erboristeria La Ginestra, sempre sul corso Garibaldi, è stata distrutta da un incendio di natura dolosa. A gennaio invece è toccato alla paninoteca che avrebbe dovuto aprire nei pressi di piazza De Nava subire un’intimidazione, replicata poi fra la nottata di ieri e la mattinata di oggi. In mezzo – stando ad alcune indiscrezioni – ci sono episodi di diversa natura che sono oggi sotto indagine da parte della Dda. Se è nella galassia degli arcoti che bisogna cercare gli eventuali responsabili allo stato non è dato sapere. Almeno, non al momento. Ma lo stato di fibrillazione e la nuova aggressività dei clan cittadini è un dato, con cui inquirenti e investigatori non possono fare a meno di misurarsi.       

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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