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Il grosso buco dell'acqua

REGGIO CALABRIA Quasi 350 milioni di euro. È questo il conto – salato – presentato dalla Regione ai Comuni calabresi per il servizio di fornitura di acqua potabile dal 1981 al 2004. Un debito antic…

Pubblicato il: 09/02/2016 – 9:26
Il grosso buco dell'acqua

REGGIO CALABRIA Quasi 350 milioni di euro. È questo il conto – salato – presentato dalla Regione ai Comuni calabresi per il servizio di fornitura di acqua potabile dal 1981 al 2004. Un debito antico, saltato fuori all’esito della procedura di riaccertamento dei residui attivi e passivi presenti nel bilancio regionale, che adesso rischia di mettere in crisi molte amministrazioni comunali. I superburocrati di Palazzo Campanella hanno fatto ordine, eliminando dai documenti contabili tutti quei crediti preistorici, da tempo inesigibili, transitati di gestione in gestione nei bilanci approvati dall’assemblea calabrese, che proprio grazie a quei residui ha avuto margine maggiore per approvare uscite,  compensate – solo sulla carta – da quelle pendenze, interpretate come entrate promesse. Ma che molti sapevano che non sarebbero arrivate mai. Per oltre trent’anni di fornitura idrica invece, i soldi la Regione li vuole eccome.

BUONI E CATTIVI Da tempo, i funzionari di palazzo Campanella cercano disperatamente di farsi pagare il servizio da Comuni, consorzi ed enti regionali, proponendo anche piani di rateizzazione decennali e procedure semplificate per gli enti in dissesto, ma solo in pochissimi hanno deciso di mettersi in regola. Dal lavoro dei funzionari della Regione sono infatti venuti fuori quattro elenchi: quello degli enti che hanno visto rideterminato il credito dovuto sulla base delle contestazioni presentate, quello delle amministrazioni in dissesto che hanno aderito alla procedura semplificata, quello degli enti che hanno già concordato il piano di rientro e – infine – quello di chi si è sostanzialmente disinteressato delle richieste della Regione, non ha fatto pervenire contestazioni né riscontri. E – ovviamente – quest’ultimo è il più lungo.

LA LISTA DEI MOROSI Fra quelli che non si sono disturbati neanche a rispondere picche alla Regione che reclama pagamenti per milioni ci sono 207 soggetti, fra  grandi e piccoli Comuni, consorzi come l’Asi di Reggio Calabria che deve a Palazzo Campanella più di 800mila euro e enti strumentali che da tempo si cercano di superare o seppellire come l’Arssa, che porta in dote una zavorra di oltre 4milioni di debito idrico. Oltre a piccoli Comuni che vantano debiti variabili dai 505 euro di Civita ai quasi 2,5 milioni di Palizzi e ad amministrazioni di medie dimensioni come Gioia Tauro (11,2 milioni di debito), Lamezia Terme (14 milioni) e Locri (10,3 milioni), nell’elenco figurano anche tre città capoluogo. Fra i debitori ostinati della Regione ci sono infatti anche Catanzaro, che dovrebbe versare a palazzo Campanella quasi 22,4 milioni di euro, Cosenza, che risulta debitrice di più di 19,5 milioni di euro e Reggio Calabria, che con i suoi quasi 80 milioni di debito è la regina dei morosi.

IL CASO REGGIO Un conto – salatissimo – che nella città calabrese dello Stretto non è una novità, ma per anni è stato al centro di querelle e interpretazioni fantasiose che magicamente per anni lo hanno trasformato addirittura in un credito di 10 milioni spendibile con la Sorical, che all’epoca di milioni ne pretendeva 22. Quasi un giallo, trascinatosi per anni fra debiti spariti dalle carte contabili comunali e risultati irrintracciabili anche per gli ispettori del ministero delle Finanze, più volte piombati a Palazzo San Giorgio, e le dichiarazioni quasi offese degli amministratori che in quegli anni si sono avvicendati alla guida del Comune, guidato da Giuseppe Scopelliti prima e da Demi Arena poi. Quando il primo si trasforma in governatore, il sindaco Arena approva, con deliberazione di giunta n.126 del 3 maggio 2011, una bozza unilaterale di transazione con la quale il debito verso la Regione di 80 milioni di euro diventa incredibilmente un credito di 10 milioni. La Regione, guidata all’epoca da chi in precedenza aveva prodotto quei debiti, non ci sta e ne pretende il pagamento, tanto da iscrivere a bilancio l’intera cifra – 80 milioni – fra i residui attivi. Altre magie – commissariali – per anni sembrano aver messo da parte, ma non risolto, l’annosa questione del debito idrico. Allo stato  però, non è dato sapere se il mutuo di 263 milioni da restituire nei prossimi decenni – il tristemente noto piano di rientro –  concertato dalla triade commissariale per superare lo stato di decozione dell’Ente, includa anche gli 80 milioni che la Regione pretende.

DILEMMA FALCOMATA’ Una grana per l’amministrazione Falcomatà, che dopo aver approvato con estrema fatica un bilancio, rischia di vederlo saltare per le pesantissime eredità del passato. Una questione che dal piano contabile rischia di tracimare nel penale.   

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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