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De Marco promette querele. E intanto "confessa"

CATANZARO Il direttore generale del dipartimento Sviluppo economico della Regione Calabria, Antonio De Marco, considera assolutamente ingiusta la sentenza del Consiglio di Stato che annulla il “con…

Pubblicato il: 13/02/2016 – 14:32
De Marco promette querele. E intanto "confessa"

CATANZARO Il direttore generale del dipartimento Sviluppo economico della Regione Calabria, Antonio De Marco, considera assolutamente ingiusta la sentenza del Consiglio di Stato che annulla il “concorsone” che ha promosso sul campo un migliaio di dirigenti della Regione Calabria, ma non potendosela prendere con la suprema magistratura amministrativa del nostro Paese annuncia che trascinerà in tribunale il Corriere della Calabria, colpevole di avere imbastito una “campagna di stampa” per costringere la recalcitrante Regione Calabria ad applicare quella sentenza.
Scrive De Marco che la sua reazione alla lettura dell’ultimo articolo, quello redatto da Pablo Petrasso sullo scivolamento approntato dalla Regione per consentire che i dirigenti appiedati dal Consiglio di Stato perdano status e prebende, «è stata una sonora risata e l’apertura di una gara tra colleghi per la destinazione dei fantasiosi 250mila euro che il giornalista Petrasso già mi assegna per l’esodo. Tra l’utilizzo della somma ci sarà anche una cassetta di champagne per Petrasso che è stato così affettuoso e munifico nei miei confronti».
«Alle risa iniziali – prosegue De Marco – ha però fatto poi seguito la rabbia per questo continuo e proditorio attacco che il Corriere della Calabria sta da tempo conducendo nei miei confronti, ispirato certamente da ambienti che hanno visto come il fumo negli occhi la mia presenza al dipartimento Sviluppo economico e Lavoro, voluta dal presidente Oliverio, e la campagna di trasparenza e legalità che vado conducendo ormai da un anno in un dipartimento che, a partire dalla catastrofe di Calabria etica per continuare con l’emergenza del Fse, delle politiche sociali e di tante altre vicende oscure, era sprofondato negli ultimi anni nella palude della confusione e dell’opacità. Campagna apprezzata da tutti gli interlocutori sociali, meno che dal Corriere della Calabria. Che invece ha deciso che io sia il simbolo esemplare (in negativo) della vicenda del concorso di progressioni verticali, annullato dal Consiglio di Stato, senza mai verificare gli atti e la presenza di ben altre situazioni soggettive: no, l’unico nome citato regolarmente in ogni articolo da mesi è solo il mio, nell’evidente tentativo di delegittimare il mio ruolo, in quanto “abusivo” (come più volte citato), aggettivo subito ripreso da una scia di sciacalli finora protagonisti delle illegittimità del dipartimento Lavoro, e che non vedevano l’ora di potere attaccare in qualche modo chi ha rotto gli equilibri delle irregolarità».
E nel merito? Al netto degli insulti, dell’ironia e dei sospetti su intrighi e ispiratori, nel merito cosa ha da sostenere De Marco? Ecco: «Confermo che io ho partecipato nel lontano 2003 insieme ad altri mille colleghi al concorso di progressione verticale di funzionario, dopo essere entrato di ruolo in Regione nel 1993 con la legge 15/90. So che qualora si giungesse a una applicazione ingiusta della decisione del Consiglio di Stato, giunta dopo ben 12 anni, potrei essere chiamato a restituire qualche migliaio di euro di retribuzioni maggiori percepite. Ma mi spiace dover dare una sgradita notizia a Petrasso e colleghi: non perderei lo stesso la mia funzione di dirigente di ruolo della Regione, e oggi di dirigente generale, perché la mia partecipazione al concorso per dirigente del 2007/2008 della Regione da me vinto, peraltro come primo classificato in assoluto di tutti i candidati partecipanti, non è stata in ragione della permanenza precedente nel ruolo di funzionario apicale, ma in ragione della mia precedente esperienza almeno quinquennale di dirigenza in organismi pubblici e privati, che peraltro è stata confermata da 2 sentenze del Tar e da una sentenza definitiva del Consiglio di Stato. Quando io ho partecipato al concorso dirigenziale della Regione l’ho fatto da esterno, e non da interno, essendo peraltro in quel periodo in aspettativa dalla Regione in quanto incaricato dirigente al Comune di Catanzaro e poi direttore generale al Comune di Crotone. Mi spiace davvero che i solerti giornalisti che si sono interessati del mio caso non abbiano mai cercato di provare se le sciocchezze raccontate sul mio ruolo di “abusivo” fossero vere e documentate».
Insomma, più che una precisazione sembra una confessione…
Ancora nel merito qualche altra ammissione De Marco è costretto a farla: «Da appena un anno svolgo per la prima volta il ruolo di dirigente generale del dipartimento Sviluppo economico e Lavoro, perché prima ero dirigente di settore dei Programmi urbani al dipartimento Urbanistica. Tra 2 anni raggiungerò l’anzianità contributiva per andare in pensione dopo diverse penalizzazioni della Legge Fornero. Non ho minimamente valutato ancora se utilizzare l’esodo o meno, e se la convenienza economica sarà maggiore dell’impegno di servizio all’amministrazione. Solo il giornalista Petrasso, che in assenza ancora di un qualsiasi regolamento di attuazione della legge sull’esodo, ha già fatto di sua sponte conteggi farlocchi e fantasiosi basati su voci di corridoio in carenza di dati precisi e ufficiali, senza avere peraltro alcuna conoscenza dei dati tecnici di applicazione della norma. Come dicono i nostri avi “…un porcu è a la montagna….”. Sarò ben lieto, qualora decidessi di avvalermi dell’esodo, che ignoro ancora del tutto, di comunicare a Petrasso i dati effettivi e a scommettere con lui sull’esito vero!!!!».
Con questa elegante citazione De Marco conclude il suo sermone aggiungendo solo che ha dato mandato al suo legale «di intraprendere ogni azione giudiziaria necessaria per la tutela della mia immagine e della mia onorabilità».
In attesa di incontrarci in tribunale, qualcosa al direttore generale è bene rammentarla subito:
1) Si prepari a riferire al giudice i personaggi e gli ambienti che avrebbero “ispirato” il nostro scrivere e dei quali saremmo complici nel vedere «come il fumo negli occhi la mia presenza al dipartimento Sviluppo economico e Lavoro, voluta dal presidente Oliverio, e la campagna di trasparenza e legalità che vado conducendo ormai da un anno in un dipartimento che, a partire dalla catastrofe di Calabria etica per continuare con l’emergenza del Fse, delle politiche sociali e di tante altre vicende oscure, era sprofondato negli ultimi anni nella palude della confusione e dell’opacità». Immaginiamo che tali “vicende oscure”, come obbligo per un pubblico ufficiale, saranno già state segnalate dal De Marco alla Procura della Repubblica. O no?
2) Dovrebbe anche spiegare, De Marco, come si concilia la sua campagna di trasparenza e legalità con il fatto che una decina di ex collaboratori di Calabria etica (non si sa per quanto tempo) abbiano lavorato “in nero”, cioè senza uno straccio di contratto, nel dipartimento da lui diretto. Circostanza, tra l’altro, mai smentita dal diretto interessato, che ha invece definito quella collaborazione di fatto “abusiva” come «spirito di volontariato» da parte di giovani «cui occorre essere grati». Bell’esempio di legalità, attuato proprio in un dipartimento che dovrebbe in ogni modo favorire il lavoro regolare e non quello sommerso.
3) De Marco avrà anche la bontà di chiarire come mai, a un certo punto della sua carriera, si sia trovato nella condizione di detenere un gran numero di poteri, rischiando anche di incappare in un possibile conflitto d’interessi. Il dg, lo ricorderà, oltre a guidare il dipartimento Lavoro è stato contemporaneamente commissario straordinario di due enti in house, Field e Calabria Lavoro, che con il dipartimento in questione hanno continui rapporti di cooperazione, in particolare per ciò che concerne i progetti finanziati con i fondi Ue. Ha rappresentato, anche, l’Autorità di gestione in relazione al Fondo sociale europeo (Fse), cioè l’organismo che sovrintende all’utilizzo delle risorse comunitarie. Va poi ricordata la sua esperienza quale commissario di Field. L’ente è in liquidazione da tempo, eppure è riuscito a ricevere in affidamento progetti finanziati dall’Europa. Di più: Field aveva indetto tre avvisi
per l'”assunzione” a tempo determinato di 89 collaboratori, ma non aveva ancora saldato le spettanze dei lavoratori che avevano prestato la loro opera per la fondazione. È un comportamento improntato alla «trasparenza» e alla «legalità»? E poi, c’è anche una nota curiosa: il 25 agosto scorso il dg De Marco ha autorizzato l’Autorità di gestione, ovvero De Marco stesso, a effettuare una missione all’estero per partecipare a un tavolo tecnico relativo alla programmazione del Fse. Non proprio edificante come esempio di buona amministrazione.
4) Avrà, infine, modo di spiegare perchè punta l’indice contro chi lo ha preceduto, dimenticando però di far presente che il dipartimento, prima che lui arrivasse, chiese a una serie di imprenditori la restituzione di somme illecitamente percepite per un totale di oltre 30 milioni di euro, gran parte dei quali erogati a Umberto De Rose. Adesso che il dipartimento è nelle sue mani, tali somme sono state recuperate?
5) C’è qualcos’altro che avrà modo di chiarire davanti al magistrato, ad esempio testi di delibere che in giunta sono state scritte in un modo ma che poi nel Burc apparivano ben diverse, quando non stravolte.

red. cal.

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