BAGNARA CALABRA Quel santuario è abusivo. Ma non importa. Questo deve aver pensato il comandante della polizia municipale di Bagnara, finito in manette oggi per ordine del gip di Reggio Calabria, di fronte alla costruzione in zona sismica e a vincolo paesaggistico della Cittadella dell’Immacolata, centro spirituale voluta da don Santo Donato e dalla comunità di fedeli che gli sta attorno. Un progetto che oggi è costato al prete un’iscrizione sul registro degli indagati per aver commissionato i lavori di sbancamento prima e di costruzione poi, senza il permesso di costruire e senza l’autorizzazione dell’Ufficio tecnico regionale, presso il quale non sono mai stati depositati neanche gli atti progettuali del santuario. Allo stesso modo, il sacerdote è chiamato a rispondere del fatto che la struttura sia stata tirata su senza che un tecnico abilitato redigesse un progetto esecutivo e sia rimasta in piedi senza che nessuno si disturbasse a denunciarne l’esistenza al competente sportello. Una serie infinita di illeciti e abusi andata avanti per anni, di cui il comandante della municipale Giuseppe Bellantone prima e il suo successore Raimondo Cacciola poi erano perfettamente a conoscenza. Sul posto – è emerso dai verbali – sono stati effettuati diversi sopralluoghi, ma la procura non è mai stata messa a conoscenza delle reiterate violazioni urbanistiche che lì si stavano consumando. Nessuno ha mai denunciato. Omissioni «plurime, risalenti nel tempo, sicuramente non casuali» per il gip, secondo cui si inseriscono perfettamente «nel solco di una strategia complessiva dell’Ufficio nella cui direzione si sono avvicendati senza soluzione di continuità Bellantone e Cacciola, obiettivamente diretta a favorire il Donato che veniva messo al riparo dall’avvio di un procedimento penale per tali lavori». Ma non solo. L’omessa denuncia del sacerdote ha messo il santuario – totalmente abusivo – al riparo da un sequestro che adesso è stato chiesto dalla Procura di Reggio Calabria. Un’istanza arrivata in modo troppo generico al gip, che al pm “rimprovera” di non aver indicato con esattezza la collocazione, le caratteristiche, la tipologia delle strutture da sottoporre a sequestro, impedendo di «valutare compiutamente la richiesta che va allo stato rigettata». In attesa di istruzioni più precise.
Al.Can.
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